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Internazionale 04 Nov 2006

Afghanistan, il racconto di Torsello, incatenato per 23 giorni e liberato venerdì: "Ho avuto paura di essere ucciso" Il fotoreporter è rientrato oggi in Italia

È iniziata e finita con una telefonata all'ospedale di Emergency di Lashkargah la lunga avventura di Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano rapito in Afghanistan il 12 ottobre scorso mentre era a bordo di un autobus diretto a Kandahar per un servizio. Il 14 ottobre una chiamata confermava il suosequestro, venerdì dopo 23 giorni una chiamata ha annunciato la sua liberazione, avvertendo che l'ostaggio era lungo la strada per Kandahar

È iniziata e finita con una telefonata all'ospedale di Emergency di Lashkargah la lunga avventura di Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano rapito in Afghanistan il 12 ottobre scorso mentre era a bordo di un autobus diretto a Kandahar per un servizio. Il 14 ottobre una chiamata confermava il suosequestro, venerdì dopo 23 giorni una chiamata ha annunciato la sua liberazione, avvertendo che l'ostaggio era lungo la strada per Kandahar

È un membro afghano dello staff di Emergency, viaggiando nella direzione indicata, a trovare Torsello e ad avvertire subito familiari, il ministero degli Esteri e l'ambasciatore italiano a Kabul. Immediata la reazione di gioia della famiglia, che finalmente potrà riabbracciare il giornalista, atteso in nottata a Roma. «È un'emozione indescrivibile, oggi sono il papà più felice del mondo», afferma Marcello Torsello, il padre del giornalista, ringraziando tutti coloro che hanno lavorato per il suo rilascio. «Una felicità grandissima. Oggi per noi è un giorno bellissimo», fa eco la sorella Valentina, che dice «finalmente è finito un incubo». Mentre si moltiplicano di minuto in minuto messaggi da tutto il mondo politico a Peacereporter Torsello racconta i primi dettagli sui lunghi giorni di prigionia, trascorsi incatenato, al buio, chiuso in una stanza. E dice di «non aver mai visto la luce, durante il mio sequestro: durante il primo periodo mi tenevano sempre incatenato, ma almeno avevo un Corano e potevo leggerlo». Finchè non è stato spostato in un altro luogo, dove non aveva il Corano. Quel giorno il giornalista ha temuto davvero di essere ucciso. «Sì, ho avuto paura, soprattutto una notte - racconta - Ero seduto nella mia stanza, incatenato, aspettavo la cena. Sono arrivati e hanno aperto la porta. Uno mi ha preso e mi ha portato fuori, senza farmi mettere le scarpe e senza bendarmi, cosa che facevano sempre. Mi tirava forte, io avevo le catene, non riuscivo a stargli dietro e dovevo saltare per seguirlo. Ho pensato che mi avrebbero ucciso. Poi invece mi hanno messo in macchina e mi hanno spostato». I sequestratori gli davano da mangiare, «patate oppure pane afgano bagnato in una zuppa fatta con un pezzo grasso». Le sue giornate trascorrevano pensando alla famiglia, «tanto che per dei periodi riuscivo ad assentarmi e a immaginare di essere altrove - sottolinea - Poi mi vedevo le catene ai piedi, e mi rendevo conto che era solo un sogno». Sempre alla famiglia va il primo pensiero di Torsello, non appena liberato. «Voglio andare ad Alessano, dalla mia famiglia. Li abbraccio tutti, ci vediamo lì», afferma. E in una telefonata a casa il fotoreporter rassicura tutti, parla con il padre Marcello e con la compagna Silvia, dice loro che sta bene, li saluta con le parole «Vi amo tutti», chiede del figlio Gabriele ed esprime un desiderio particolare, quello di mangiare pesce appena torna. «Gabriele - afferma il padre del fotoreporter - ha dimostrato molto coraggio in questi momenti difficili». «Abbiamo sempre avuto molta fiducia nella Farnesina - dichiara il cognato di Torsello, Modesto Nicolì - ci è stata molto vicina e ci ha supportato in questi momenti difficili; così come vorremmo ringraziare i carabinieri e la polizia, ed Emergency e Peacereporter per il lavoro che svolgono in quei paesi disagiati. In ultimo, vorremmo salutare anche la stampa, che a modo suo ci è stata vicina». Proprio il mondo della stampa, tra cui la Fnsi, l'Associazione stampa romana e l'Usigrai, esprime soddisfazione per il rilascio del fotoreporter. Anche l'Ucoii, che nei giorni scorsi aveva lanciato un appello per la liberazione, ringrazia «coloro che hanno operato affinchè questo avvenisse con la maggior rapidità e sicurezza possibili». «In particolare la