Dopo tre legislature, due da presidente e una da vicepresidente, Marina Cosi si fa da parte lasciando un Fondo di Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani in ottima salute e garantito da un serie di accordi e convenzioni. Per inciso si tratta di dieci anni durante i quali ha lavorato gratis. Ora la maggioranza che l'ha indicata all'incarico nel passato propone per l'elezione al Consiglio di Amministrazione Maria Silvia Sacchi, Carlo Bartoli, Ignazio Ingrao, Vincenzo Varagona, Gianfranco Astori e Enrico Castelli, e per il Collegio dei Sindaci Pinuccia Mazza, Giampiero Calchetti, Antonio Irde, Francesco (Franco) Mancini.
Colleghe e colleghi pronti a proseguire nel lavoro al servizio della categoria che in maniera chiara e limpida hanno portato avanti gli amministratori, indicati dalla categoria, di un Fondo preesistente alla creazione per legge del secondo pilastro previdenziale, una intuizione di cui il sindacato dei giornalisti, che lo ha creato per via contrattuale, deve andare fiero. E' inaccettabile, sia politicamente che umanamente, che in questo passaggio qualcuno creda di potersi permettere insinuazioni, calunnie, diffamazioni e distorsioni della realtà come crede di poter fare il collega portavoce e portabandiera del movimento Senzabavaglio. Marina Cosi è così attaccata alle poltrone, come suggerisce il "collega", da non apparire tra i candidati. E' anche una delle poche eccezioni alla regola di chi non lascia mai l'incarico, ad esempio, di consigliere nazionale della FNSI. Autonomia e Solidarietà, che molto deve a Marina Cosi per il suo impegno in tutte le strutture del movimento associativo dei giornalisti italiani, non può non ricordare la sua disponibilità, sempre espressa e praticata, a fare un passo a lato o indietro per favorire la crescita di nuovi quadri e dirigenti sindacali, e di questo la ringrazia ancora una volta.
Quanto all'idea che scambi sotterranei con promesse di future poltrone siano alla base dell'agire di Autonomia e Solidarietà e di questa maggioranza siamo pronti a sfidare alla prova dei fatti chi oggi, per motivi probabilmente strumentali e propagandistici, si azzarda ad avanzare tali tesi.
Mettere in dubbio l'onestà dei colleghi e la correttezza dei sistemi di rappresentanza è un sistema che abbiamo visto in atto altre volte, guarda caso sempre da chi non ha e non aveva alcuna proposta programmatica, ideale o di competenza.
Ci sono organismi preposti a giudicare, noi possiamo solo dire che qualcuno, a nome di Senzabavaglio, ha voluto andare oltre il proprio mandato per motivi abbastanza deplorevoli.
Questa mail avrebbe dovuto essere una comunicazione alle colleghe e ai colleghi fatta in spirito di servizio.
Ecco cosa vi avremmo scritto, e vi scriviamo comunque, al di là di questo spiacevole episodio.
E' un testo, chiaro e onesto, firmato da Marina Cosi che, con spirito di servizio, si è messa a disposizione per spiegare e raccontare di cosa stiamo parlando, anche se è un'avventura che si lascia alla spalle. Un'avventura e un'impresa per la quale la ringraziamo, anche a nome della categoria.
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Dal 26 al 29 ottobre 2012 si vota per rinnovare le cariche che gestiranno il nostro Fondo di pensione complementare (Fpcgi) per i prossimi tre anni. Sei consiglieri e due sindaci “in quota giornalisti”, che lavoreranno pariteticamente assieme ad altrettanti consiglieri e sindaci designati dagli Editori.
Cosa sia un Fondo lo dice il decreto legislativo 252 del 2005. I tre punti essenziali: l’adesione a questo “secondo pilastro” pensionistico dev’essere individuale e volontaria (non è cioè “automatica” come per Inpgi e Casagit); i criteri di versamento sono decisi assieme da Fnsi e Fieg, cioè dalle “fonti istitutive”; ognuno gioca per sé (sistema a capitalizzazione individuale, ovvero senza quella solidarietà che caratterizza Inpgi e Casagit), ha un proprio portafogli in cui confluiscono i diversi versamenti, decide come investirli sul mercato (scelta del comparto) per ottenere dei rendimenti che a fine carriera si tradurranno in quel tesoretto (quote + rendimenti = montante individuale) indispensabile per ottenere una rendita pensionistica complementare.
