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Editoria 09 Feb 2022

Corriere del Mezzogiorno Bari, giornalisti contro l'abbinamento della Gazzetta dello Sport con una testata concorrente

L'assemblea di redazione reagisce alla decisione dell'editore contestando il mancato coinvolgimento delle altre aziende del gruppo Rcs interessate alla vicenda. «Un accordo - rileva - che potrebbe nuocere al giornale». Per l'azienda sono affermazioni «ingenerose». In attesa di un incontro, proclamato lo stato di agitazione.

La redazione di Bari del Corriere del Mezzogiorno «apprende con sgomento e profondo scoramento la decisione dell'editore di autorizzare l'abbinamento in edicola della Gazzetta delle Sport (gruppo Rcs) con un'altra pubblicazione locale». È quanto si legge in un comunicato dell'assemblea dei redattori pubblicato anche sul sito web del quotidiano.

«La decisione – spiegano i giornalisti – è sorprendente per molteplici ragioni. La prima attiene all'istruttoria che ha preceduto l'accordo: è cominciata, si è sviluppata ed è proseguita senza il coinvolgimento delle altre aziende del gruppo Rcs interessate alla vicenda, prima tra tutte quella che pubblica il Corriere del Mezzogiorno. È il tipico caso in cui la mano destra non sa cosa faccia la mano sinistra. Non proprio un caso di coerente, matura e intelligente sinergia di gruppo».

In secondo luogo, «ed è l'aspetto più grave – incalza l'assemblea – l'accordo nel quale è coinvolta la Gazzetta dello Sport, se mai venisse portato a termine, potrebbe nuocere gravemente al Corriere della Sera, e al Corriere del Mezzogiorno che vi è contenuto all'interno, in una logica perversa di cannibalismo aziendale interno al medesimo Gruppo editoriale: Invece che cooperare tra loro, aziende del medesimo gruppo si mettono in gioco per il successo di testate concorrenti. Ignoriamo i calcoli che sono alla base di questa sconsiderata iniziativa che ha il segno dello strabismo commerciale. Ma ricordiamo bene, invece, come negli anni scorsi si sia decisa la soppressione delle articolazioni periferiche della concessionaria di pubblicità Rcs (compresa quella barese) e si sia affidata la ricerca e la cura degli inserzionisti locali ad una società che prestava il proprio servizio per altri soggetti di impresa, anche qui in singolare condivisione con testate concorrenti».

Evidentemente, proseguono i giornalisti, «il lupo perde il pelo ma non il vizio. Noi – concludono – non perderemo mai la voce per segnalare scelte che sono dannose per le sorti del Corriere della Sera e del Corriere del Mezzogiorno. La redazione di Bari già in passato ha dovuto subire gravi sacrifici cui si è sottoposta con spirito di abnegazione nell'ottica di un rilancio editoriale. Si augura che quei sacrifici non vengano vanificati da scelte non ponderate a sufficienza e che si è sempre in tempo a rettificare. I redattori di Bari, nel sollecitare un incontro con l'azienda, proclamano lo stato di agitazione e si riservano altre più incisive iniziative».

Per l'azienda, «le politiche aziendali sono sempre state definite e decise nell'interesse di tutto il gruppo Rcs, tenendo in considerazione tutte le aziende e le testate dello stesso. Decisioni – si legge nella replica dell'editore – che nel giro di pochi anni hanno contribuito a risanare il gruppo Rcs dandogli, pur in un momento molto complicato, una prospettiva futura e salvaguardando l'occupazione. Nonostante la crisi legata alla pandemia e il cambiamento strutturale che il nostro settore sta attraversando, oltretutto in un contesto di forte aumento dei costi, anziché disinvestire l'editore ha puntato sullo sviluppo rinforzando le redazioni locali, non da ultima quella del Corriere del Mezzogiorno». Per questi motivi, conclude la nota aziendale, «ci paiono ingenerose e fuori luogo le affermazioni contenute nel comunicato. Accogliamo comunque la richiesta di incontro».

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