Il lavoro della società di consulenza incaricata dalla Nie di studiare un piano industriale per il rilancio de «l'Unità» è giunto quasi al termine. Il gruppo dirigente del giornale e alcuni colleghi sono stati ascoltati dai tecnici della società. Spetterà al Consiglio di amministrazione della Nie esprimere una valutazione finale sul lavoro della società di consulenza.
Ma per quanto ci riguarda, diciamo da subito che gli orientamenti che sembrano emergere da questa fase di consultazioni non possono non allarmare giornalisti e lettori. In primo luogo: il piano industriale sembra configurarsi sempre meno come tale e sempre più pare assumere i connotati di un vero e proprio piano editoriale che tende a stravolgere carattere, struttura e posizione del giornale nel mercato italiano dei quotidiani. Se le nostre fondate preoccupazioni saranno confermate dal piano industriale che verrà presentato al Consiglio di amministrazione della Nie, ci troveremmo di fronte a una grave e inaccettabile anomalia: la Nie avrebbe affidato di fatto a una società esterna la redazione di un vero e proprio piano editoriale, cosa che contrasta apertamente con quanto sancito dal Contratto nazionale di lavoro e con i diritti di una intera redazione. Ma c'è di più: nelle consultazioni con colleghi e dirigenti del giornale i tecnici della struttura hanno posto una serie di domande tendenti a prefigurare già un orientamento su quello che dovrebbe essere «l'Unità». Non più primo giornale e giornale di informazione, ma secondo giornale e giornale di opinione e approfondimento destinato, con ogni probabilità, ad andare nelle edicole non più sette giorni su sette, ma solo sei. Cosa che non è mai accaduta nella lunghissima storia di questa testata. Tutto ciò nel perdurare, ormai da oltre sette mesi, dell'assenza di qualsiasi iniziativa di sostegno al giornale. Diciamo subito che si tratta di una scelta sbagliata che porterebbe a un pesante ridimensionamento del giornale. Non si deve essere grandi esperti di editoria per capire che questa nicchia di mercato è già egregiamente occupata da altre testate. Non c'è bisogno di richiamarsi ai classici del giornalismo per capire che il miglior giornale di opinione è quello che racconta le notizie. L'esperienza di questa redazione ci porta a dire che ogni volta che si è voluto ridimensionare il giornale o dismetterlo è stata rispolverata la favola del quotidiano politico di opinione. Ben altro, come più volte abbiamo detto, è il piano per un rilancio serio del nostro quotidiano. Ricordiamo alcuni punti per noi imprescindibili: 1) Riapertura dei centri stampa chiusi a maggio; 2) Piano per la introduzione in tempi brevi del full-color; 3) Aumento della foliazione e della tiratura; 4) Rinnovamento totale del sistema editoriale e delle dotazioni tecniche ormai obsolete; 5) Piano per il rafforzamento del management nei settori sofferenti della distribuzione e della pubblicità; 6) Definizione di un programma che affronti il tema della liberalizzazione della vendita dei quotidiani, con uno studio dei punti vendita maggiormente frequentati dal nostro target; 7) Rafforzamento della multimedialità e del sito internet con uno studio sulla interconnessione tra giornale di carta, sito, telefonini e banda larga; 8) Studio su inserti e iniziative editoriali di qualità; 9) Rafforzamento, qualitativo e quantitativo, delle cronache locali. Su questi punti, e su un vero piano di rilancio eventualmente proposto dalla Nie, i redattori de «l'Unità» sono disposti a tutti i confronti avendo un solo obiettivo: il rilancio e lo sviluppo del giornale. Una disponibilità manifestata concretamente fin dalla riapertura de «l'Unità», tornata in edicola sei anni fa grazie a un accordo che è costato sacrifici e rinunce economiche ai giornalisti de «l'Unità».