La Riforma Rai in un cono d’ombra. Riportiamola alla luce
Di Renato Parascandolo da Articolo21
La Riforma della Rai e il rinnovo della Concessione del servizio pubblico sembrano finiti in un cono d’ombra in controtendenza rispetto a un iniziale eccesso di velocità che ha portato il Governo ha procedere secondo una logica rovesciata, anteponendo la riforma della governance e del canone al rinnovo della Concessione e alla definizione della mission del servizio pubblico. Eppure, nei mesi scorsi, il Sottosegretario Giacomelli e lo stesso Ministro Calenda avevano mostrato di voler portare speditamente a termine la riforma sollecitando, in tono polemico, i vertici aziendali “a produrre in tempi rapidi un piano editoriale e un piano industriale molto convincenti”. Le cose stanno, invece, andando diversamente:
a) il piano industriale e organizzativo vedrà la luce solo agli inizi del prossimo anno; b) il rinnovo della Concessione, già prorogata al 31 ottobre, è nuovamente slittato al 31 gennaio; c) l’Istat, aggiornando il perimetro della amministrazioni pubbliche fino ad includervi la Rai, ne ha sostanzialmente cancellato la natura di impresa; d) il canone subirà un’ulteriore pesante decurtazione, deliberata a prescindere sia dagli “obblighi di servizio pubblico” (non ancora assegnati) sia dall’entità degli introiti riscossi con l’abbinamento alla bolletta della luce; e) l’ispirazione decisionista che ha azzerato la collegialità del CdA, sembra, a quanto pare, indebolire, piuttosto che rafforzare, la governance della Rai.
Insomma, come si concilia questo stato di cose con il proposito espresso da Calenda alcuni mesi fa: “E’ fondamentale che la Rai torni ad essere il grande motore culturale del Paese”.
Questo stato di quiescenza è ancora più preoccupante in quanto sembra aver contagiato l’intero arco parlamentare, la stampa – compresa quella di opposizione, con le doverose eccezioni – e, in parte, anche quel vasto movimento riformatore da sempre attento alla difesa e al rafforzamento della Rai. Completa il quadro un panorama europeo che vede i media di servizio pubblico aderenti all’EBU stretti in una morsa: da una parte le lobby neoliberiste che puntano a ridimensionarli, dall’altra governi ultraconservatori e nazionalisti che ne minano l’indipendenza riconducendoli al ruolo di “televisioni di Stato” sotto stretto controllo dell’esecutivo. Una Scilla e Cariddi da cui la Rai non è affatto indenne.
Nasce da queste premesse il convegno che si terrà sabato prossimo a Roma (ore 10-13) all’Accademia di Francia di Villa Medici, nell’ambito del consueto appuntamento di Eurovisioni, che quest’anno festeggia il suo trentennale: un convegno che si propone, tra l’altro, di sollecitare il Parlamento a reintrodurre la riforma della Rai tra le priorità dell’agenda politica.
Questa iniziativa è un ulteriore tappa del progetto “Una nuova carta d’identità per la Rai”, il concorso promosso da Articolo 21 e Eurovisioni che ha coinvolto, nell’anno scolastico 2015-2015, migliaia di studenti impegnati nel definire la mission del servizio pubblico per i prossimi dieci anni. Il dibattito prenderà spunto proprio dall’elaborato più votato dalla giuria presieduta da Sergio Zavoli, che pubblichiamo di seguito insieme al programma dei lavori con l’auspicio che possa risultare utile nella fase di stesura della nuova Concessione decennale.