Raccogliamo la testimonianza di un collega che da febbraio collabora dall’Italia per la televisione albanese Agon Channel, di recente finita sotto i riflettori per le vicende giudiziarie del patron Francesco Becchetti. “Quindici servizi al mese - racconta - senza contratto né stipendio”.
Senza stipendio e senza contratto da febbraio, da quando,
cioè, è iniziata la collaborazione: queste le condizioni di lavoro dei due
“corrispondenti” dall’Italia di Agon Channel, la televisione dell’imprenditore Francesco
Becchetti che da Tirana trasmette sul
nostro digitale terrestre.
I due collaboratori operano dalla Puglia e dalla Campania, seguendo per la
televisione albanese eventi, fatti di cronaca, le elezioni amministrative di
fine maggio e tutto quanto viene loro richiesto dalla redazione in Albania.
Come veri e propri corrispondenti solo che da febbraio, mese in cui hanno
iniziato a inviare i loro servizi, non hanno ancora visto né contratto né
retribuzione.
“Ho realizzato 15 servizi al mese – racconta un collega – ma non ho ancora
visto un soldo. Stessa situazione anche per la collega che opera dalla
Campania. Almeno gli 11 giornalisti che dall’Italia si sono trasferiti a Tirana
per lavorare al nuovo canale televisivo fino allo scorso maggio lo stipendio
l’hanno preso”.
A inizio giugno è invece arrivato un mandato d'arresto per patron Becchetti da parte della
procura albanese con il conseguente sequestro di tutti i conti correnti intestati
a lui ed alle sue società e così nelle ultime settimane per i giornalisti della
tv nata neanche 8 mesi fa la situazione è andata peggiorando.
Del resto Agon Channel ha fatto molto parlare di sé fin dal suo esordio, il
primo dicembre 2014, e
anche prima, con il forfait di Alessio Vinci, che ha collaborato con il
canale albanese della tv di Becchetti fino al luglio 2014 – senza quindi
approdare al canale italiano – e poi con il chiacchierato addio di Antonio
Caprarica, ex corrispondente della Rai chiamato a dirigere le news di Agon
Channel, che ha lasciato la nuova avventura appena due settimane dopo il lancio
della versione italiana.
“Pare – confida ancora un collega – che tramite il direttore Giancarlo Padoan,
Becchetti abbia fatto capire ai dipendenti della sede di Tirana che chi vuole
può anche andar via”.