Il nostro Fondo nasce nel 1987 - difatti è definito “fondo preesistente” - ed ha forma giuridica di fondazione, ma come tutti gli altri fondi di categoria è soggetto al controllo della Covip (commissione vigilanza fondi pensione). In origine esisteva un solo comparto, uguale per tutti (Prudente); poi, per consentire ai soci di differenziare il tipo di investimenti, a seconda dell'età e della propensione al rischio, se ne sono aggiunti altri (Mix, Crescita). E, quando la legge ha obbligato a destinare il Tfr, è stato varato un comparto assicurativo (Garantito) che, nato per i "distratti", è stato scelto anche da altri o perché prossimi alla pensione o come rifugio in tempi di mercati tempestosi. Pure i gestori finanziari sono aumentati, assieme alla massa amministrata, e messi in competizione. Inoltre da ultimo è stata loro tolta la "reazione pavloviana" che li obbligava a reagire in automatico agli abbassamenti di rating e che sarebbe stata rovinosa (in particolare dopo il down grade dell'Italia). I rendimenti sono sempre stati buoni, al di sopra della media degli analoghi fondi, ma hanno subito anch'essi la bufera della crisi, problema che però ora e ovviamente per ora, col recupero delle Borse potrebbe essere superato.
Chi ne può (deve) far parte? Essendo un fondo negoziale - ossia nato in seguito ad un accordo, ovvero negoziato, ovvero contratto, fra i rappresentanti dei lavoratori, Fnsi, e dei datori di lavoro, Fieg – prevede che gli iscritti siano lavoratori dipendenti al momento dell’iscrizione, non importa se a tempo determinato, indeterminato, art. 1 o 2 o 12 o 36… Un tempo potevano essere iscritti solo gli articoli 1; dunque non i praticanti, nè i corrispondenti, né i collaboratori. Ora la legge ha imposto l’ingresso dei dipendenti a qualsiasi titolo, però gli editori non versano loro il contributo datoriale. Mi sembra un bel tema per il prossimo rinnovo contrattuale con la Fieg. E’ infine ancora inevasa la richiesta, avanzata dai consiglieri giornalisti del Fondo, e fatta propria dalla Fnsi nel confronto con la Fieg, di consentire l’ingresso anche ai freelance (legittimo, se si considera il Fpcgi quale fondo “di categoria”). Il ragionamento é semplice: così come tutti hanno un primo pilastro (i dipendenti l'Inpgi, i collaboratori la Gestione separata o Inpgi2), egualmente tutti hanno diritto per legge al secondo pilastro o pensione complementare. E visto che esiste già, si chiama FondoGiornalisti, basterebbe aprire la porta e lasciar entrare anche i freelance... Infine c'è un'altra battaglia a buon punto in CdA: la possibilità di associare i figli dei giornalisti (la formula statutaria è più generica, "ampliamento ai familiari a carico"), con un doppio obiettivo: per il Fondo una platea di iscritti più ampia comporta ottimizzazione delle risorse e diluizione dei costi, per i colleghi significa garantire un tesoretto previdenziale ad una generazione precaria e sfruttare per intero l'abbattimento fiscale.
