All'inizio del mio mandato avevo preso l'impegno di arrivare alla fine del quadriennio con un bilancio più chiaro che fosse trasparente e, quindi, certificabile. Un processo necessariamente lungo e difficile che ora è arrivato a conclusione.
Alla base di tutto c'è la regola della Casagit che consente di presentare le pratiche entro due anni. Un termine non ultimativo cui, spesso, si deroga arrivando a rimborsare a percentuale ridotta anche pratiche di cinque anni prima. Gli enti no profit non hanno regole per la preparazione dei bilanci, se non, ovviamente, quella di non presentare dati falsi. In altre parole, quando si compila un bilancio si può scegliere di stabilire che entrano nell'esercizio tutti i contributi e le spese di cui la Cassa ha avuto conoscenza fino alla fine dell'anno, ovvero tutte le pratiche di rimborso arrivate agli uffici. La presunzione è che l'andamento sia costante nel tempo e che le pratiche di anni precedenti valgano all'incirca lo stesso negli anni successivi. In questo modo, però, ci si accorge di eventuali aumenti delle richieste di rimborso, sia in numero sia in valore, con un anno di ritardo. Questo modo di procedere si chiama contabilità per cassa. Per le aziende profit, quotate o no, si deve, invece, procedere con il principio di competenza. Ogni spesa che matura in un certo periodo (un ricovero, ad esempio, del 2007) deve entrare nel bilancio di quell'anno e non in quello successivo. Questo consente di avere una visibilità più immediata di ciò che accade. Il passaggio da un sistema all'altro comporta alcune complessità. Si devono accantonare somme per le fatture da ricevere, prudenzialmente stimate al rialzo, e il primo anno si devono conteggiare sia quelle provenienti dagli anni precedenti sia quelle che arriveranno. Non essendo stato fatto all'inizio, questo modo di procedere ha fatto sì che si accumulasse un fardello, che prima o poi doveva essere esposto. Questo succede nel bilancio del 2008. Scontiamo il trascinamento degli anni precedenti e anticipiamo quanto arriverà nei prossimi. In pratica, basandoci sul flusso di richieste di rimborso relative agli anni scorsi, inseriamo anche il controvalore di due mesi di lavorazione. E' come se avessimo lavorato 14 mesi invece di 12. Le riserve accumulate negli anni non erano di fatto avanzi di gestione, ma mancati pagamenti di spese già fatte dai soci e, quindi, da rimborsare. Si tratta di quei famosi 13.6 milioni che graveranno sul bilancio 2008. Un primo inderogabile provvedimento che ne consegue è l'accorciamento dei termini per la presentazione delle richieste di rimborso. Ma per arrivarci era necessario impostare il nuovo sistema contabile. Due domande sorgono a questo punto spontanee: perché non lo avete fatto prima? Risposta: perché abbiamo dovuto aggiornare i sistemi informativi per rendere possibile la raccolta dei dati necessari. La seconda: perché lo fate ora? Perché, innanzi tutto, pensiamo che sia indispensabile per la salute della Casagit e, poi, ci saremo costretti entro il 2010 dalle normative sui fondi sanitari integrativi, che prevederanno la presentazione di bilanci di questo tipo. Altra cosa è il deficit di esercizio (3.9 milioni) al quale bisogna urgentemente porre rimedio. E stiamo provvedendo. Dovremo realizzare un risparmio del 10%, buona parte del quale necessariamente ricadrà sugli assistiti. L'alternativa, conti alla mano, è che tra tre-quattro anni la Casagit chiuda. Martedì 4 novembre il Consiglio d'amministrazione si riunisce e discute delle possibili misure da adottare, mantenendo fermo il criterio della solidarietà e della socialità che caratterizza la Cassa. Di ogni orientamento assunto daremo adeguata informazione. Andrea Leone Presidente della Cassa autonoma di assistenza integrativa dei giornalisti italiani "Angiolo Berti"