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Internazionale 02 Lug 2007

I quotidiani inglesi si preparano alla conquista degli Usa

Un articolo sull’ex fidanzata di Fred Thompson, ex senatore degli Stati Uniti e probabile candidato repubblicano alla Casa Bianca, ha totalizzato 200 mila lettori sul sito web del Times, il celebre quotidiano londinese. Una notizia di per sé di scarso interesse, se non fosse che tre quarti delle persone che hanno letto l’articolo in questione si trovavano negli Stati Uniti

Un articolo sull’ex fidanzata di Fred Thompson, ex senatore degli Stati Uniti e probabile candidato repubblicano alla Casa Bianca, ha totalizzato 200 mila lettori sul sito web del Times, il celebre quotidiano londinese. Una notizia di per sé di scarso interesse, se non fosse che tre quarti delle persone che hanno letto l’articolo in questione si trovavano negli Stati Uniti

Dato che conferma una tendenza che si va consolidando negli ultimi tempi da parte dei lettori statunitensi, che mostrano sempre più interesse nei confronti dei media britannici. Il Times non è infatti l’unico quotidiano che gode di un vasto pubblico d’oltreoceano sul proprio sito internet: il Guardian ha registrato infatti recentemente un notevole incremento di lettori on-line dall’America, mentre i siti web dell’Independent e del Daily Mail hanno attualmente più contatti negli Usa che nel Regno Unito, secondo i dati forniti da ComScore, società che conteggia il traffico web. Una tendenza che, ovviamente, non poteva lasciare indifferente la Bbc, che sta cercando di conquistare il mercato americano con una campagna web mirata. “I media inglesi sono riusciti ad attrarre così tanti lettori statunitensi senza nemmeno sforzarsi – commenta Jeff Jarvis, noto blogger e professore di giornalismo alla City University di New York, oltre che editorialista del Guardian – Ora c’è questa grande curiosità sull’America e su come si può sviluppare il rapporto con quel pubblico”. Ad aprire la pista della conquista americana sono stati in realtà i periodici economici: l’Economist, che per metà appartiene all’editore londinese Pearson, vende più della metà del suo milione e 200 mila copie mondiali negli Usa, contro le 170 mila del Regno Unito. E anche l’edizione americana del Financial Times, anch’essa appartenente a Pearson, a maggio ha superato quella inglese, totalizzando 147 mila copie contro le 142 mila vendute nell’isola. Numeri questi che hanno fatto cadere le ultime resistenze da parte degli editori inglesi, che stanno dando vita a un vero e proprio sbarco in piena regola sulle coste americane. Il Guardian on-line ad esempio ha creato la figura del “caporedattore per gli Usa”, assegnando il posto a Michael Tomasky, ex direttore della rivista American Prospect. Il quotidiano si prepara infatti a inaugurare www.guardianamerican.com , un’homepage dedicata agli affari americani, che fidelizzi i due milioni e mezzo di lettori che ogni mese visitano il sito internet del giornale dagli Usa. Il Times, che sul suo sito ha già da tempo creato un’homepage “globale” distinta da quella inglese, dallo scorso anno ha invece iniziato la distribuzione sulla costa Est dell’edizione americana del giornale su carta, utilizzata come “strumento di marketing” per il web, come ha sottolineato Anne Spackman, direttore del Times Online. Se però i lettori statunitensi sono in continua crescita, non altrettanto si può dire degli inserzionisti. Secondo gli esperti, infatti, nonostante internet in teoria non abbia confini, la pubblicità rimane decisamente legata alle realtà dei singoli Paesi, e le aziende specializzate nel campo non sono ancora riuscite a chiudere contratti significativi da una sponda all’altra dell’Atlantico. “Molti editori inglesi hanno una grande quantità di traffico dall’estero ma non sanno come monetizzarlo”, sottolinea Mike Peralta, direttore esecutivo della Western Unit di Advertising.com, ramo di Aol che sistema gli spazi pubblicitari sui siti internet. (9Colonne)

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