L’azienda vuole rinunciare al servizio Ansa, i giornalisti affidano al Cdr tre giorni di sciopero. Accade a Il Giornale, dove l’annuncio della proprietà ha fatto scattare la protesta dei giornalisti, che hanno organizzato un’assemblea di redazione per ribadire la loro assoluta contrarietà alla interruzione del rapporto di collaborazione e di abbonamento con l'agenzia Ansa e per decidere le forme di protesta da porre in essere.
Al termine dell’assemblea di redazione «che si è resa necessaria – scrivono i giornalisti in una nota – in seguito alla comunicazione della decisione presa dall'azienda, in concerto con la direzione, di voler rinunciare al servizio Ansa già dai prossimi giorni, il Cdr, su mandato della redazione, denuncia che i giornalisti sono stati messi davanti al fatto compiuto della sospensione dell'abbonamento al servizio Ansa, senza preavviso e in maniera unilaterale; l’atteggiamento, da parte dell'azienda, di continuo arretramento e impoverimento del corpo redazionale e del lavoro giornalistico; e infine la mancanza di un qualsiasi piano strategico a lungo termine».
Per questi motivi, la redazione ha chiesto all'unanimità che non venga sospeso il servizio, ma venga invece ripristinato l'abbonamento. Inoltre, la redazione, con un voto a larghissima maggioranza, ha affidato nelle mani del Cdr un pacchetto di tre giorni di sciopero e altre eventuali forme di protesta.
Editoria: Giornale; Alg,senza Ansa maggiori carichi di lavoro
«Siamo a fianco dei giornalisti de "Il Giornale" che hanno aperto una vertenza con l'editore contro il taglio dell'agenzia Ansa. Tagliare la principale agenzia di stampa italiana in un quotidiano dell'importanza e del prestigiode 'Il Giornale' vuol dire rischiare di ridurre nei fatti la completezza dell'informazione offerta ai propri lettori».
Lo afferma, in una nota, il presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti (Alg), Paolo Perucchini. «L'assenza del contributo di un'agenzia di stampa che può garantire la copertura di notizie nazionali e internazionali come l'Ansa - conclude Perucchini - costringerà inoltre iredattori a sopportare un aggravio dei carichi di lavoro in una redazione che ha già un organico ridotto da uno stato di crisiin corso. Ed è anche un ulteriore preoccupante segnale di disinvestimento nel mondo dell'editoria quando, invece, ci sonosegnali di una possibile ripresa del settore e dell'economia delPaese». (Ansa - Milano, 15 giugno 2016)