La Federazione nazionale della Stampa italiana auspica che sulla vicenda denunciata da Lucetta Scaraffia e dalla redazione del mensile dell'Osservatore Romano 'Donna Chiesa Mondo' sia fatta al più presto chiarezza e non venga lasciata alcuna zona d'ombra, in linea con lo spirito introdotto da Papa Francesco.
Questa la posizione del sindacato dei giornalisti sul caso della direttrice, nonché collaboratrice dell'Osservatorio Romano, e delle dieci redattrici dell'inserto che si sono dimesse lamentando un «clima di sfiducia e delegittimazione progressiva», come si legge in una lettera datata 21 marzo inviata da Scaraffia a Papa Francesco.
«Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione», scrive al Pontefice. «Come ben sa, non siamo state noi a parlare per prime, come forse avremmo dovuto, delle gravi denunce dello sfruttamento al quale numerose donne consacrate sono state e sono sottoposte (sia nel servizio subordinato sia nell'abuso sessuale) ma lo abbiamo raccontato dopo che i fatti erano emersi, anche grazie a molti media. Non abbiamo più potuto tacere: sarebbe stata ferita in modo grave la fiducia che tante donne avevano riposto in noi. Ora ci sembra che un'iniziativa vitale sia ridotta al silenzio e che si ritorni all'antiquato e arido costume della scelta dall'alto, sotto il diretto controllo maschile di donne ritenute affidabili».
In un editoriale che sarà pubblicato il primo aprile, Scaraffia annuncia lo stop «dopo sette anni» alla pubblicazione di 'Donne Chiesa Mondo'. «Constatiamo infatti che – scrive – non ci sono più le condizioni per continuare la nostra collaborazione con 'L'Osservatore Romano'. Il mensile era nato da una iniziativa femminile autonoma, realizzato da un gruppo di donne che si erano aggregate nel corso degli anni, ed era stato approvato e sostenuto da due papi, Benedetto XVI e Francesco. Si trattava per il Vaticano di un'esperienza nuova per la sua autonomia», sottolinea la direttrice.
Una linea, denuncia, che «non ha trovato l'appoggio della nuova direzione dell'Osservatore Romano, indirizzata piuttosto a depotenziare 'Donne Chiesa Mondo', avviando collaborazioni e iniziative che appaiono concorrenziali, con l'effetto di mettere le donne l'una contro l'altra invece di sollecitare confronti aperti. Si torna così alla selezione delle donne che parte dall'alto, alla scelta di collaboratrici che assicurano obbedienza, e si rinuncia a ogni possibilità di aprire un vero dialogo, libero e coraggioso, fra donne che amano la Chiesa nella libertà e uomini che ne fanno parte. Si torna all'autoreferenzialità clericale e si rinuncia a quella parresia tante volte chiesta da papa Francesco, nella cui parola e nel cui magistero tanto ci riconosciamo».
Di conseguenza, conclude la missiva, «non possiamo che dichiarare concluso il nostro lavoro, interrotto bruscamente benché ci siano ancora progetti aperti e articoli commissionati o addirittura scritti. Ma riteniamo necessaria questa scelta per salvaguardare la nostra dignità ed evitare così il processo di logoramento purtroppo già in corso».
Andrea Monda, direttore dell'Osservatore Romano: «Sempre garantito autonomia e libertà»
«Prendo atto della libera e autonoma decisione della professoressa Scaraffia di interrompere la collaborazione con 'L'Osservatore Romano', e di considerare chiusa la sua direzione di Donna Chiesa Mondo». Lo afferma, in una nota, il direttore del quotidiano della Santa Sede Andrea Monda.
«A lei insieme all'augurio di ogni bene va il nostro sincero ringraziamento per il prezioso lavoro svolto in questi anni con grande impegno e in piena libertà», continua Monda sottolineando che da quando è stato nominato ha garantito «alla professoressa Scaraffia, e al gruppo di donne della redazione, la stessa totale autonomia e la stessa totale libertà che hanno caratterizzato l'inserto mensile da quando è nato, astenendomi – rileva – dall'interferire in qualsiasi modo sulla fattura del supplemento mensile del giornale e limitandomi a offrire il mio doveroso contributo (nel suggerimento di temi e persone da eventualmente coinvolgere) alla libera valutazione della professoressa Scaraffia e della redazione del supplemento».
«Il mio impegno non è stato in alcun modo quello di depotenziare il mensile Donne Chiesa Mondo – continua Monda –, al quale è stato semmai confermato integralmente il budget ed è stata garantita la traduzione e la diffusione in altri Paesi nonostante la necessità generale di contenere i costi della Curia. Il mio impegno è stato e rimane quello di potenziare l'edizione quotidiana de 'L'Osservatore Romano' (non certo in termini di concorrenzialità ma di complementarietà con il supplemento) come è naturale e giusto che sia. In nessun modo ho selezionato qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell'obbedienza. Semmai, al contrario, evitando di interferire con il supplemento mensile, ho sollecitato nella fattura del quotidiano confronti realmente liberi, non costruiti sul meccanismo degli uni contro gli altri o dei gruppi chiusi. E l'ho fatto proprio nel segno della apertura e della parresia chiesta da Papa Francesco, nelle cui parole e nel cui magistero tutti ci riconosciamo. Se, sulla base della attualità ecclesiale e culturale, ho dedicato attenzione a temi come quello della pluralità e della differenza nel mondo della Chiesa, ciò deriva solo dalla centralità che questi temi, proprio grazie al ruolo delle donne, hanno acquisito. Il prossimo lunedì 1 aprile – solo per fare un esempio – si terrà nei locali della redazione una tavola rotonda a partire dalla pubblicazione del saggio, firmato da 17 teologhe e studiose di chiara fama, 'La voce delle donne' (Ed.Paoline). Quanto al futuro del supplemento mensile de 'L'Osservatore Romano', posso assicurare che esso non era in discussione. E che dunque la sua storia non si interrompe ma continua. Senza clericalismi di alcun genere».