La Rai ha bisogno di una cura riformatrice che parta da un nuovo modello di governance e dalla reale liberazione dell’influenza e del controllo dei governi e della politica. Il Sindacato dei giornalisti tutto ritiene che l’immobilismo non faccia bene, ma anche che ancor meno faccia bene la politica dei colpi di mano per cambiare qualcosa e poi non cambiare nulla, che pare stia prendendo piede nell’azienda. Una riforma del servizio pubblico, per essere vera, efficace ed utile per i cittadini e per tutto il Paese deve essere fatta entro un disegno chiaro, verificato con la società e le rappresentanze sociali e culturali, e con le forze aziendali, con una visione strategica.
La Giunta della Fnsi, che si è occupata del tema nella sua ultima riunione, è impegnata con l’Usigrai a richiamare tutti i poteri interessati a non attuare la politica dei colpi di mano qua e là e rivolge un appello all’azienda perché voglia evitare di far degenerare le relazioni sindacali.
È il tempo di avviare davvero processi di riforma profonda che mettano al centro la missione, il lavoro e la capacità del servizio pubblico di essere tale al centro e in periferia. Il Sindacato dei giornalisti chiede chiarezza anche all’attuale gruppo dirigente della Rai, il cui mandato volge al termine, perché le sue azioni siano orientate ad un quadro reale di innovazione che guardi al cuore dell’azienda e non alimenti, neanche lontanamente, il dubbio che si possano intanto fare cose che abbiano una relazione con gli assetti interni. Il pluralismo editoriale è irrinunciabile. La presenza dell’occupazione giornalistica non è un peso, né un elemento di squilibrio in raffronto a tutti gli altri servizi pubblici europei (soprattutto BBC e Germania), che hanno un superiore numero di dipendenti. Semmai si tratta di metter mano ad una riorganizzazione che dia un senso alla presenza dei giornalisti su tutti i sistemi di informazione proposti dall’offerta del servizio pubblico: dalle testate alle reti, alla presenza nel territorio, condizione centrale del servizio pubblico e per la vita democratica, la convivenza e la legalità nel Paese. Senza una Rai diffusa, efficiente, riorganizzata nel territorio non c’è servizio pubblico e rischiano di non esserci, in alcune aree del Paese, presidi di informazione libera che sono veri e propri presidi di legalità. Si riqualifichi ciò che non va, ma la si smetta di fare caricature su inefficienze funzionali che l’azienda ha creato, non i giornalisti né i lavoratori.
La Fnsi sollecita perciò un confronto a 360 gradi, concreto, senza tabù e senza indirizzi o minacce di tagli a prescindere. Lo faccia l’azienda, se ne ha il fiato, l’autorità e la certezza di poterlo fare. Lo faccia il Governo e il Parlamento per la parte che loro compete, ponendo mano ad una riforma della governance che la liberi dal controllo e dall’invadenza impropria dei poteri della politica e di quelli che si nascondono in vecchie e nuove forme di conflitti di interesse. Ciò è anzi preliminare a qualsiasi intervento se si vuole davvero mettere mano ad un processo riformatore. È ineludibile una discussione profonda sul cambiamento della Rai, superando la moda di parlarne continuamente fuori dai luoghi deputati. Interviste e dichiarazioni del direttore generale, dichiarazioni di indirizzo delle istanze politiche hanno sin qui un solo merito, quello della certificazione che la Rai non può restare immobile e che non è immutabile. Ma l’innovazione ed il cambiamento – secondo la Giunta della Fnsi in piena solidarietà con l’Usigrai -, che non governa l’azienda ma tutela lavoratori con una costante attenzione ai destinatari del loro lavoro: i cittadini – si devono fare nella chiarezza e nell’impegno palpabile per gli interessi esclusivi del servizio pubblico. Se ci sono carte vere suscettibili di un confronto sul quale realizzare riforme concrete, le si mettano sul tavolo e nello stesso tempo il Governo dica se conferma o meno l’obiettivo di anticipare, in coerenza con un reale disegno riformatore, il rinnovo della concessione di servizio pubblico.
