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Lavoro autonomo 19 Nov 2015

Ue, professionisti come le imprese nell’accesso ai fondi strutturali

Un emendamento alla legge di stabilità, approvato in commissione Bilancio del Senato, consentirà ai liberi professionisti italiani di accedere ai fondi strutturali della programmazione europea 2014/2020 a prescindere dalla forma giuridica dell’attività professionale, che viene equiparata all’attività d'impresa.

Un emendamento alla legge di stabilità, approvato in commissione Bilancio del Senato, consentirà ai liberi professionisti italiani di accedere ai fondi strutturali della programmazione europea 2014/2020 a prescindere dalla forma giuridica dell’attività professionale, che viene equiparata all’attività d'impresa.

Anche i liberi professionisti italiani potranno accedere ai fondi strutturali europei della programmazione 2014/2020. A distanza di oltre un anno da quando per la prima volta fu posta la questione a livello comunitario, arriva infatti dal parlamento italiano la risposta alle richieste dei professionisti fino a questo momento spesso discriminati dai bandi regionali emanati a valere sui fondi comunitari per via di alcuni aspetti burocratici.
La soluzione arriva grazie all’emendamento alla legge di stabilità, proposto dalle relatrici al ddl Federica Chiavaroli e Magda Zanoni e approvato ieri dalla commissione Bilancio del Senato, in base al quale i liberi professionisti vengono equiparati alle piccole e medie imprese (Pmi) per quanto riguarda appunto l'accesso ai fondi strutturali europei Fse e Fers.
“Dopo l'intenso lavoro avviato da mesi al ministero dello Sviluppo Economico con l'istituzione del tavolo di riforma e con una costante concertazione con le categorie, oggi l'Italia introduce finalmente una normativa che equipara i liberi professionisti alle Pmi permettendo loro l'accesso ai fondi strutturali europei, dando così una risposta concreta ad una categoria che rappresenta il 12,5% del nostro Pil", ha commentato il sottosegretario allo Sviluppo Economico,Simona Vicari (in foto).
La norma equipara anche i professionisti italiani ai colleghi del resto d’Europa, dove i liberi professionisti già vengono riconosciuti come esercenti di una vera attività d'impresa. La parola passa ora alle Regioni, titolate a gestire i fondi strutturali attraverso i bandi che non potranno più prevedere, ad esempio, come requisito per la partecipazione, l’iscrizione al registro delle imprese, che per i liberi professionisti non è obbligatorio.
È una novità positiva, “ma la questione vera riguarda l'applicazione corretta di queste norme”, commenta infatti il presidente di Inpgi e Adepp, Andrea Camporese.
“È importante, dunque, che si destinino ai professionisti le risorse europee, però occorre vi sia un contesto legislativo che renda pienamente accessibili tali finanziamenti – ha proseguito Camporese -. Non devono esserci barriere d'ingresso legate a requisiti di natura giuridica, civilistica, relativi, ad esempio, alla iscrizione al registro delle imprese", perché ciò "rischierebbe di impedire la fruizione dei finanziamenti Ue". 
Secondo Camporese, perciò, occorre favorire in modo efficiente l'attuazione della chance, anche perché, conclude, "è importante che i liberi professionisti possano guardare avanti e presentare progetti innovativi, interpretando gli obiettivi dei programmi di sviluppo comunitari. E, in questo, avranno sicuramente bisogno di aiuto e di adeguate risorse economiche".

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