La Consulta dei Cdr e dei Fiduciari dell’Asr, riunita il giorno 14 novembre 2011, esprime profonda apprensione per gli effetti che la grave crisi del Paese sta provocando anche all’interno dell’Editoria italiana. I nodi rimasti insoluti fino a oggi (gli assetti del mercato, la concentrazione delle risorse, i vari conflitti d’interesse ecc) rischiano ora di fare implodere la situazione.
In questo quadro, particolarmente drammatica è la situazione dell’editoria finanziata dallo Stato che rischia di pagare, una volta per tutte, anni di immobilismo e di tagli senza riforme e sviluppo.
Così come allarmante è ciò che accade all’interno di quel variegato mondo composto da colleghe e colleghi precari, collaboratori e freelance: giornalisti che hanno pagato pesantemente il costo della crisi con l’impoverimento del reddito quando non con la perdita del lavoro.
La Consulta denuncia, inoltre, l’ormai intollerabile situazione in cui è stata precipitata la Rai, lasciata progressivamente deperire, privandola così del suo compito di volano dello sviluppo dell’editoria multimediale, ridotta a un ruolo residuale che rischia di mettere in discussione l’esistenza stessa di un servizio pubblico.
Un altro aspetto che preoccupa fortemente la Consulta è il tema delle colleghe che, per come è strutturato oggi il mercato del lavoro, rischiano di vedere cancellati anni di conquiste, rendendo ancora più insopportabile una condizione di disparità permanente nei confronti dei colleghi.
Alla luce di tutto questo la Consulta dei Cdr e dei Fiduciari dell’Asr ritiene necessario che la Fnsi e le Aarrss individuino un percorso di profonde riforme strutturali che mettano in grado il settore editoriale di recitare quel ruolo di traino della crescita come già avviene in molti Paesi in Europa e nel Mondo. Richiudersi nella difesa dell’esistente o limitarsi alla pur sacrosanta battaglia contro l’abbassamento dei diritti e delle tutele, rischia di servire a poco o nulla. Bisogna chiedere al futuro Governo, qualsiasi sia la sua natura e composizione, di aprire immediatamente un confronto a tutto campo per riformare le regole che governano il settore dell’informazione/comunicazione.
In particolare vanno affrontati i seguenti nodi:
L’introduzione di una seria legge antitrust che governi una più equa e razionale ridistribuzione delle risorse del mercato. Una strutturale riforma delle norme sull’editoria recuperando mezzi per favorire la compiuta transizione al digitale, puntando sullo sviluppo delle infrastrutture per i media, sulla crescita di nuovi prodotti e delle professionalità ad essi collegate. La revisione del fondo per l’editoria e dei vari finanziamenti al settore che vada nel senso di una maggiore trasparenza, ma che coniughi anche certezza del diritto ed efficienza, collegando l’erogazione allo sviluppo, alla stabilizzazione dei precari e all’allargamento dell’occupazione. In questo campo è urgente porre al futuro Governo il tema delle testate di idee, no profit e in cooperativa per le quali è necessario un intervento immediato, attraverso un decreto che corregga i tagli del precedente Esecutivo. La riforma dell’accesso alla professione, adeguandolo nei percorsi formativi e nell’approdo occupazionale ai mutamenti già avvenuti in questi anni. Il varo di uno Statuto dell’Impresa Editoriale che, separando proprietà e gestione dei media, riconosca l’autonomia delle redazioni e impedisca improprie sovrapposizioni fra legittime aspirazioni alla crescita degli utili e il compito di controllo democratico che l’informazione deve esercitare. La cancellazione di tutte le norme che hanno contribuito alla precarizzazione della professione, minando la funzione dei media come pilastro della vita democratica e limitando fortemente l’autonomia dei giornalisti. Una riforma strutturale della governance della Rai e un suo rilancio industriale che inverta la tendenza al declino, allarghi gli spazi di autonomia delle testate e dei giornalisti sottraendoli al controllo oppressivo della politica. Occorre ridare al Servizio Pubblico il ruolo centrale che deve esercitare nel panorama editoriale in armonia con l’intero sistema radiotelevisivo e multimediale.Su questi punti è necessario ottenere il più vasto arco di consenso e di alleanze che coinvolgano, oltre alle istituzioni della categoria, partiti, sindacati e associazioni, nella convinzione che un’informazione libera e pluralista è la condizione basilare per lo sviluppo democratico del Paese