La Fnsi è pronta a riavviare, comunque, con l’Usigrai, se non si uscirà dalle secche e dalle piccole operazioni trasformistiche che si vanno tentando aziendalmente, un confronto pubblico ad ampio spettro, perché non si assista a dannosi processi di adeguamento o di destrutturazione. La riforma della Rai ha una valenza generale che va ben oltre i piccoli e grandi particolari di cui ci danno conto le cronache delle politiche di cabotaggio che si rinnovano. Roma, 20 settembre 2014
USIGRAI, AZIENDA VUOLE MENO NOTIZIE, MENO APPROFONDIMENTI
GIORNALISTI TG3: RIFORMA INFORMAZIONE RIDUCE PLURALISMO
RIDIMENSIONAMENTI ANCHE DELLE EDIZIONI DEI GR2 E GR3
LETTERA APERTA A COMMISSIONE VIGILANZA DA ASSEMBLEA GIORNALISTI TG1
"In Rai le cose devono cambiare, ma bisogna cambiare di più e meglio. Il progetto di riforma dell'informazione presentato dal DG Gubitosi non cambia la Rai ma serve soltanto a ridurre il pluralismo, rischiando di cancellare le identità delle testate a cominciare dal Tg3. Il pluralismo è un patrimonio che appartiene al Paese e di cui oggi più che mai l'Italia ha bisogno". È quanto si legge in una lettera aperta dei giornalisti del Tg3 ai membri della Commissione di Vigilanza Rai, che stasera audiranno il dg Rai Luigi Gubitosi.
"I giornalisti del Tg3 fanno appello al senso di responsabilità dei membri della Commissione di Vigilanza – si legge ancora -: il Tg3 è convinto che una riforma sia necessaria, ma appare evidente che un progetto di riforma del sistema dell'informazione del servizio pubblico che non parta dalla definizione del prodotto che si intende fornire agli italiani, sia destinato inevitabilmente a fallire. Il DG parla di risparmi solo per l'informazione, senza considerare le tantissime altre voci di bilancio dell'Azienda".
"Il piano presentato da Gubitosi, più che avere un obiettivo economico sembra averne uno politico - prosegue la lettera -: gli accorpamenti delle varie testate, in assenza di una riforma della governance, consegnerebbero alla politica un potere quasi assoluto sull'informazione del servizio pubblico che rischierebbe di diventare l'organo di propaganda del governo di turno. Il problema della libertà di stampa è quanto mai attuale nel nostro paese e i giornalisti del Tg3 non sono disposti a disperdere una tradizione di informazione che da sempre ha dato voce agli strati più deboli della popolazione, all'antimafia, alla parità di genere, al mondo del lavoro, ad una visione alternativa della politica estera".
"Non capiamo il senso di un progetto che prevede da una parte l'accorpamento di TG1, TG2 e Rai Parlamento nella Newsroom 1 e dall'altra TG3, Rainews24 e TGR nella Newsroom2 - conclude la lettera -. Si perderebbe l'identità dei vari telegiornali lasciando soltanto dei marchi come specchietti per le allodole senza una reale differenza nei contenuti. Chiediamo un'audizione del nostro cdr in Commissione di Vigilanza e nel contempo invitiamo nella nostra redazione i membri della commissione che vorranno verificare di persona come lavorano i giornalisti del Tg3". (ROMA, 10 SETTEMBRE - ANSA)
USIGRAI, AZIENDA VUOLE MENO NOTIZIE, MENO APPROFONDIMENTI
"Meno informazione, meno Servizio Pubblico. Nel giro di pochi giorni, il vertice di Viale Mazzini ha chiarito cosa intende per riformare: meno notizie, meno approfondimento". L'affondo contro Viale Mazzini è dell'esecutivo Usigrai, dopo l'annuncio della riduzione delle edizioni dei Gr2 e Gr3.
