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Editoria 27 Gen 2012

Bellu: “Sono stati violati i patti con debiti non dichiarati” Fnsi e Assostampa, grande tristezza e preoccupazione

Finisce l'avventura di Sardegna 24. La società editrice del quotidiano fondato l'estate scorsa - il primo numero è uscito l'1 luglio - è stata messa in liquidazione. Le pubblicazioni cesseranno domenica 29 gennaio.La decisione, assunta oggi, è stata condivisa dal direttore Giovanni Maria Bellu che dal 16 novembre era diventato anche editore assumendo il controllo della maggioranza delle quote societarie.

Finisce l'avventura di Sardegna 24. La società editrice del quotidiano fondato l'estate scorsa - il primo numero è uscito l'1 luglio - è stata messa in liquidazione. Le pubblicazioni cesseranno domenica 29 gennaio.
La decisione, assunta oggi, è stata condivisa dal direttore Giovanni Maria Bellu che dal 16 novembre era diventato anche editore assumendo il controllo della maggioranza delle quote societarie.

''Sono stati violati i patti - spiega Bellu - nascondendo le reali passivita' della societa'''.  (CAGLIARI, 27 GENNAIO - ANSA) Editoria: per Fnsi e Assostampa sarda chiusura Sardegna 24 fatto triste, ma anche insufficienze imprenditori. Fare chiarezza. Piena solidarietà e sostegno del Sindacato ai colleghi
“È triste assistere alla grande difficoltà di nuovi giornali a proseguire la loro attività. E’, infatti, notizia di grande desolazione la chiusura dopo appena sei mesi e mezzo di “Sardegna 24”, quotidiano dell’isola promosso da un gruppo di imprenditori locali, che direttamente o indirettamente avevano lanciato una proposta editoriale con l’obiettivo dichiarato di sviluppare il pluralismo e un giornalismo alternativo, competitivo sul terreno delle idee nella regione. L’impegno generoso di 17 redattori e 5 collaboratori  che hanno dato prova di grande tenuta e del direttore Giovanni Maria Bellu - che nel novembre scorso si era assunto anche il ruolo di editore dopo la rinuncia dei principali imprenditori che l’avevano promosso -  non sono valsi a evitare una chiusura provocata forse anche da peccati d’origine. L’avvio della liquidazione della Società Editrice, con cessazione delle pubblicazioni a partire da lunedì prossimo, aprirà anche un’inevitabile verifica su diversi tavoli, compreso quello sindacale. Non c’è, infatti, solo un problema di difficoltà generica del mercato editoriale ma - dalle notizie che si hanno - emergono pochezza imprenditoriale e insufficienze originarie di business plan.  Su questi capitoli e sulla reale portata della partecipazione societaria di aziende o singoli all’impresa (quindi sulle responsabilità anche in termini di obblighi sociali verso i giornalisti e i lavorator)  dovrà essere esserci la massima chiarezza. Il sindacato dei giornalisti – la Fnsi e l’Associazione della Stampa Sarda – sono al fianco dei colleghi, ai quali manifestano la piena solidarietà per la preoccupazione che riguarda il presente e il futuro lavorativo, assicurando totale assistenza per la tutela dei diritti definiti dagli impegni sottoscritti e per l’eventuale sostegno con misure di ammortizzatori sociali. Per i lavoratori tutti la perdita del lavoro è una vicenda dolorosa che va ad aggiungersi al quadro occupazionale negativo dell’isola, la quale, con la chiusura di un giornale, registra ora anche l’impoverimento di un bene inestimabile come il pluralismo  dell’informazione.” IL PECCATO ORIGINARIO, di FRANCO SIDDI da SARDEGNA 24
La dedizione dei giornalisti non è bastata. Sardegna 24 chiude, speriamo solo momentaneamente, i battenti per l'assenza di capitani d'impresa lungimiranti e generosi. Pagano oggi un grande prezzo i giornalisti e il loro direttore che si era assunto anche oneri personali e familiari per proseguire l'attività. Da domani si troveranno senza lavoro ma ci sono peccati originali su cui occorre riflettere. Anche perché credo che la Sardegna abbia imparato in questi mesi a considerare meglio il valore di un'offerta plurale di informazione. Fare un giornale non può essere solo un'operazione che affascina e qualsiasi imprenditore che voglia cimentarsi in un'opera di questo genere deve seriamente sapere qual è la forza della sua disponibilità economica e qual è il prevedibile impatto di pubblico e di mercato sul quale progettare un'attività editoriale che possa poi consolidarsi.
Evidentemente, in questa circostanza, ciò non è avvenuto o non è avvenuto con la necessaria convinzione e coesione di intenti degli operatori e di coloro che si erano impegnati nella realizzazione di un progetto innovativo e alternativo rispetto all'offerta di informazione storicamente presente in Sardegna. Eppure esempi ed esperienze di raffronto non mancavano.
