Torna in discussione alla Camera la riforma del processo penale che contiene anche la delega al governo in materia di intercettazioni. Una norma che preoccupa il sindacato dei giornalisti: “Non v’è dubbio che la delega nasconda un pericolo per il diritto di cronaca”, afferma il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
“Non v’è dubbio che la delega sulle intercettazioni, attualmente all’esame della Camera, nasconda un pericolo per il diritto di cronaca”. Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.
“Nel mondo politico, in modo assolutamente trasversale,
con parlamentari che si muovono alla luce del sole e altri che agiscono
nell’ombra – osserva Lorusso – grande è la voglia di imbavagliare i
giornalisti. La tutela della privacy e il diritto alla riservatezza delle
persone estranee alle indagini penali non hanno niente a che vedere con
iniziative che puntano chiaramente a regolare i conti con la categoria, a
intimidire anche gli editori e, soprattutto, a tutelare esponenti del mondo
politico coinvolti a vario titolo in procedimenti giudiziari. Questi ultimi,
infatti, non si rassegnano ad accettare un dato di fatto ovvio e inconfutabile,
ossia che in democrazia il prezzo della notorietà che discende dal ricoprire
una carica pubblica comprende anche una tutela della privacy attenuata rispetto
a quella dei cittadini comuni. Se l’emendamento dei deputati Ermini e Verini ha
migliorato il testo all’esame della Camera, resta comunque inaccettabile il
tentativo di introdurre sanzioni pecuniarie per chi pubblica notizie coperte da
segreto perché in questo modo si introduce una forma di censura preventiva. A
nessun giornale e a nessun giornalista potrà mai essere impedito di pubblicare
una notizia che abbia rilevanza per l’opinione pubblica, anche se coperta da
segreto. Si tratta di un principio basilare di tutte le democrazie, peraltro
più volte ribadito dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo. Il diritto di
cronaca è insopprimibile perché esiste il diritto di tutti i cittadini ad
essere correttamente informati. Soltanto la libera circolazione dei fatti e
delle idee, che non significa né libero arbitrio né tolleranza per abusi e
forzature, consente infatti ai cittadini di conoscere e di esercitare la
sovranità popolare loro assegnata dalla Costituzione. Chi pensa di introdurre
bavagli o sogna nuove forme di censura, farebbe bene a prenderne atto. A meno
che non voglia coprirsi di ridicolo: davvero si pensa che, in un mondo globalizzato,
si possa impedire la pubblicazione di una notizia con l’introduzione di un
divieto? Chi potrà mai perseguire e sanzionare un sito web registrato all’estero
che dovesse pubblicare una notizia ‘vietata’ in Italia?”