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Componenti Fnsi 26 Set 2006

Dibattito sull'Ordine al Circolo della Stampa di Milano. La cronaca di Quarto Potere

Animatissimo il dibattito su «Ordine dei giornalisti, quale futuro?» organizzato dal Circolo della Stampa e promosso da Quarto Potere. Sala piena oltre ogni aspettativa, e temi scottanti sul tavolo.

Animatissimo il dibattito su «Ordine dei giornalisti, quale futuro?» organizzato dal Circolo della Stampa e promosso da Quarto Potere. Sala piena oltre ogni aspettativa, e temi scottanti sul tavolo.

Si è iniziato con l’appassionata difesa dell’Ordine fatta dal presidente del Circolo Giuseppe Gallizzi e, naturalmente, dal presidente dell’Ordine della Lombardia Franco Abruzzo, che ha sottolineato «l’attività frenetica di questo periodo, la valanga di procedimenti disciplinari all’esame in questi giorni». Da giornalistopoli a spiopoli infatti, sempre più spesso la nostra attività professionale viene collegata a temi scottanti di attualità, e non sempre in termini positivi. Così il presidente della Lombarda Giovanni Negri ha sottolineato «quanto lo addolori leggere di un collega coinvolto nello spionaggio Telecom, e quanto l’Ordine sia necessario, sia pure con una riforma profonda». Non lasciamo mano libera agli editori, questo l’invito principale rivolto da Negri a Daniele Capezzone (segretario radicali italiani), che ha presentato una proposta di legge per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti. Ma di che proposta si tratta? Capezzone pensa a un modello francese, e pensa di sostituire il tesserino dell’Ordine con una carta di identità che verrebbe dopo l’esperienza sul campo. «Tu fai il giornalista, ti sostieni economicamente con questa professione, ergo hai la tessera. Esattamente il contrario di quello che accade ora, visto che i giornalisti hanno il tesserino e solo dopo quello possono lavorare». «Ma non c’è forse bisogno di una struttura più articolata?» si chiede Guido Besana, vicegretario Fnsi, proseguendo: «Non trovo nella proposta di Capezzone la definizione di idoneità a svolgere la professione». Che è il tema principale su cui ha puntato il suo intervento il presidente dell’Ordine nazionale Lorenzo Del Boca. «Non si può consegnare l’informazione al mercato — sostiene Del Boca —. Certo la legge ha più di quarant’anni, e va rivista, ma l’Ordine può e deve essere garante di professionalità. Troppi colleghi vanno a Bagdad senza neanche sapere dov’è. Le notizie sono diventate complicate, non si può scrivere di crisi Fiat e Telecom senza sapere di cosa si parla. Ma purtroppo gli editori non vogliono questo, vogliono badilanti pagati un euro a pezzo, non vera informazione. Quindi, caro Capezzone, aiutaci a farlo funzionare meglio l’Ordine, non a stracciarlo e buttarlo via». Anche Edmondo Rho, segretario del Circolo della Stampa e organizzatore dell’incontro, ha esordito dicendo come dieci anni fa fosse favorevole all’abolizione dell’Ordine ma oggi abbia cambiato idea, «proprio perché, dopo giornalistopoli, il caso Sismi e le intercettazioni del calcio, l’Ordine ora più che mai serve, anche a tutela dei cittadini per garantire il ruolo deontologico dei giornalisti. Se la giustizia è lenta, dobbiamo forse abolire i tribunali?». Su tutti Pierluigi Mantini, responsabile professioni della Margherita, che ha chiarito: «L’abolizione dell’Ordine dei giornalisti comunque non è un tema in discussione. In questi giorni in Parlamento apriremo il dibattito sulle riforme quadro delle professioni. La proposta cui è affezionato Capezzone, è tutta sua. Ma i problemi veri sono altri. A cominciare dal fatto che negli ultimi due anni le remunerazioni dei giornalisti sono aumentate meno del tasso di inflazione. E poi, a parte l’importanza della formazione, che sarebbe assurdo venisse dopo il lavoro, se noi abolissimo le cosiddette norme deontologiche, i casi sono due: o saremmo in totale assenza di regole, o dovremmo darvi noi regole legislative, e allora sì che nel giornalismo ci sarebbe un’invasione della politica». Dopo il dibattito, che ha visto un’aspra contrapposizione soprattutto fra Capezzone e i presidenti dell’Ordine Abruzzo e Del Boca, gli interventi dei colleghi: Maurizio Gussoni vice presidente Corecom, Daniele Moro del Tg5, Pino Nicotri dell’Espresso, Stefano Camozzini della Rai.

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