''Mi ha colpito proprio in queste ore leggere alcuni episodi di giornalismo investigativo che hanno potuto portare una luce di verità su alcune asserzioni del regime siriano, completamente false quanto alle responsabilità degli eccidi di qualche mese fa a Homs e Homa.
E' un altro esempio di come il giornalismo tradizionale ma anche la capacità d'informazione generata spontaneamente dalla moltitudine di appartenenti alla società civile, dai blogger, siano fondamentali per far uscire dal cono d'ombra le crisi dimenticate''. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha contribuito con un video messaggio al dibattito 'Le crisi umanitarie dimenticate dai media', organizzato da Medici senza frontiere al festival Internazionale in corso a Ferrara.
Il ministro ha citato al proposito il Ruanda, e ha ribadito l'esigenza, in situazioni come la Siria dove pure ci sono blocchi all'informazione, di avere storie meglio e più diffusamente raccontate. Ha poi insistito sulle quelle positive, che devono emergere: quelle della cooperazione italiana nel Corno d'Africa, ad esempio, dove cooperanti religiosi e laici lavorano a costituire guardie mediche permanenti e a eliminare la mortalità infantile.
All'incontro ha portato la sua personale e durissima testimonianza Maryam Al Khawaja, attivista del Bahrein center for human rights. Il presidente dell'organizzazione, Nabeel Rajab, sta facendo lo sciopero della fame e della sete in carcere dopo che gli è stato impedito di partecipare al funerale della madre. ''Non amo il termine 'primavere arabe' per descrivere le rivolte del Medio Oriente, abbellisce una realtà che ha visto migliaia di persone torturate e uccise per aver manifestato - ha detto la 25enne attivista, il cui padre, di passaporto danese, è in carcere dopo percosse e torture. Il 50% della popolazione del Bahrain, ha spiegato, ha partecipato alle proteste, migliaia sono entrate e uscite dalla prigione o licenziate perché aveva cliccato 'Mi piace' sulle foto della rivolta. Il tutto nel silenzio dei governi e dei media occidentali. ''All'inizio della rivolta la popolazione nutriva forti speranze nei governi occidentali, Obama aveva promesso di sostenere chiunque lottasse per libertà e diritti civili, ma non è stato così. Ora - ha concluso rivolta al pubblico che ha affollato la sala della facoltà di Architettura dell'università - facciamo affidamento su di voi, che potete fare pressioni e cambiare le cose con il voto''. (FERRARA, 6 OTTOBRE – ANSA)