"La denuncia del CdR del Giornale Radio della drastica riduzione di edizioni e durata dei gr su Radio2 e Radio3 - scrive l'Usigrai in una nota – è pesante. E arriva poco dopo l'altrettanto grave chiusura di Tg1 Storia. In entrambi i casi la Rai ha rifiutato il confronto sindacale. In entrambi i casi i Comitati di Redazione erano pronti a proposte alternative, nell'esclusivo interesse dei cittadini".
L'Esecutivo Usigrai annuncia che sarà "con le redazioni del Giornale Radio e del Tg1, e i loro CdR, per tutte le azioni che riterranno di intraprendere". (ROMA, 12 SETTEMBRE - ANSA)
RAI: TAGLI EDIZIONI GR2-GR3,AFFIDATI A CDR 3 GIORNI SCIOPERO
La Rai cancella alcune edizioni del Gr2 e del Gr3. Da lunedi' 15 settembre verranno soppresse le edizioni del Gr2 delle 15,30-16,30-22,30, mentre altre quattro edizioni (6,30-7,30-13,30-19,30) subiranno un drastico ridimensionamento. Sulle frequenze di Radio3 gli ascoltatori saranno privati dei Gr delle 10.45 e delle 22,45 per lasciare spazio alla programmazione di rete. Lo comunica l'assemblea del Gr, che ha anche affidato al Cdr un pacchetto di tre giorni di sciopero. L'assemblea del Gr, in una nota, definisce "inaccettabili ed incomprensibili i tagli imposti dall'Azienda ed il rifiuto di qualsiasi trattativa con Cdr e Usigrai". Deciso anche "l'immediato avvio di forme progressive di protesta a partire dalla lettura, nel corso dei Gr, di un comunicato che informi gli ascoltatori di quanto sta accadendo. L'assemblea di redazione informa di non aver escluso da parte dell'assemblea anche iniziative di carattere legale". (ROMA, 12 SETTEMBRE - ANSA)
USIGRAI SU NUOVO ESTERNO
La passione per gli esterni e la totale disistima per le professionalità interne da parte del Dg della Rai sfida anche il calcolo delle probabilità.
A Viale Mazzini è in arrivo l'ennesimo esterno.
Per scegliere il capo del settore tecnologico della Rai, sarebbe stata fatta una selezione tra 5 candidati: e, guarda caso, tra 4 interni e un esterno è risultato migliore l'esterno.
Quanto guadagnerà? E per quanto tempo?
Intanto pero' la spending review a giorni alterni riduce l'informazione, colpisce il prodotto, e riduce i compensi di collaboratori con stipendi già bassi. Roma, 12 settembre 2014
Esecutivo Usigrai
RAI: GR2-GR3, LETTERA APERTA A VIGILANZA DOPO I TAGLI
"Egregi deputati e senatori, 'Tutta un'altra musica' recita lo slogan di Radiodue. Verissimo: da stamattina, con l'entra in vigore del nuovo palinsesto, la musica diversa, quella nuova, prevede sempre meno informazione". Inizia così la lettera inviata dall'assemblea del giornale radio Rai alla Commissione Parlamentare di Vigilanza, dopo i tagli decisi dall'azienda al Gr2 e al Gr3.
"Senza un vero confronto sindacale - scrive il Cdr -, con una decisione che appare priva di alcuna logica editoriale, la Rai ha deciso di tagliare il 36% degli spazi informativi su Radio2: 36 minuti sottratti al Gr2, con l'eliminazione di tre edizioni(15.30, 16.30 e 22.30) e la drastica riduzione di altre cinque. L'edizione delle 7.30, ad esempio, tra le più ascoltate di tutto il Giornale Radio, passa improvvisamente da 20 a 10 minuti, e si riduce praticamente a un semplice notiziario in cui sarà difficile, se non impossibile, garantire un'informazione esaustiva agli ascoltatori".
