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Internazionale 06 Feb 2006

Dissenso a Cuba: sciopero della fame e della sete del direttore di "Cubanian Press"

Il giornalista Guillermo Farinas Hernandez, direttore dell'agenzia di stampa indipendente cubana Cubanacan Press, ha intrapreso uno sciopero della fame e della sete a Santa Clara, dove risiede, per chiedere "un accesso diretto ad Internet a casa"

Il giornalista Guillermo Farinas Hernandez, direttore dell'agenzia di stampa indipendente cubana Cubanacan Press, ha intrapreso uno sciopero della fame e della sete a Santa Clara, dove risiede, per chiedere "un accesso diretto ad Internet a casa"

Farinas Hernandez, che ha 41 anni ed è di professione psicologo, è stato incarcerato il 17 ottobre 2002 dalla polizia cubana e rimesso in libertà provvisoria il 4 dicembre 2003 per una polinevrite che gli impedisce di camminare e lo costringe all'uso di una sedia a rotelle. La decisione di avviare il suo decimo sciopero della fame - il primo da quando ha riacquistato la libertà - è stata presa dal giornalista dissidente il 31 marzo scorso dopo che le autorità cubane hanno deciso di impedire ai giornalisti della agenzia da lui diretta di spedire i loro articoli dall'unico punto pubblico di Internet esistente a Santa Clara. In una lettera inviata al presidente Fidel Castro, Farinas Hernandez spiega che con la proibizione dell'accesso a Internet dei giornalisti di Cubanacan Press sono stati violati i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e aggiunge: "Nonostante il fatto di vivere in una dittatura, mi considero un uomo libero". "Per cui - aggiunge - affinchè lei e gli ufficiali della sicurezza dello Stato non vi burliate di me e non infangate la mia dignità, ho deciso di dichiararmi in sciopero della fame e della sete a partire dalle 12 del 31 gennaio perchè voglio che la Empresa de Telecomunicaciones de Cuba installi, come si fa per i privilegiati dal governo, un accesso diretto a Internet a casa mia". Molti dissidenti hanno telefonato a Farinas Hernandenz per cercare di dissuaderlo dal suo gesto, date anche le sue già precarie condizioni di salute. Ma 'Coco', così lo chiamano amichevolmente i compagni di lavoro, ha risposto per via telefonica ad una giornalista di Bitacora Cubana a Miami che "non posso fermarmi. Questa gente va affrontata frontalmente affinchè sappiano che questo non è un gioco". "Non possiamo permettere - ha proseguito - che ci chiudano l'agenzia. Stanno creando un clima di impunità, ed il loro vero proposito è isolarci affinchè non si sappia quello che stanno facendo". (ANSA)

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