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Editoria 30 Gen 2007

Ddl Gentiloni: il Ministro difende il tetto, la polemica continua

Fissare un tetto alla raccolta pubblicitaria delle tv serve a tutelare ''non solo la concorrenza, ma anche il pluralismo''. Il giorno dopo l'affondo del presidente dell'Antitrust Catricalà contro il limite del 45%, il ministro delle Comunicazioni Gentiloni si chiama fuori dalle polemiche (''Sarebbero fuori luogo''), ma difende l'impianto della sua legge, alla luce delle ''posizioni dominanti'' che viziano il sistema italiano.

Fissare un tetto alla raccolta pubblicitaria delle tv serve a tutelare ''non solo la concorrenza, ma anche il pluralismo''. Il giorno dopo l'affondo del presidente dell'Antitrust Catricalà contro il limite del 45%, il ministro delle Comunicazioni Gentiloni si chiama fuori dalle polemiche (''Sarebbero fuori luogo''), ma difende l'impianto della sua legge, alla luce delle ''posizioni dominanti'' che viziano il sistema italiano.

E fonti di Palazzo Chigi in serata precisano: ''È falso che il ddl Gentiloni ponga un tetto alla crescita del fatturato di qualunque azienda operi sul mercato pubblicitario''. Ma la Cdl insiste: il ddl va ritirato, dice il presidente della Vigilanza Landolfi. Spiazzata da Catricalà, l'Unione invita al confronto nel merito, in Parlamento. E domani si annuncia un nuovo round, con l'audizione dello stesso Garante in commissione Cultura e Trasporti alla Camera. Che in Italia ci sono ''le posizioni dominanti lo sanno anche i bambini'', dice il ministro, e lo hanno riconosciuto a più riprese ''la Corte Costituzionale, l'Antitrust e l'Autorità per le Comunicazioni''. Posizioni dominanti che in tv ''pongono un problema di concorrenza, ma anche di pluralismo''. Non a caso ''in tutti i Paesi liberi, perfino negli Stati Uniti, ci sono limiti antitrust nel settore''. In Italia i tetti hanno avuto sì vita difficile, ma c'erano, ''sia al numero di reti, sia al fatturato, e quindi alla pubblicità'', ricorda Gentiloni, citando il 30% alle risorse fissato dalla legge Maccanico dieci anni fa. ''Poi la Gasparri li ha eliminati'', o meglio li ha lasciati 'annegare' nel ''mare magnum del Sic. Penso che il Parlamento in questa legislatura li reintrodurrà''. L'opposizione resta sulle barricate: se il leader FI Berlusconi ribadisce che la proposta di riforma è frutto di ''odio politico'', l'ex ministro Gasparri è convinto che le parole di Catricalà ''seppelliscano il tentativo di vendetta del governo nei confronti del sistema radiotelevisivo''. Landolfi propone di ritirare il ddl e di aspettare l'esito della consultazione pubblica sulle linee guida di riforma della Rai per presentare un unico progetto di legge. Forza Italia difende Catricalà e anche l'Udc invita a riflettere sui rilievi dell'Antitrust. ''Sorpresa'', invece, negli ambienti dell'Unione. I responsabili informazione dei Ds Cuillo e della Margherita Lusetti trovano ''singolare'' che Catricalà si esprima ''a favore di situazioni di concentrazione e di monopolio''. Dichiarazioni ''in contraddizione - nota, ancora dalla Quercia, Giulietti - con le conclusioni dell'Antitrust, dell'Agcom e con alcune affermazioni dello stesso Catricalà''. Più duro il segretario della Fnsi Serventi Longhi, che giudica ''scandaloso'' l'intervento del numero uno dell'Antitrust. A Catricalà, la maggioranza ricorda che il confronto si fa in Parlamento. ''Mi auguro che si passi dai fuochi d'artificio a un confronto nel merito'', sintetizza Gentiloni. ''Il nostro obiettivo è e rimane approvare una buona legge'', sottolinea il Ds Meta, presidente della commissione Trasporti e relatore del disegno di legge, che bolla come ''indebita forzatura'' l'iniziativa del Garante. L'altro relatore, il presidente della commissione Cultura Folena, rilancia l'idea di abbassare il limite antitrust al 40%. Per Catricalà - che ascolterà domani mattina nella seduta congiunta delle due commissioni - l'esponente del Prc ha già pronta una domanda: ''Come mai l'Autorità Antitrust critica una legge antitrust?''. (ANSA)

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