Si è conclusa nella sede della Fnsi la prima giornata della manifestazione "Parole non pietre" con due focus dedicati, il primo, alle famiglie dei giornalisti hanno saputo trasformare il dolore della perdita di un proprio caro in azioni di solidarietà e, il secondo, sul ruolo del servizio pubblico nella diffusione di una informazione capace di costruire ponti e non muri. «Serve una grande campagna in grado di ridare centralità alle competenze, anche perché è necessario rimettere in connessione le parole e i fatti. E serve farlo a livello europeo non solo nazionale», ha evidenziato il presidente Giuseppe Giulietti chiudendo i lavori dell'iniziativa che ha visto giornalisti, cittadini, politici e religiosi confrontarsi sui delicati temi di un dibattito che coinvolge non solo addetti ai lavori.
«E anche sulla rete – ha aggiunto Giulietti – occorrono regole internazionali, regole non contro i grandi del web, ma in difesa degli utenti, che sono le vittime della diffusione dell'odio online e delle finte notizie create ad arte per diffondere allarme sociale. In questo senso la Rai può essere una grande agenzia nazionale di contrasto alle fake news».
Nel corso della giornata, a cui hanno partecipato i direttori delle testate giornalistiche Rai, l'amministratore delegato Fabrizio Salini e i familiari, solo per citarne alcuni, di Antonio Megalizzi, Giancarlo Siani, Ilaria Alpi, Italo Toni, Stefano Cucchi, è stato anche lanciato un appello per «dare vita tutti insieme a una grande iniziativa in occasione, il prossimo 20 marzo, dei 26 anni dall'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, per ribadire che noi non archiviamo», ha concluso il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, annunciando che il 12 marzo, Fnsi, Usigrai, Tg3 e Rai3 si recheranno dal presidente della Camera, Roberto Fico, per chiedere di desecretare i documenti relativi alle prime 48 ore che seguirono la morte della giornalista e dell'operatore del Tg3.
«Sono tanti i colleghi che hanno pagato con la vita il loro impegno contro le mafie e la loro idea di società aperta. Siamo qui oggi – ha detto il segretario generale Raffaele Lorusso – per ribadire l'impegno del sindacato al fianco dei familiari di questi colleghi. Un impegno che ci ha portato e ci porta ad essere al loro fianco, ove possibile, anche in tribunale, per dare un messaggio chiaro: chi colpisce un giornalista colpisce il diritto dei cittadini ad essere informati e colpisce l'articolo 21 della Costituzione».
Nel corso del secondo panel, infine, dopo la relazione della professoressa Laura Nota, dell'Università di Padova, sul protocollo siglato dall'Ateneo veneto e dalla Fnsi per una informazione inclusiva, moderati dalla presidente dell'Ordine del Lazio, Paola Spadari, i direttori Antonio Di Bella, Giuseppina Paterniti e Giuseppe Carboni hanno raccontato come le redazioni del servizio pubblico affrontano il tema del contrasto ai linguaggi dell'odio e quali sono le sfide che il servizio pubblico è chiamato ad affrontare. Ilaria Sotis ha anche raccontato l'esperienza della commissione interministeriale di studio del fenomeno dell'odio online.
E il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, ha lanciato alcune proposte per fare della Rai «un'agenzia capace di costruire comunità, a partire dall'inclusione, dal giornalismo di inchiesta, dalle slow news. Iniziative – ha evidenziato – che servano a consolidare il rapporto con i cittadini». Spunti, suggestioni e critiche raccolte dall'amministrazione delegato Salini, che ha ribadito: «L'unico algoritmo che deve guidare la Rai è proprio il patto con i cittadini. In questo senso assumo l'impegno di inserire i principi della Carta di Assisi nel contratto di servizio».