La legge 150 del 2000 è scritta male; le direttive dei Ministri relative alle contrattazioni nella Pubblica amministrazione vanno scritte bene, "ma davvero bene"; l'Agenzia per la rappresentanza negoziale nella Pa non è un'authority, ma è garante della corretta applicazione delle norme sulla rappresentanza sindacale nelle trattative pubbliche.
Chi fa queste affermazioni - che abbiamo riportate sinteticamente, ma neppure tanto -? Il Presidente della Repubblica? Il Presidente del Consiglio? La Corte Costituzionale? La Corte di Cassazione? Niente di tutto questo. L'autore di queste nette affermazioni, la cui traduzione politica è che ben difficilmente sarà dato seguito alla sentenza della Magistratura del lavoro di Roma che riconosce la piena legittimità della Fnsi a partecipare alla definizione dei profili professionali dei giornalisti addetti stampa pubblici, altri non è che il Presidente dell'Aran, avv. Guido Fantoni. Fantoni ha così replicato, con un chiaro atteggiamento di chiusura, all'intervento del Segretario generale aggiunto nonché Coordinatore del Dipartimento Uffici stampa della Fnsi, Giovanni Rossi, nel corso di un dibattito organizzato dalla Confedir, la Confederazione dei funzionari e dirigenti pubblici, in una sala della sede romana del Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro). Il confronto non trattava esplicitamente della legge 150, ma il sindacato dei dirigenti aveva invitato la Fnsi sia per i buoni rapporti che intercorrono tra le due organizzazioni, sia per i problemi analoghi che entrambe stanno affrontando: per la Fnsi la applicazione della 150, per la Confedir il rispetto di una normativa che prevede la vice-dirigenza. A Rossi che poneva l'annoso problema di una legge non rispettata nella parte relativa all'avvio della trattativa per la definizione del profilo professionale, malgrado nove interrogazioni parlamentari, due direttive ministeriali (augurando maggiore fortuna alla Confedir che rivendica dal ministro della Funzione pubblica una direttiva sui propri problemi), l'avv. Fantoni si è contrapposto nettamente, erigendosi di fatto, a garante dell'esclusiva rappresentanza (in particolare delle grandi Confederazioni) di chi già siede al tavolo. E ciò malgrado una recente sentenza della Magistratura abbia accolto la tesi della Federazione nazionale della stampa italiana e dei suoi legali (il prof. Franco Carinci e l'avv. Bruno Del Vecchio) circa il proprio diritto a prender parte a quella trattativa specifica. Non solo, ma in una sorta di delirio di onnipotenza il Presidente dell'Aran giudica le leggi decidendo quali solo le sbagliate (la 150) e quali no (quella sulla rappresentanza dlgs 165), quali sono le direttive scritte bene e quali non lo sono (evidentemente le due sulla trattativa relativa agli Uffici stampa elaborate prima da Franco Frattini e, poi, da Mario Baccini, essendo rimaste lettera morta, appartengono a questa seconda categoria). Ma, come ha detto lo stesso Fantoni, l'Aran non è semplicemente una pur importante tecno-struttura? Che cosa c'entra la valutazione su leggi dello Stato e direttive ministeriali? Questa vicenda ci deve convincere ancor di più che la battaglia per il contratto dei giornalisti degli Uffici stampa pubblici deve proseguire con forza, a partire dai prossimi scioperi.