Ben 36 giornalisti stranieri e siriani sono stati uccisi negli ultimi due anni di violenze in Siria e numerosi altri sono rimasti feriti o sequestrati dalle milizie fedeli al presidente Bashar al Assad o da gruppi che dicono di appartenere al fronte dei ribelli anti-regime: sono i numeri che rendono attualmente la Siria il Paese più pericoloso per i reporter, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti basato a New York.
La maggior parte dei rapimenti e delle uccisioni è avvenuta nella parte nord-occidentale al confine con la provincia turca dell'Hatay, nelle regioni di Idlib, Aleppo e nella zona montagnosa di Latakia. La stessa zona dove, a inizio aprile, sono stati sequestrati e poi rilasciati Amedeo Ricucci del programma Rai 'La Storia siamo noi', il fotografo Elio Colavolpe, il documentarista Andrea Vignali e la reporter freelance Susan Dabbous.
L'ultimo reporter a esser stato ferito è Joerg Armbuster, corrispondente della tv di Stato tedesca Ard, colpito da spari di arma da fuoco ad Aleppo lo scorso 29 marzo e poi rimpatriato in Germania. Meno fortunati sono stati diversi altri giornalisti stranieri colpiti a morte in circostanze che difficilmente saranno chiarite in futuro.
Si sono perse invece le tracce di due giornalisti freelance americani: Austin Tice e James Foley. Il primo, scomparso il 13 agosto 2012, secondo il Dipartimento di Stato Usa è probabilmente finito in mano a milizie lealiste anche se appare in un video amatoriale (la cui autenticità è fortemente contestata dagli esperti) nel quale viene mostrato prigioniero di sedicenti fondamentalisti islamici. Tice, 31 anni, lavorava per il gruppo editoriale McClatchy e il Washington Post ed è stato avvistato l'ultima volta tra Homs e Damasco.
Foley, 39 anni, è scomparso invece nella regione di Idlib, nei pressi di Taftanaz, lo scorso 22 novembre. Collaborava con l'agenzia France Presse. Di lui non si hanno notizie e si teme che sia stato ucciso.
Nei giorni scorsi scalpore aveva destato la diffusione da parte della tv di Stato siriana di un appello rivolto da un uomo d'affari siriano residente in Kuwait, Fahim Saqr, che aveva offerto circa 95mila dollari a chiunque consegni ai servizi di sicurezza del regime giornalisti delle tv panarabe al Jazira e al Arabiya, rispettivamente finanziate da Qatar e Arabia Saudita, Paesi che sostengono la rivolta anti-Assad. (BEIRUT, 7 MAGGIO - ANSA)