Nella missiva, la rappresentanza dei giornalisti punta il dito contro la "rimodulazione decisa dall'azienda" con la quale "dalle 13.40 alle 17.30 gli ascoltatori di Radiodue non avranno diritto ad essere informati. Un blocco di quattro ore durante il quale il secondo canale radiofonico pubblico italiano cessa di fare informazione. Altrettanto succede la sera. Con la scomparsa dell'edizione delle 22.30, il blocco informativo si protrarrà dalle 19.30 alle 06.30 del mattino dopo. Ci domandiamo, e la stessa domanda giriamo a voi, se questo possa dirsi davvero servizio pubblico".
"A fronte delle nostre perplessità - spiega la nota -, l'azienda ci risponde che la 'rimodulazione' è in sintonia con la 'mission' di intrattenimento di Radiodue, che deve competere con le principali radio commerciali. Il risultato, decisamente paradossale, è che le stesse radio private, durante i già citati blocchi dell'informazione, garantiscono maggiori contenuti informativi rispetto alla Rai". Ancora "più oscure se non del tutto assenti", le motivazioni che hanno portato all'eliminazione di due edizione (10.45 e 22.45) del Gr3. "Sopprimere l'informazione in un canale che fa della cultura e dell'approfondimento il proprio 'target' è una scelta sconcertante e, lo ripetiamo, priva di una logica editoriale. Senza dimenticare, inoltre, il forte ridimensionamento già subito da GrParlamento". Alla base della rimodulazione, fa sapere il Cdr, ci sarebbe uno studio della divisione marketing, "studio che abbiamo chiesto di poter visionare, ricevendo un netto rifiuto".
"Ci aspettavamo, e ci aspettiamo ancora, un confronto vero - scrivono i giornalisti alla Commissione Vigilanza -, nella forma e nel merito, perché il nostro obiettivo resta quello di garantire un'informazione equilibrata e imparziale, nel pieno rispetto del servizio pubblico". (ROMA, 15 SETTEMBRE - ANSA)
RAI: LETTERA APERTA A VIGILANZA DA ASSEMBLEA TG1, PIANO GUBITOSI E' SUICIDIO
DG FACCIA NOMI DIPENDENTI LEGATI A POLITICA E SI SCUSI VISTO CHE HA ACCETTATO INCARICO
"Il piano proposto dal direttore generale è un suicidio industriale assistito". Inizia così la lettera aperta alla commissione di Vigilanza Rai, approvata all'unanimità dall'assemblea dei giornalisti del Tg1, che invita la Commissione stessa ad un 'Open Day' a Saxa Rubra, "per verificare sul campo il modello informativo, per confrontarsi con i giornalisti del servizio pubblico, per raccogliere idee sulla riforma di sistema della Rai insieme ai Cdr e all'Usigrai". E inivita anche "il direttore generale che ha parlato di dipendenti tutti legati alla politica a fare i nomi, dicendo chi ha sponsorizzato chi, a partire dalle nomine da lui proposte. A dire chi lo ha indicato alla guida della Rai e perché. E soprattutto a scusarsi, perché per lo stesso principio da lui enunciato, non avrebbe dovuto accettare l'incarico".
Poi i giornalisti del Tg1 entrano nel merito: "Senza la prioritaria riforma della governance della Rai - sottolineano nella missiva indirizzata alla Vigilanza - si mortifica il pluralismo, tendendo verso un'offerta informativa unica (qualcosa che ricorda il 'pensiero unico'), tra l'altro perdente in termini di marketing. Una minore competitività potrebbe avere pesanti ricadute sulla raccolta pubblicitaria e conseguentemente sull'occupazione. A chi giova tutto questo? La sfida è la riforma, ma prima la governance". "L'assemblea del Tg1 "è pronta ad affrontare un percorso di rinnovamento e di riforma dell'intera offerta informativa del gruppo Rai. Cambiare - osservano i giornalisti - è diventato indifferibile e siamo ben consci che in questo momento storico partire per ultimi rappresenta un handicap. Ma anche una grande opportunità: e non va sprecata. L'assemblea del Tg1 ritiene che il piano di riforma presentato dal direttore generale Gubitosi sia completamente fuori dal target a cui un gruppo come la Rai deve puntare".
