"Un commosso omaggio alla memoria di Adjimal Naskhbandi, il collega che collaborava con Mastrogiacomo e che è stato assassinato dai Talebani. Un atto di solidarietà verso i giornalisti afghani, schiacciati fra l'incudine del terrorismo talebano e le logiche di guerra che limitano la libertà di informazione.
Una decisa richiesta all'ONU e all'Unione Europea perché voglia assumere la tutela della vita e del lavoro dei giornalisti come impegno essenziale per la tutela dei civili e il rispetto dei diritti umani sullo scenario internazionale ". Sono questi gli obbiettivi che si propone l'iniziativa Giornalisti a Kabul (3 maggio, Firenze ), organizzata dall'associazione per la libertà di informazione Information Safety and Freedom, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana, in occasione della Giornata Mondiale per la Libertà di Informazione indetta dalle Nazioni Unite. All'iniziativa, assieme a molti giornalisti italiani e stranieri che aderiscono a ISF, parteciperà Mir Haidar Mutahar, direttore del quotidiano indipendente afghano 'Arman-e-Millie' e membro dell'Associazione dei Giornalisti Afhgani. un'occasione per ascoltare una testimonianza diretta sulla situazione in Afghanistan, la condizione dei giornalisti e anche il modo come i colleghi di Kabul hanno vissuto la complessa vicenda del sequestro e della liberazione di Daniele Matsrogiacomo. "Dopo quel sequestro – si legge in una nota di Isf - ci si chiede se sia ancora possibile praticare il mestiere di giornalista sia da parte degli inviati occidentali che da parte dei colleghi afgani. Si tratta di una pesante contraddizione sul percorso della costruzione di un sistema democratico di diritti che è l'obbiettivo della missione militare avviata in quel Paese da Onu e Nato. Lo stesso tragico paradosso si è già manifestato in Iraq, dove da due anni i giornalisti occidentali sono praticamente assenti e dove dall'inizio della guerra sono stati uccisi più di duecento giornalisti. L'ultima, Amal al Moudarres, la più popolare voce della tv e della radio di Stato irakene, è stata assassinata da un commando mentre si recava al lavoro il 29 aprile scorso. Senza giornalisti le opinioni pubbliche non sono in grado di conoscere la realtà dei fatti e giudicare i propri governi. Senza libertà di stampa non c'è democrazia". (AGI)