nostra riconoscenza -precisa l'Ucoii- va agli amici fraterni di Emergency, alle autorità civili e militari e a tutta la rete di solidarietà che si è sviluppata intorno alla vicenda di Torsello e che ne ha propiziato il felice epilogo. Inviamo alla sua famiglia tutte le nostre più sentite congratulazioni e l'augurio che niente più li possa forzatamente separare dal loro caro». Mentre rimbalzano messaggi di gioia per il rilascio, Alessano, il comune in provincia di Lecce di cui è originario Torsello, si prepara ai festeggiamenti. «Tutta Alessano è stata in ansia - precisa il sindaco Luigi Nicolardi - Per domenica avevamo organizzato una grande mobilitazione per chiederne la liberazione. Se Gabriele sarà con noi, la trasformeremo in una grande festa». E in realtà oggi la villa dove abita la famiglia del fotoreporter rilasciato è stata letteralmente assediata dalla gente del paese e dai giornalisti. Un viavai per salutare insieme la notizia della liberazione. Anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola commenta la notizia della liberazione. «Gabriele sarà il benvenuto in Regione e spero di incontrarlo al più presto», sottolinea il governatore auspicando che la sua liberazione «possa essere un seme buono in una terra concimata di morte e di terrore». La gioia per la liberazione del giornalista rapito oltrepassa i confini italiani. «Soddisfazione» si respira tra i militari italiani di stanza a Kabul nell'ambito della missione multinazionale Nato Isaf. «Siamo felici, aspettavamo questa notizia. Sapere che un italiano è stato liberato ci riempie di gioia», dice il capitano Luigi Usai, portavoce del contingente italiano comandato dal Colonnello Antonio Maggi e basato sul 70 Reggimento Alpini dell'Esercito. Accantonata la paura, restano i 23 giorni di sequestro su cui il 16 ottobre la procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo. Probabilmente domani stesso Torsello sarà ascoltato dal pubblico ministero Franco Ionta, interrogatorio necessario per conoscere particolari della vicenda e per tentare di ricostruire come sono accaduti i fatti e in che maniera abbia trascorso il periodo in cui è stato tenuto sequestrato. Una vicenda complessa. Elisabetta Belloni, Capo della Unità di Crisi della Farnesina, parla di una «trattativa molto difficile che a volte ci ha fatto temere per la vita dell'ostaggio». (Adnkronos) = È atterrato alle 12,46 all'aeroporto di Ciampino il 'Falcon 900' della Presidenza del Consiglio che ha portato in Italia Gabriele Torsello, il fotoreporter liberato ieri in Afghanistan. Tra le personalità politiche presenti il ministro della Difesa Arturo Parisi, che attende l'arrivo dell'aereo sulla pista dello scalo romano insieme ad alcuni parenti di Torsello. (Adnkronos) ''Lo abbraccero' e sara' un'emozione fortissima. Bastera' per comunicargli il nostro affetto''. Cosi' Davide Torsello, uno dei cugini del fotoreporter che insieme ad altri tre cugini (Cristina, Renato e Alessandro) e il figlio di Cristina, Riccardo Moro, ha raccontato ai giornalisti i momenti che stanno vivendo nell'attesa del rientro di Gabriele Torsello all'aeroporto di Ciampino. A Davide e' stato chiesto perche' non sono qui la moglie e il figlio di Gabriele:''lo aspettano - ha risposto - con il resto della famiglia ad Alessano, suo figlio Gabriele non vede l'ora di vedere il suo papa'. Sono andato io a prendere sua moglie Silvia e il figlio in Austria perche' potessero insieme ai genitori accoglierlo a casa''. Davide ha voluto anche ringraziare quanti hanno sostenuto la famiglia di Torsello in queste quattro settimane. ''Voglio ringraziare - ha detto Davide - Matarrese per le magliette che i calciatori hanno indossato e l'Ucoii per l'appello per la liberazione''. A differenza di quanto era stato detto in precedenza nessun membro della famiglia di Torsello e' in viaggio da Kabul con il fotoreporter. ''Abbiamo preferito fare questa sorta di comitato di cugini a riceverlo - ha detto Davide - mentre il resto della famiglia lo attende a casa e prepara la grande festa per il suo ritorno''. ''Mio cugino Gabriele e' un ragazzo dolcissimo, molto serio, tutti gli vogliono molto bene e lo aspettano con ansia''. Davide non ha ancora parlato con il cugino che sta rientrando da Kabul: ''La notizia che l'hanno liberato me l'ha data un nostro zio. Gli unici che hanno sentito Gabriele sono suo padre e sua madre''. (ANSA)

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