«Nell'ufficio di presidenza di oggi ho diffuso ai commissari il report del Centro per il pluralismo e la libertà dei media sulla condizione dei media nell'Unione europea. Le principali raccomandazioni di questo studio impongono un urgente cambio di rotta». Lo scrive sui social, martedì 16 luglio 2024, la presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia.
«Nel rapporto - sottolinea - si parla di tutela della professione giornalistica, raccomandando alla politica di astenersi dall'abuso delle azioni penali e civili contro i giornalisti, invece le querele aumentano e addirittura si è alzato il tiro passando dalle denunce dei singoli politici a quelle di un intero partito, come avvenuto da Fratelli d'Italia contro Report. Anche sull'indipendenza editoriale e sull'alfabetizzazione mediatica c'è un allarme, e il caso Agi-Angelucci non aiuta il nostro Paese».
Ma «soprattutto il rapporto non usa mezzi termini e parla di 'livello di rischio elevato in modo allarmante' per ciò che attiene l'indipendenza del servizio pubblico. Su questo la strada per invertire la rotta è chiara: cancellare la legge Renzi e dare all'Italia una legge in linea con l'Europa, ma anche una riforma seria sui conflitti di interesse e sulle incompatibilità tra incarichi pubblici e partecipazioni nel settore media. Sono questi i veri temi su cui dovremmo lavorare con urgenza mentre il dibattito è occupato da discussioni sulle poltrone da distribuire».
Oltre alle preoccupazioni sulla governance della Rai, sull'indipendenza dalla politica del servizio pubblico e del sistema dei media più in generale e sulla riduzione del canone (che solleva «ulteriori interrogativi sull'adeguatezza del finanziamento pubblico e sull'indipendenza della Rai»), il Media Pluralism Monitor evidenzia anche un aumento del rischio nell'area della Tutela dei diritti fondamentali per l'informazione italiana, registrando «segnali preoccupanti riguardanti le condizioni dei giornalisti e la possibilità che siano soggetti a pressioni e minacce».
Si citano poi i nodi della riforma della diffamazione a mezzo stampa, la mancanza di garanzie contro le Slapp, l'aumento dei procedimenti penali e civili contro i giornalisti, anche da parte di esponenti del governo.
Anche se l'indicatore più problematico si conferma l'uguaglianza di genere nei media, che riflette una sottorappresentazione «grave, sistematica e ingiustificata del genere femminile nella governance delle aziende editoriali, nei vertici degli organi di stampa e anche nella partecipazione a programmi di informazione e politica».
PER APPROFONDIRE
Dei risultati del 'Media Pluralism Monitor 2024' ci eravamo già occupati al momento della pubblicazione del rapporto, lo scorso 27 giugno (qui il link al report).