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Componenti Fnsi 18 Mag 2006

Autonomia e Solidarietà: "Informazione e sport: tre propostre di discussione"

Tira una brutta aria sull’informazione sportiva. Come nel caso dello spaccato del mondo del calcio che esce dalle intercettazioni telefoniche agli atti delle varie procure che indagano, anche sul rapporto tra giornalisti e palazzo, in questo caso sportivo, molte dicerie e chiacchiere si stanno rivelando fatti e verità.

Tira una brutta aria sull’informazione sportiva. Come nel caso dello spaccato del mondo del calcio che esce dalle intercettazioni telefoniche agli atti delle varie procure che indagano, anche sul rapporto tra giornalisti e palazzo, in questo caso sportivo, molte dicerie e chiacchiere si stanno rivelando fatti e verità.

La Magistratura si incaricherà di stabilirne la rilevanza penale. Qui vorrei soffermarmi sulla loro valenza etica e deontologica. Un vizio, quello della contiguità, che certo non si può rimproverare soltanto a chi si occupa di calcio o basket, ma questo non rende meno grave un andazzo che, con il crescere dell’importanza mediatica, finanziaria e sociale dello sport, ha evidentemente prodotto più guasti di quelli che si potessero immaginare. Sul passato e sul presente, sul coinvolgimento o meno di colleghi, dovranno intervenire gli organi della categoria, con le regole che la stessa si è data, anche se l’assenza di sanzioni degne di questo nome, rende più difficile il compito degli organi di controllo. Ma una volta chiusi i fascicoli e prese le decisioni, resteranno le macerie di un rapporto, quello fra informazione e sport, che va ricostruito su basi credibili, con regole nuove. Bastano le carte dei diritti e dei doveri, le norme deontologiche della categoria? A mio avviso no. Da tempo sostengo, ma è un parere personale, che la loro genericità le rende aggirabili e sottoposte a un veloce logorio. Ma c’è di più: la deflagrante portata del terremoto, che è ben lungi dall’essersi esaurito, richiede rimedi che sradichino il malcostume. Un compito che spetta all’Ordine Nazionale, a quelli regionali, alla Fnsi e alle Associazioni, ma sul quale va avviato un dibattito collettivo, trasparente che non si limiti agli addetti ai lavori, logica quest’ultima che è una delle cause, pur se non la principale, del degrado. Il confronto va esteso a chi lo sport lo pratica, a livello agonistico o di base, a chi lo governa, ma anche chi lo segue come semplice appassionato. Sarebbe un errore, però, sottovalutare un altro aspetto che è alla base di questo guazzabuglio. La progressiva trasformazione del mondo dello sport, sempre più complesso e stratificato, richiede oggi una serie di competenze professionali (legislative, finanziarie, giuridiche) che non facevano parte del tradizionale bagaglio del cronista sportivo. Detto in altre parole, l’impressione è che l’informazione del settore si sia fatta trovare impreparata nonostante i segnali fossero chiari e molteplici (dallo scandalo dei passaporti al cosiddetto doping amministrativo). Per favorire questa discussione, mi limito a suggerire tre binari sui quali far viaggiare, il più velocemente possibile, le iniziative di riforma e rigenerazione del rapporto fra informazione e sport: 1. Un codice deontologico ad hoc, comprensivo di sanzioni 2. Una politica di formazione e aggiornamento di nuove e vecchie generazioni mirati sulle nuove competenze. 3. Un ripensamento degli organismi che, dentro e fuori la categoria, raggruppano i colleghi del settore. Paolo Butturini Giornalista de La Gazzetta dello Sport Consigliere Nazionale della Fnsi

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