È triste oggi ricordare che in 35 anni è il quarto quotidiano a Cagliari (il quinto in Sardegna) che chiude dopo qualche tempo. Era successo con Tutto Quotidiano, con l'Altro giornale, con Epolis, e a Sassari con l'Isola. Stavolta le speranze erano diverse sia perché i cambiamenti rendevano meno esoso il lancio di un progetto editoriale rispetto al passato, sia perché gli imprenditori sardi sembravano davvero disponibili e pronti a impegnarsi in una partita nuova sulla quale tirare le somme dopo un anno o due. La redazione e il direttore ci fanno sapere che i rubinetti si sono prosciugati quasi subito e che ben presto gli impegni sono stati disattesi. Il direttore si è fatto carico di uno sforzo diretto ma evidentemente situazioni di debolezza finanziaria pregressa oggi portano a questa triste conclusione. Ogni volta che un giornale chiude la comunità dei lettori che lo avevano adottato, ma anche coloro che lo avevano avversato, perdono un'energia importante.
Non c'è dubbio che la Sardegna da oggi torna ancora più povera, perché dimagrisce il pluralismo e quindi il mercato delle notizie può essere meno completo e vario e il confronto delle opinioni sicuramente più circoscritto. Di tutto questo ci si accorge di più quando un giornale viene a mancare.
Sardegna 24 ha tentato vie nuove e alimentato un dibattito pubblico non consuetudinario né omologato. Questo vale più delle copie effettivamente acquistate ogni giorno dai lettori, anche se deve fare il riflettere il fatto che, parallelamente al disimpegno di alcuni imprenditori, è diminuita la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto di lettori e si è diffusa la percezione di un'impresa dal futuro quantomeno incerto. La discussione sulle responsabilità di questo esito proseguirà anche nelle sedi sindacali, dove sarà necessario trovare, di conseguenza, le soluzioni per attenuare le difficoltà materiali dei lavoratori compresi i giornalisti. È auspicabile che la discussione prosegua di fuori perché si valutino bene tutte le opzioni di una ripresa e comunque di un rilancio del giornalismo anche di identità alternativa in Sardegna, sia mediante una nuova eventuale pubblicazione sia attraverso un impegno civile diffuso capace di non disperdere le voci che possono arricchire l'indispensabile confronto pubblico.
Certamente per la Sardegna la riflessione più delicata è quella della difficile indipendenza economica – problema anche di altri tipi di intrapresa – che nel campo dell'informazione però pesano enormemente di più. Chi investe deve avere il senso dei limiti certamente, ma prima ancora chiara la misura degli obblighi che deve assicurare nel momento in cui parte verso una nuova avventura editoriale. Purtroppo non ci sono codici per gli imprenditori, né statuti di impresa come noi vorremmo. Forse è arrivato anche il tempo di pensare a un quadro istituzionale che stabilisca per chi vuole aprire nuovi giornali la disponibilità di garanzie reali per un'attività che duri almeno due anni. Stavolta la bandiera bianca a cui è stata costretta la redazione e la direzione non viene alzata solo perché ci sono due giornali forti, accade anche per un business plan originario evidentemente insufficiente e in alcuni tratti forse preparato con una certa leggerezza. In queste ore diversi politici manifestano solidarietà e si dichiarano amareggiati e dispiaciuti per la conclusione di questa esperienza. Dalla politica regionale è lecito aspettarsi una svolta di responsabilità per una legislazione regionale per l'editoria che, in termini di indipendenza e garanzia, sostenga il pluralismo dell'informazione con azioni di equilibrio e riequilibrio nella trasparenza. Il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha riconosciuto che il pluralismo alimenta il confronto e può aiutare anche a correggere punti di vista. La notizia dell'imminente ritiro del progetto della tv regionale Over the top (su cui questo giornale ha aperto un dibattito profondo) forse più di ogni altra cosa fa capire quanto sia un bene il pluralismo dell'informazione. EDITORIA: CHIUDE SARDEGNA 24; RAMMARICO CAPPELLACCI
 ''Un giornale che chiude e' sempre un impoverimento culturale per una societa' democratica, che si rigenera e riesce a rimediare alle sue distorsioni o disfunzioni se puo' contare su un pluralismo di voci''. Lo dichiara il presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Ugo Cappellacci, in relazione alla annunciata chiusura del quotidiano sardo 'Sardegna 24'.''Per questo - continua il presidente - manifesto il mio rammarico per l'annunciata cessazione delle pubblicazioni di Sardegna24, quotidiano su cui ho pure faticato a trovare notizie o servizi che non fossero conditi da una buona dose di prevenzione nei miei confronti. Quella che oggi esprimo al direttore Bellu, ai giornalisti e a tutti i collaboratori del giornale, vuole pero' essere una 'solidarieta' a prescindere', perche' continuo a ritenere che le divergenze e le critiche, anche le piu' aspre, possono aiutarci a crescere. E sono sempre piu' convinto - conclude Cappellacci - che forse alla nostra Sardegna renderemo un vero servizio il giorno in cui riusciremo tutti a 'deporre le armi' per tornare a confrontarci, dividerci e a scontrarci, riscoprendo la categoria dell'avversario e accantonando quella del nemico!''. (ANSA) 28-GEN-12 11:37 NNN

 

 

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