(Astro9colonne) - Kabul, 29 dic - “I giornalisti in Afghanistan non si possono ancora considerare completamente liberi”: questo l’allarme lanciato dall’Associazione indipendente dei giornalisti afghana (Aija), che nei giorni scorsi ha denunciato la difficile situazione che i professionisti dell’informazione devono ancora sostenere nel paese mediorientale, quattro anni dopo la caduta del regime talebano.
“Qui i giornalisti subiscono pressioni, intimidazioni e violenze da parte dei signori della guerra, in regioni ancora fuori dal controllo del governo centrale”, ha dichiarato il presidente dell’Aija Rahimullah Samander. “I casi di violenza contro i giornalisti sono raddoppiati nell’ultimo anno, rispetto ai dodici mesi precedenti – ha aggiunto Samander -. Dai 15 del 2004 sono passati ai 30 del 2005”. Purtroppo, le violenze hanno significato anche la morte per due reporter: quest’anno sono stati assassinati Shaima Rezai, della tv privata Tolu, di Kabul, e Mohammad Mawaind, cronista di un giornale della regione di Khost. Negli ultimi anni i mezzi di comunicazione in Afghanistan hanno conosciuto un vero e proprio boom: negli anni del regime talebano infatti esistevano solo pochi quotidiani, tutti sotto il diretto controllo degli “studenti coranici”, così come l’unica stazione radio, che trasmetteva quasi esclusivamente programmi religiosi. La televisione era invece proibita. Oggi, nel Paese asiatico si contano circa 300 pubblicazioni registrate presso il ministero dell’Informazione, oltre a 42 stazioni radio e cinque emittenti televisive private.