Autonomia e Solidarietà considera positivo che il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti abbia approvato, con oltre un anno di anticipo, una proposta di regolamento per la formazione continua professionale, come previsto dallo schema di DPR varato dal Consiglio dei Ministri del 15 giugno scorso. Certamente il regolamento andrà armonizzato con il sistema bilaterale di formazione in via di definizione tra FNSI e FIEG, ma è comunque un importante passo avanti.
Stupisce invece che, a fronte di un intervento assai limitato sulla legge 69 del '63 previsto dal DPR e in considerazione dell'affossamento delle proposte di riforma complessiva dell'Ordine stesso, il medesimo Consiglio abbia bocciato un documento che chiedeva con forza proprio quella riforma che i giornalisti italiani aspettano da decenni.
Ecco il documento presentato dai colleghi di "liberiamo l'informazione" e bocciato dal CNOG:
Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri dello Schema di Dpr sulla riforma degli ordinamenti professionali, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti esprime forte preoccupazione per il mancato riconoscimento della specificità che attiene all’esercizio della professione giornalistica peraltro richiamata dall’articolo 21 della Costituzione.
Il Consiglio nazionale Odg auspica pertanto che nel prosieguo di un proficuo confronto con il Governo vengano superati quegli elementi di incongruenza, irrazionalità e contraddizione che, se non rimossi, andrebbero ad inficiare profondamente lo svolgimento dell’attività professionale in termini di autonomia, di libertà, del diritto dovere di cronaca e del diritto dei cittadino alla corretta informazione.
Il Consiglio nazionale dell’Odg rinnova inoltre la richiesta di arrivare al più presto ad una riscrittura della legge istitutiva dell’Ordine, ormai cinquantenne, che non potrà non tener conto di due fondamentali aspetti: il riconoscimento costituzionale portato dall’articolo 21 al ruolo del giornalista e la dimensione effettuale con cui si è storicamente declinato nella realtà italiana.
Tra gli aspetti qualificanti dell’urgente intervento riformatore sono essenziali: la modalità di accesso alla professione che non può prescindere dal diploma di laurea; la tenuta degli albi rispettando il principio in base al quale è giornalista chi lo fa; la riduzione drastica dei componenti il Consiglio nazionale dell’Ordine e conseguente riscrittura della modalità di elezione; l’esercizio della funzione disciplinare e la centralità del richiamo ai principi deontologici. Roma, 21 giugno 2012
L’ALTERNATIVA: UNA OCCASIONE SPRECATA
La conferenza nazionale dei Cdr, appendice della riunione del Consiglio nazionale della Federazione nazionale della stampa italiana, si è rivelata una occasione sprecata dalla Segreteria nazionale del sindacato unico dei giornalisti italiani. Lo scrivono in una nota i consiglieri Fnsi Massimo Calenda, Paolo Corsini, Marco Ferrazzoli, Pierangelo Maurizio, aderenti a l’Alternativa.
Per i 4 Consiglieri Nazionali sarebbe stato più utile per tutti i giornalisti che l'assemblea fosse un momento di ascolto delle esigenze dei colleghi impegnati a combattere il tentativo dei gruppi editoriali di scaricare il costo della crisi sulle sole redazioni, invece che sentire dotte riflessioni sul mercato del lavoro. La disaffezione al sindacato si acuisce non ascoltando chi è in prima linea, nelle redazioni, a cercare di mantenere in vita le garanzie contrattuali per i colleghi.
Per questo l’Alternativa insiste nel pungolare Segretario e Giunta:
1) Nel dire basta con gli stati di crisi senza fine. L’accoglimento dello stato di crisi aziendale deve essere concesso da parte della Fnsi, in sede Ministero del lavoro, solo quando la fuoriuscita di colleghi venga preceduta da quella di manager e Direttori che evidentemente hanno fallito nella gestione della testata.
2) Nel prendere atto che L'esorbitante numero di 101mila iscritti all’Ordine dei giornalisti impone un intervento immediato che ponga fine a questa indecente fabbrica di disoccupati: basta con i praticantati d'ufficio senza che si attivino con successo ed efficacia gli ispettori Inpgi; basta con i praticantati rilasciati - o meglio “venduti” – dalle scuole di giornalismo senza tener conto delle possibilità di un mercato del lavoro a dir poco asfittico.
3) Che rivendichi con voce alta e forte la necessità di una rapida soluzione del nodo della nuova governance Rai, questa deve passare necessariamente attraverso il vaglio democratico del Parlamento, in linea con quanto sancito più volte dalla Corte costituzionale. Sottrarre la Rai al controllo asfittico dei partiti, non vuol dire certo porla sotto il controllo delle lobby e dei poteri forti. Nessuna emergenza, poi, può giustificare il mancato rispetto delle leggi della Repubblica. Roma, 13 giugno 2012