Vantaggi. Il giornalista che s’iscrive al Fondo obbliga con questa scelta l’editore a versargli l’1% dello stipendio lordo ed il tfr (trattamento di fine rapporto) o una sua quota, impegnandosi a propria volta a versare da un minimissimo dello 0,1% a quanto gli pare. Inoltre ottiene una detassazione totale annua fino a 5.164,27 euro. Alla fine della carriera - beninteso se avrà versato qualcosa più d’un pugno di noccioline - avrà una seconda pensione. Comunque deciderà lui se restare iscritto anche dopo il pensionamento, qualunque sia il motivo (perché non ha ancora accantonato abbastanza o perché gli fa comodo abbattere le tasse di 5mila euro e rotte). Durante il percorso i suoi soldi vengono investiti nel comparto prescelto e possono essere prelevati in parte per anticipazioni (prima casa, salute) e, dopo 8 anni dall’iscrizione, per piccole emergenze. Dopo un confronto non semplice, ma come si dice costruttivo, entrambe le "anime" del Fondo hanno concordato di conferire all'Inpgi la gestione delle rendite. Tradotto: poichè l'erogazione della pensione complementare non può avvenire direttamente, ma deve, per legge, essere affidata ad un'assicurazione o ad un istituto previdenziale, il Fondo ha firmato una convenzione con l'Inpgi a costi assolutamente competitivi.
Chi e come gestisce gli investimenti nel Fondo. Per legge il Fondo deve esternalizzare sia il lavoro amministrativo e contabile (Previnet, è una società delle Generali) sia la gestione finanziaria. La Previnet viene monitorata dal nostro Collegio dei Sindaci, che si reca periodicamente nella sede Previnet di Mogliano Veneto a visionare la documentazione, mentre gli otto gestori delle risorse (Azimut, Allianz, Eurizon, Generali, Pictet, Zenit, Ubs, più Cattolica Assicurazioni) e la banca depositaria (Bnp Paribas) sono controllati da un advisor indipendente (Agora Sgr) in continuo contatto con la presidenza e sotto la verifica periodica del CdA. Al di là di questa struttura, esiste un piccolo ufficio centrale che colloquia coi soci, funge da segreteria di presidenza e Cda, tiene i rapporti coi gestori - amministrativo, finanziari, banca depositaria - e con l'advisor. La gestione diretta del Fondo si traduce dunque, da una parte, in riunioni del CdA, ispezioni dei sindaci, impegno istituzionale e di supervisione del presidente col supporto dell’advisor e del direttore federale, dall’altra nell’operatività quotidiana dell’ufficio in cui lavorano - in base ad una convenzione con la Fnsi - due impiegate a tempo pieno e un contabile a tempo parziale. La sede occupa parte d’un appartamento Inpgi subaffittato dalla Fnsi in corso Vittorio Emanuele 349 a Roma.
Quanto “prendono” gli eletti e perché. I 12 consiglieri non vengono remunerati, ma ricevono per le giornate di CdA (da 3 a 5 l’anno) un gettone di 100 euro lordi. Anche il presidente ed il vicepresidente prestano la propria opera gratuitamente. Ai 4 sindaci si applica invece il tariffario di categoria. Nell’ultimo anno ogni consigliere ha avuto circa 600 euro lordi e ogni sindaco quasi 10mila euro lordi. Tutti i dati di bilancio sono reperibili sul sito, in particolare ai link:
http://www.fondogiornalisti.it/download/2012/FPC_BILANCIO2011_CONSUNTIVO.pdf;
http://www.fondogiornalisti.it/download/2012/FPC_BILANCIO2011_RELAZIONE_CDA.pdf
Insomma, diciamolo, anzi ce lo ha riconosciuto anche la Covip, siamo parsimoniosi. L’incidenza dei costi generali è dello 0,74%.
Come comunicare. Nonostante le risicate risorse, il Fondo pensione dei giornalisti riesce a mantenere coi propri soci un rapporto che non hanno altri fondi, in genere dotati di molto più personale e d’una direzione, oltre che in genere più munifici coi propri amministratori. Oltre all'uso delle email dedicate - canale privilegiato delle comunicazioni tra soci e ufficio oltre che tra ufficio e aziende e gestori – funziona per quattro ore al giorno una linea telefonica diretta e, su appuntamento, anche un’attività di sportello: http://www.fondogiornalisti.it/Esterne/Fscrivi.asp
Volendo c'è dell'altro e lo si può trovare sul sito www.fondogiornalisti.it o chiedere delucidazioni all’Ufficio. Mal che vada potete chiederlo anche a me, che ancora per due mesi, prima di passare definitivamente la mano, sarò la vostra presidente. A disposizione! Cari saluti,
Marina Cosi