'Internet, informazione, democrazia' è il tema del Forum promosso dall'Unione Cattolica della Stampa Italiana a Roma oggi all'auditorium dell'Enel, per una riflessione a più voci sull'impatto del nuovo linguaggio globale sull'informazione, sulla partecipazione politica e sui sistemi democratici.
Formidabile macchina economica, utilizzata da oltre 1 miliardo di individui, nonchè protagonista della copertina di 'Time' del 2007, Internet è entrato nei comportamenti individuali e collettivi e nelle dinamiche politiche, ponendo, una sfida, senza precedenti, sulle grandi regole di un'informazione globale che sia eticamente sostenibile. Per salvaguardare in modo più efficace i fondamenti della società liberale. Partecipano alla discussione esponenti autorevoli delle culture laica e cattolica. Tra i quali l'Arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali,il gesuita di 'Civiltà Cattolica' Padre Antonio Spadaro, il professor Stefano Rodotà dell'Università di Roma, il direttore di 'No'va' Luca de Biase e Claudio Velardi, fondatore di Sherpa Tv. Oltre al presidente della Federazione Editori Giornali Boris Biancheri, al presidente dell'Ordine dei Giornalisti Lorenzo del Boca e al segretario generale della Fnsi Franco Siddi, sono in programma i contributi di rappresentanti del mondo universitario e di protagonisti dei giornali, delle agenzie, delle radio e tv, accanto agli interventi di significativi attori del web e dell'informazione sociale alternativa. Al centro di questo appuntamento, il più largo e interdisciplinare realizzato finora in Italia, non è solo l'analisi dei contenuti a rischio di Internet (in particolare per le patologie pedofile e pornografiche e per l'aumento della violenza minorile) ma anzitutto la questione della natura pubblica dell'informazione. Quali strumenti nuovi sia necessario inventare per salvaguardarla dalla massificazione senza mettere a rischio i valori comuni e le regole che consentono la convivenza, ma anzi valorizzando i potenziali libertari di Internet. Nei fatti il linguaggio più temuto dalle dittature. (ANSA)