La sfida della Rai "si chiama innovazione. Nel pieno di una rivoluzione multimediale, che modifica le modalità dell'informazione dei servizi pubblici europei, anche la Rai ha l'obbligo di riformarsi. Oggi l'offerta del servizio pubblico italiano figura tra quelli 'forti' a livello europeo. Con lo share del 40 per cento, ha il primato del consenso tra i telespettatori, mentre la Bbc che non supera il 30 per cento e il servizio pubblico tedesco (Zdf-Ard) si ferma al 25. Il primato della Rai viene inoltre conseguito con il canone di abbonamento più basso d'Europa".
"La competitività della Rai - si legge nella missiva - si fonda sull'offerta informativa diversificata, un dato attestato da più di uno studio. Sono i tre telegiornali, diversificati per linea editoriale, e l'informazione capillare a livello regionale, a fidelizzare un numero più alto di telespettatori. L'identità multiculturale è quindi una risorsa anche in termini di 'marketing', rappresenta una garanzia di pluralismo in una società italiana complessa e con una pluralità di identità politico-culturali che non possono essere ridotte ad uno schema bipolare (maggioranza-opposizione)".
"Il modello della prospettata Testata unica – proseguono i giornalisti del Tg1 - si rifà all'esperienza dell'unificazione della radiofonia, che ha prodotto un drammatico fallimento, con il tracollo degli ascolti e la perdita della leadership sul mercato. Con un danno economico e di ruolo del servizio pubblico. Sino ad arrivare al taglio di edizioni al Gr2, con un taglio secco del 36% dell'informazione su quel canale. Il piano proposto dal direttore generale è quindi vecchio, inadeguato alla sfida multimediale, drammaticamente privo di una 'visione' da servizio pubblico che svolge la Rai, senza alcuna considerazione del prodotto editoriale che si vuole proporre, e tanto meno alla qualità". Il Tg1 "rappresenta per la Rai il brand più forte. Il Tg1 non deve morire perché la storia non si cancella. La nostra offerta informativa viene premiata dal pubblico, con lo share in crescita. Al posto dell'omologazione del Tg1 e degli altri telegiornali della Rai, andrebbero pensati meccanismi di ottimizzazione, per ridurre i costi, senza uccidere l'autonomia e la libertà informativa plurale. Se il prodotto è uguale, sul Tg1 e sul Tg2, la differenza non possono farla solo i volti dei conduttori o qualche editoriale, come invece sostiene il direttore generale. Sollecitiamo quindi una riforma molto più coraggiosa di quella proposta da Gubitosi. Che parta dalla definizione delle missioni assegnate alle testate di informazione, che aumenti l'offerta informativa. Ci chiediamo perché ai giornalisti delle testate Rai, poi, sia precluso lavorare nelle reti, cosa che avrebbe evidenti ricadute positive anche in termini di risparmi".
