Un emendamento alla legge di stabilità, approvato in commissione Bilancio del Senato, consentirà ai liberi professionisti italiani di accedere ai fondi strutturali della programmazione europea 2014/2020 a prescindere dalla forma giuridica dell’attività professionale, che viene equiparata all’attività d'impresa.
Anche i liberi professionisti italiani potranno accedere ai
fondi strutturali europei della programmazione 2014/2020. A distanza di oltre
un anno da quando per la prima volta fu posta la questione a livello
comunitario, arriva infatti dal parlamento italiano la risposta alle richieste
dei professionisti fino a questo momento spesso discriminati dai bandi regionali
emanati a valere sui fondi comunitari per via di alcuni aspetti burocratici.
La soluzione arriva grazie all’emendamento alla legge di stabilità, proposto
dalle relatrici al ddl Federica Chiavaroli e Magda Zanoni e approvato ieri
dalla commissione Bilancio del Senato, in base al quale i liberi professionisti
vengono equiparati alle piccole e medie imprese (Pmi) per quanto riguarda
appunto l'accesso ai fondi strutturali europei Fse e Fers.
“Dopo l'intenso lavoro avviato da mesi al ministero dello Sviluppo Economico
con l'istituzione del tavolo di riforma e con una costante concertazione con le
categorie, oggi l'Italia introduce finalmente una normativa che equipara i
liberi professionisti alle Pmi permettendo loro l'accesso ai fondi strutturali
europei, dando così una risposta concreta ad una categoria che rappresenta il 12,5%
del nostro Pil", ha commentato il sottosegretario allo Sviluppo Economico,Simona Vicari (in foto).
La norma equipara anche i professionisti italiani ai colleghi del resto
d’Europa, dove i liberi professionisti già vengono riconosciuti come esercenti
di una vera attività d'impresa. La parola passa ora alle Regioni, titolate a
gestire i fondi strutturali attraverso i bandi che non potranno più prevedere,
ad esempio, come requisito per la partecipazione, l’iscrizione al registro
delle imprese, che per i liberi professionisti non è obbligatorio.
È una novità positiva, “ma la questione vera riguarda l'applicazione corretta di queste norme”, commenta infatti il presidente di Inpgi e Adepp, Andrea Camporese.
“È importante, dunque, che si destinino ai professionisti le risorse europee, però occorre vi sia un contesto legislativo che renda pienamente accessibili tali finanziamenti – ha proseguito Camporese -. Non devono esserci barriere d'ingresso legate a requisiti di natura giuridica, civilistica, relativi, ad esempio, alla iscrizione al registro delle imprese", perché ciò "rischierebbe di impedire la fruizione dei finanziamenti Ue".
Secondo Camporese, perciò, occorre favorire in modo efficiente l'attuazione della chance, anche perché, conclude, "è importante che i liberi professionisti possano guardare avanti e presentare progetti innovativi, interpretando gli obiettivi dei programmi di sviluppo comunitari. E, in questo, avranno sicuramente bisogno di aiuto e di adeguate risorse economiche".