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Editoria 07 Giu 2007

Il direttore di Liberazione replica alle accuse dell'Unione giornalisti cubani: “Critiche sì, calunnie no. Basta infamità su Angela Nocioni”

Ieri una piccola delegazione di militanti filocubani - in parte, credo, di Rifondazione comunista - è venuta con le bandiere di Cuba a manifestare sotto la sede del nostro giornale, protestando per gli articoli sul regime castrista che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi.

Ieri una piccola delegazione di militanti filocubani - in parte, credo, di Rifondazione comunista - è venuta con le bandiere di Cuba a manifestare sotto la sede del nostro giornale, protestando per gli articoli sul regime castrista che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi.

I famosi articoli di Angela Nocioni, dei quali si è discusso molto su "Liberazione" in questi giorni. Ho proposto a questo gruppo di manifestanti di avere una discussione con loro, in una sala del nostro palazzetto, perché io penso che sempre, parlare, mettere a confronto le proprie idee, le informazioni, i progetti, le analisi, i giudizi - anche se si parte da punti di vista molto lontani, e persino dai molti insulti che in questi giorni Angela ed io abbiamo ricevuto, e in nessun modo censurato - sia utile, serva a far crescere la politica e gli interlocutori. Loro però mi hanno risposto che non hanno niente di cui discutere e c'è una sola possibilità per discutere con me: che io ammetta l'errore, mi dissoci dagli articoli di Angela Nocioni, chieda scusa per l'omesso controllo. Ho pensato: "Dio mio, il tempo non passa mai...". Però mi è dispiaciuto non poter discutere con loro di Cuba, del valore universale della libertà e della democrazia, degli errori del comunismo novecentesco, del risveglio della sinistra latino americana, dei guai e della decadenza di Cuba, della necessità di inventarci nuove idee politiche, nuove visioni, nuovi modelli di socialismo odi rivoluzione, come diceva ieri Rina Gagliardi in un bellissimo articolo che abbiamo pubblicato su queste pagine. Sono sicuro comunque che la discussione riprenderà, anche se ieri sera è andata male. Mi sarà più difficile, invece, discutere con i giornalisti cubani, quelli che hanno pubblicato sul loro sito una nota che contiene delle affermazioni molto gravi nei confronti di Angela Nocioni. Non è un sito qualsiasi, è il sito ufficiale dell’unione dei giornalisti" di Cuba, cioè il sindacato nazionale dei giornalisti. In questa nota si dice che Angela non è mai stata a Cuba, che vive a Miami, che in genere corre nuda sulla spiaggia di Miami, che da li ha scritto i suoi articoli per "Liberazione". Poi si dice che divide la sua vita con il più famoso terrorista dell'emisfero, Luis Posada Carriles, l'autore di molti attentati, anche di quello che è costato la vita a Fabio Di Celmo. Queste menzogne su Angela Nocioni sono intollerabili, pericolose e richiedono un intervento ufficiale delle autorità. Non conosco le prassi della diplomazia, ma spero che il ministero degli Esteri italiano faccia i passi giusti e necessari per difendere Angela Nocioni. E che lo faccia anche il sindacato dei giornalisti italiani. Per quel che mi riguarda esprimo ad Angela, un'altra volta, la mia solidarietà piena, l'affetto e la stima. Penso di poterlo fare a nome di tutta la redazione. Credo che Angela si sia comportata molto bene, in questi giorni, di fronte a ad una ondata di proteste massiccia, che spesso ha largamente superato, i confini del rispetto e della civiltà, e in alcune occasioni si è scagliata contro di lei in modo vile. Discutere e dissentire è una cosa - ed è sempre giustissima, su qualunque argomento, da qualunque posizione – il "linciaggio" invece a me sembra odioso. Un'ultima cosa vorrei dire su Angela: le sue conoscenze in America Latina sono sue, se le è costruite, le ha gestite in modo eccellente e le hanno consentito di essere la migliore giornalista italiana in America Latina Volete qualche esempio recente? I servizi in esclusiva assoluta da Oaxaca, Messico, dove ci fu una rivolta repressa nel sangue dal governo, e Angela era li, rischiò anche personalmente (un suo collega americano fu ucciso dai sicari del governo), ci raccontò minuto per minuto quella lotta, e solo i lettori di questo giornale, in Italia, ne furono informati. Vedi, caro amico e compagno Marco Consolo (che hai scritto ieri una lettera su Liberazione), Angela arrivò ad Oaxaca senza bisogno che tu le aprissi la porta. L'apri da sola. E così, lavorando con scrupolo coraggio e passione, è arrivata in tutti gli altri luoghi dell'America Latina. Piero Sansonetti

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