Il Congresso straordinario della Federazione Nazionale della Stampa si è concluso con un nulla di fatto sulla questione dell'introduzione nello Statuto del referendum sui contratti di lavoro. Ogni possibilità di mediazione proposta dalle opposizioni è stata rifiutata dalla maggioranza.
Il Congresso straordinario della Federazione Nazionale della Stampa si è concluso con un nulla di fatto sulla questione dell'introduzione nello Statuto del referendum sui contratti di lavoro. Ogni possibilità di mediazione proposta dalle opposizioni è stata rifiutata dalla maggioranza. La stessa maggioranza non è stata neanche in grado di far approvare la sua proposta di referendum-farsa dal Congresso, dove pure contava su oltre i due terzi dei delegati. Risultato: la categoria non avrà la sicurezza di potersi pronunciare sul futuro contratto dei giornalisti, nonostante l'impegno formale che si era assunta la segreteria della Fnsi. La discussione sul referendum, punto centrale del Congresso straordinario secondo quanto convenuto nella sessione ordinaria di Saint Vincent, è stata posticipata a sorpresa al pomeriggio dalla maggioranza, che ha imposto la votazione su alcuni emendamenti tecnici, in molti casi marginali, approvati con ben più dei 206 voti favorevoli necessari. Nel corso della votazione sull'introduzione del referendum, invece, la maggioranza si è sfaldata, e ha mancato per una ventina di voti l'obiettivo dell'approvazione della propria proposta. Ha quindi respinto gli emendamenti delle opposizioni, tra cui il testo presentato da Stampa democratica, Quarto potere e Puntoeacapo alla Commissione statuto della Fnsi, che si era riunita più volte nel tentativo di raggiungere un’intesa unitaria sul referendum. Un testo di estrema mediazione, che cedeva sulla forma vincolante della consultazione pur di salvarne l’obbligatorietà. Al contrario, la proposta finale della maggioranza prevedeva un’introduzione generica di referendum consultivo, delegando tutto a un fantomatico regolamento da approvarsi in sede di Consiglio nazionale. Un regolamento che avrebbe dovuto decidere se, quando, come e forse anche perché si sarebbe svolto il referendum. Le opposizioni apprezzano comunque il cambio di atteggiamento del segretario generale Paolo Serventi Longhi, che si è adoperato per trovare una formula condivisa da tutti per l'introduzione del referendum, pur avendone rifiutato quattro anni fa lo svolgimento richiesto da migliaia di colleghi in tutta Italia. Registrano peraltro l'indisponibilità di una parte della sua maggioranza a introdurre il referendum nello Statuto della Federazione, neppure nella formulazione effimera proposta dallo stesso vertice della Fnsi. Le opposizioni si augurano pertanto che la Segreteria nazionale continui sulla strada di apertura verso uno strumento di democrazia sindacale che i colleghi si aspettano venga utilizzato già a partire dal prossimo contratto di lavoro. E che decida, nonostante il risultato negativo del Congresso straordinario, di superare le pressioni interne alla propria maggioranza e di organizzare comunque il referendum nel momento della sigla dell'atteso accordo contrattuale. STAMPA DEMOCRATICA, QUARTO POTERE, PUNTOEACAPO, MOVIMENTO LIBERI GIORNALISTI