La Rai, ribadiscono i giornalisti del Tg1, "senza una prioritaria riforma della governance muore. Sarebbe utile che il governo, azionista di maggioranza della Rai, esprimesse il suo parere sul piano del direttore generale: non si rischia di sottrarre al Parlamento la competenza a riformare il servizio pubblico?". (ADNKRONOS - ROMA, 16 SETTEMBRE)
RAI: ASR, INACCETTABILI TAGLI ALL'INFORMAZIONE SU RADIO2 E RADIO3
Trentasei minuti di informazione cancellati su 100 a Radio2. Dieci minuti cancellati su 50 a Radio3. Un taglio quindi del 36 e del 20% sul secondo e terzo canale radiofonico della Rai. "Un piano di ristrutturazione editoriale presentato al cdr all'insegna del prendere o lasciare. Un comportamento inaccettabile quello dell'azienda sia sul piano sostanziale sia su quello formale". Lo sottolinea l'Associazione stampa romana in una nota, aggiungendo "la Rai deve spiegare al Paese, ai cittadini, a coloro che pagano il canone, il senso del servizio pubblico, del contratto di servizio se l'informazione riposa, va a dormire tra le 19,30 e le 6,30 sul secondo canale o tra le 18,45 e le 6,45 del terzo canale". Per l'Asr "l'abolizione delle edizioni serali relega il servizio pubblico a un ruolo subordinato rispetto a quell'emittenza privata di cui si rincorrono gli ascolti. Le radio private di intrattenimento per prime non rinunciano ai loro spazi informativi serali. La mancanza di corrette redazioni sindacali, di un adeguato ascolto di 220 colleghi, determina il paradosso di settori della redazione unica consegnati al nulla. L'esatto contrario del recupero di produttività ribadito e sbandierato nel progetto di riforma della Rai". La stessa edizione principale, quella della 7,30, è stata ridotta del 50%, passando da 20 a 10 minuti. "È paradossale - dice ancora l'Asr - che questo avvenga nel Giornale Radio Rai, segnalato dal direttore generale Gubitosi, come il modello sul quale parametrare la riforma del settore televisivo dell'informazione Rai. O forse è solo indicativo di come si voglia procedere e di quale sia l'obiettivo finale. Stampa Romana conferma il suo impegno a fianco dei colleghi del Giornale Radio, del suo Cdr e dell'Usigrai per difendere pluralismo e identità del giornalismo del servizio pubblico". La riforma del perimetro informativo "deve essere un avanzamento e un ripensamento di un prodotto all'altezza di una media company e di una utenza social, non può trasformarsi - conclude l'Associazione stampa romana, che ieri ha affrontato il problema nel corso della consulta dei Cdr – nel ridimensionamento e nello smantellamento dell'informazione del servizio pubblico". (ROMA, 17 SETTEMBRE - AGI)
RAI: CDR GR, AZIENDA TAGLIA INFORMAZIONE E L'APPALTA ALLA DANDINI
"Viale Mazzini sopprime edizioni del Giornale radio per affidare l'informazione a programmi di intrattenimento". La denuncia arriva con una nota del Comitato di redazione del Giornale Radio Rai, che torna a evidenziare la scomparsa dei Gr da intere fasce orarie della programmazione di Radio2 e Radio3. E viene sottolineato che lunedì e martedì, nello spazio fino a pochi giorni fa occupato dal Gr2, all'interno del programma pomeridiano di Serena Dandini la stessa conduttrice "ha affrontato temi di carattere economico e commentato l'intervento del capo del governo in Parlamento con un esperto e un giornalista della carta stampata. Perché sottrarre il compito di informare a chi lo fa per mestiere (e retribuito dall'azienda) e consegnarlo in mani esterne prive delle credenziali per garantire correttezza e professionalità dell'informazione stessa?", si chiede il cdr.
Nel comunicato è aggiunto che "i giornalisti del Giornale Radio Rai non difendono presunti privilegi, come cerca di far credere l'azienda strizzando l'occhio a certe campagne di stampo populistico, ma garantiscono 24 ore di informazione su Radio1, 14 ore di informazione sulle frequenze di GrParlamento e coprono con servizi e interviste tutte le edizioni di Gr1, Gr2 e Gr3 per assicurare agli ascoltatori un'informazione sempre aggiornata, edizione dopo edizione, nel segno di un vero servizio pubblico". Per questi motivi, il cdr del Giornale Radio sollecita un incontro urgente con il direttore della radiofonia Sinisi e il direttore di Radiodue, Marchesini, alla presenza dell'Usigrai, "ribadendo la disponibilità a quel confronto finora di fatto negato dall'azienda". (ROMA, 18 SETTEMBRE - AGI)
CDR TGR, PRONTI A CAMBIAMENTO MA SERVE CONFRONTO
Documento approvato del Coordinamento CDR TGR .E' il momento di cambiare. I giornalisti della TGR chiedono un confronto sul piano di riorganizzazione presentato dal DG Rai.
