Tre anni alla presidenza della Lombarda sono un’esperienza straordinaria. Soprattutto se si pensa cosa sono stati. Anni difficilissimi, con un contratto che non c’è, con una serie di crisi di settore mai riscontrate nel recente passato.
Governare in questa situazione non è stato semplice: il Direttivo della Lombarda è composto da 30 colleghi che si richiamano a otto correnti. E allora bisogna dirsi che non è sufficiente avere la maggioranza il primo giorno, bisogna averla tutti i giorni. E per averla occorrono una strategia, un programma, proposte da condividere senza rinunciare alla propria storia e alla propria identità, rispettando quelle degli altri. Il contratto che non c’è. Ho detto subito che la politica del muro contro muro imposta dalla maggioranza della Fnsi non avrebbe pagato. Ho espresso il mio pensiero subito dopo il fallimento dell’ormai famoso “accordo ponte”. Allora fui l’unico presidente di Associazione di stampa che sostenne con forza quella possibilità ovvero ottenere un aumento temporaneo di 140 euro, una tregua che avrebbe consentito a commissioni tecniche paritetiche di approfondire temi di grande rilievo. Avremmo risparmiato anche 17 giorni di sciopero. Il 18 novembre 2005 scrissi queste cose in un documento molto critico nei confronti della Fnsi. Criticavo metodo, tattica e strategia adottati. Un documento che suscitò preoccupazione, si ventilò il rischio della rottura del fronte sindacale. Nulla di tutto ciò. I comportamenti, la serietà nel condurre disciplinatamente l’azione sindacale della presidenza della Lombarda sono stati ineccepibili. Me ne dà atto anche chi non la pensa come me. Le idee di Stampa Democratica. Nel maggio 2005 ho presieduto un magnifico convegno al Circolo della Stampa in commemorazione dei 25 anni dall’assassinio di Walter Tobagi, fondatore di Stampa Democratica, componente alla quale appartengo da sempre. Fu presentato il libro “Walter Tobagi giornalista”, a cura di Giuseppe Baiocchi e Marco Volpati. Una raccolta di scritti di Walter giornalista, sindacalista, storico. Riproponemmo l’attualità delle sue idee. “Porre al centro della linea sindacale la professionalità significa anche affrontare il rinnovo contrattuale senza il complesso della ‘categoria privilegiata’”, scriveva Walter. Aggiungendo: “…non sono le parole tonanti, ma i comportamenti di ogni giorno che modificano le situazioni, danno senso all’impegno sociale: il gradualismo, il riformismo, l’umile passo dopo passo sono l’unica strada percorribile per chi vuole elevare per davvero le condizioni dei lavoratori”. Questi concetti sono stati la guida nella mia azione sindacale. Assemblee e vertenze. Il muro contro muro contrattuale ha determinato 18 giorni di sciopero. Sono stato in oltre 100 assemblee in tutta la Lombardia, ascoltando i colleghi, sostenendo i Comitati di redazione, e sempre ho manifestato le mie critiche nei confronti della Fnsi, aggiungendo però che i nostri avversari erano e sono gli editori con le loro irricevibili proposte. La crisi del settore ha portato la Lombarda a gestire oltre 80 vertenze, spesso dolorose con ricorso a Cassa integrazione e a prepensionamenti. Non mi sono sottratto a scontri durissimi con gli editori e al confronto delicatissimo coi colleghi. Concretezza. Il sindacato non è solo “politica”. La lombarda ha una tradizione storica per servizi e assistenza ai colleghi. Li abbiamo migliorati. Due esempi: il Centro di assistenza fiscale (Caf), con 25 euro esperti compilano 730, Unico, Ici, Isee, o, gratuitamente, verificano la correttezza del modello già compilato. Un esperto offre consulenza gratuita e patrocinio per vertenze contro il fisco. La Lombarda ha promosso corsi di aggiornamento per i Comitati di redazione: si è spiegato il contratto, gli avvocati (Boneschi, Fezzi, Sordellini) hanno spiegato le leggi sul lavoro, l’esperto dell’Alg ha chiarito “la lettura” della busta paga. Grazie all’autorevolezza della Lombarda, dieci colleghi sono stati in Afghanistan al seguito del contingente italiano facendo un’esperienza professionale indimenticabile. Ogni anno abbiamo ricordato il sacrificio di Walter Tobagi promuovendo una serie di convegni. Questo per dire che Stampa Democratica è sempre stata in primo piano. L’Alg. il Congresso, le poltrone. A fine ottobre si andrà a votare mi auguro con serenità. In Lombarda, dopo un inizio difficile (Negri “occupa” l’Associazione, non è il presidente di tutti) le cose sono migliorate, attraverso il dialogo, abbassando i toni. Abbiamo ragionato come persone che la pensano diversamente ma che sono chiamate a fare gli interessi dei colleghi. Concretezza e trasparenza. I risultati ci sono stati. Uno su tutti: per la prima volta nella storia della Lombarda i bilanci 2005 e 2006 sono stati votati all’unanimità. Per chi non lo sapesse, a parte una crisi politica, l’unico modo per caciare il presidente dell’Alg è votagli contro il bilancio. A Roma si parla di poltrone. È naturale. Paolo Serventi Longhi non può essere rieletto alla carica di segretario. All’interno della corrente di maggioranza nazionale. Autonomia (in Lombardia è Nuova Informazione) si ragiona sulla sua successione, logico che nella maggioranza circolino nomi. Da tempo, con cautela e molte diffidenze, si parla della necessità di comporre un fronte unitario per affrontare insieme la sfida del rinnovo del contratto. Sono favorevole al dialogo, l’ho detto apertamente, e credo di essere stato chiaro. L’unità non deve essere intesa come spartizione di potere e poltrone, piuttosto va intesa come assunzione di responsabilità. La sommatoria delle correnti sarebbe un’operazione fragilissima e inutile. Il ragionamento sul che fare e in che modo è la strada che indico. Stampa Democratica ha le mani libere. Anche il presidente della Lombarda le ha, e soprattutto non partecipa al “gioco delle poltrone”. Chi vuole esprimere critiche, osservazioni, suggerimenti mi può scrivere a: negri@assogiornalisti.it