I miei complimenti davvero sinceri a Mariagrazia Molinari per la puntigliosa ricostruzione attraverso gli atti pubblici del Cda di quanto accaduto dal 2001 ad oggi. Devo però sottolineare alcune imprecisioni ed alcune omissioni che forse spiegano la sensazione di vaghezza denunciata dalla illustre collega di Stampa Democratica.
Innanzi tutto occorre precisare che il mio secondo mandato alla presidenza è iniziato sotto un segno gestionale diverso dal precedente. Era infatti cambiata la Direzione Generale. Nell’interregno intercorso prima della nuova nomina il Cda ha avuto modo di rilevare che il bilancio per cassa – pur perfettamente legittimo per un’associazione come Casagit - presentava alcune debolezze, in particolare una difficile quantificazione delle fatture relative agli anni precedenti, registrate ed archiviate sempre secondo l’ordine di protocollo, ovvero la data di ricezione da parte della Casagit. Proprio il bilancio 2004, con l’anomalia dell’avanzo di 5 milioni di euro, non in linea con le aspettative, ci ha convinti della necessità di passare a diverse regole contabili. Di qui l’impegno a riallineare i criteri entro questa legislatura. Per riordinare tutto ci sono voluti due anni e mezzo. E’ stato infatti necessario reimpostare il sistema contabile, quello di registrazione delle fatture, quello delle regole di accertamento di spesa. In più è stato necessario riqualificare la spesa degli anni precedenti, riformulando gli ultimi due bilanci secondo le nuove regole. Il termine trasparenza non sottende brogli o aggiustamenti, ma è molto più semplicemente riferito alla leggibilità dei dati, in particolare del divario tra contributi e prestazioni. Un ente come la Casagit infatti può contare sulla certezza degli introiti denunciati dalle aziende cui si aggiungono quelli, pure certi, versati dai soci capitari. Non così per le uscite. Altro particolare: è ben vero che si sono sinora rimborsate anche spese presentate con oltre due anni di ritardo, ma sempre in misura percentuale e in base a decisioni della Commissione Permanente basate su motivazioni di eccezionalità condivise. La cifra del disavanzo 2007 non è stata riportata nel comunicato del 29 maggio perché già conosciuta dopo il Cda che aveva approvato il bilancio. In ogni caso i delegati ne avevano precisa contezza, compresi i “senza potere” D’Amico e Muscau. Aeranti Corallo: qui l’omissione è più grave. Tale da lasciare a bocca aperta. Sostenere, come fa Mariagrazia Molinari, che il Cda della Cassa che la Casagit non abbia fatto opposizione a questo contratto è impreciso e fuorviante. La Cassa, per suo stesso Statuto, nonché per assunto contrattuale, non può rifiutare l’iscrizione di un contrattualizzato. La titolarità del contributo, all’art.21 del Ccnlg, è in capo alla Fnsi che lo destina alla Casagit. Il nostro ruolo era far presente l’insostenibilità del contributo, più volte sottolineata con il sindacato. L’ultima con il comunicato del 26 febbraio con cui si rispondeva ad una nota di Democrazia Sindacale. Il fatto che il Cda Casagit, nell’ottica della solidarietà e dell’importanza di un contratto di emersione abbia accondisceso a posporre anche l’adeguamento già concordato mi sembra un atto di responsabilità sindacale. Infine, la questione Lehman Brothers. Ritengo non accettabile e, ancora una volta, fuorviante la definizione “mercato speculativo” riferita ad obbligazioni di prima categoria della quarta banca d’investimenti al mondo, che il venerdì antecedente il fallimento era ancora classificata con un rating pari ai Bot emessi dallo Stato italiano. Ancora non ho trovato nessuno che ammetta di aver definito a rischio un investimento in obbligazioni bancarie di quel tipo prima del luglio 2008. Mercato speculativo, che io sappia è quello azionario, dei fondi azionari, dei derivati, dei subprime, degli hedge fund. Il resto, equivale alla classica tegola che cade sulla testa del passante. Andrea Leone Presidente Casagit