Per troppi anni le nostre richieste di cambiamento sono rimaste istanze inascoltate. Abbiamo chiesto a gran voce l'affermazione di una Rai -servizio pubblico televisivo- libera dai vincoli imposti dalla politica, in grado di poter realizzare la propria missione utilizzando appieno il potenziale umano e professionale delle persone che vi lavorano.
Un'unica azienda con una missione condivisa, che sappia integrare al meglio specializzazioni e presenza sul territorio, in grado di produrre "dall'interno" un'informazione ricca, diversificata, per dare risposte adeguate alla domanda di informazione sempre più ampia e completa.
Il progetto di riorganizzazione di Gubitosi - oltre a tralasciare completamente la necessità di procedere in parallelo con la riforma della governance e del finanziamento- sembra concentrarsi unicamente sulla necessità di realizzare economie, senza affrontare il nodo della missione editoriale.
Lo fa con le testate nazionali e, ancor di più con le redazioni regionali.
Quando definisce le funzioni della Newsroom 2 che vede unificate le redazioni di TgR, Tg3 e Rainews24, Gubitosi si limita a definire il ruolo della TGR come "Ufficio di corrispondenza locale", valutando l'apporto delle sedi in termini di solo risparmio e non come valore condiviso.
Crediamo che la presenza capillare sul territorio sia l'asset strategico proprio della Rai - servizio pubblico, fattore che ci qualifica e contraddistingue dai network privati.
I risultati di ascolti delle iniziative editoriali locali avviate negli ultimi anni sono la prova di una forte domanda in questa direzione e di un diffuso apprezzamento del lavoro svolto dalla TgR.
Le redazioni regionali per troppo tempo si sono viste strette da un lato, dagli appetiti politici locali, e dall'altro considerate come "prodotto informativo di secondo piano" rispetto alle testate nazionali (nel caso del TG3 poi considerate addirittura "indegne" aprioristicamente di poter collaborare con servizi nelle edizioni principali ).
Siamo i primi ad invocare una riforma profonda, che consideri redazioni nazionali, territoriali, uffici di corrispondenza nel mondo, come una rete integrata e non come una piramide accentrata.
Siamo pronti ad affrontare il cambiamento, lo stiamo già facendo impegnandoci nel processo di digitalizzazione che assorbe energie preziose a redazioni con già forti carichi di lavoro. Lo facciamo volentieri cogliendo questo investimento atteso a lungo come un'occasione di integrazione e di ottimizzazione del nostro lavoro.
Chiediamo però di poter essere protagonisti di questo cambiamento portando al tavolo del confronto aziendale le proposte di autoriforma elaborate all'interno dell'Usigrai attraverso l'analisi degli altri servizi pubblici europei nella iniziativa #Rai2016.
Chiediamo e allo stesso tempo offriamo all'azienda un confronto costruttivo, che parta dai punti comuni delle proposte per costruire un nuovo modello informativo condiviso. Un confronto vero, non la comunicazione di decisioni già prese unilateralmente.
Non è questo il tempo delle sterili contrapposizioni, delle difese di uno status quo che noi per primi abbiamo sempre chiesto di superare.
Ma è il momento di pretendere il rispetto per il ruolo che i giornalisti Rai hanno sempre avuto nella storia dell'azienda.
Al sindacato chiediamo lo sforzo di essere protagonista del cambiamento, di portare a sintesi posizioni diverse, di sostenere il lavoro quotidiano dei giornalisti impegnati ogni giorno nelle redazioni e sul territorio. All'azienda chiediamo un confronto costruttivo, nell'interesse di tutti.
Roma, 29 settembre 2014
Il Coordiamento dei CDR della TGR