Partigiano, difensore della libertà di stampa, maestro di giornalismo e storico direttore dell'agenzia Ansa, Sergio Lepri ha lasciato un'importante eredità culturale. Ricordi e aneddoti di un'esistenza tutta dedicata al giornalismo e alla difesa della verità sono contenuti nel libro "Sergio Lepri. La mia vita da giornalista", a cura di Silvana Mazzocchi.
Alla presentazione, giovedì 10 novembre 2022, nella sede della Fondazione per il giornalismo Paolo Murialdi, con la curatrice del volume sono intervenuti, fra gli altri, Luigi Contu, direttore dell'Ansa; Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi; Giancarlo Tartaglia, segretario della Fondazione Murialdi e la figlia di Sergio Lepri, Maria, segretaria dell'Ordine dei giornalisti del Lazio.
Nel volume (edizioni All Around) sono raccolti diversi documenti nei quali si ripercorre la vita e si ricordano i principi che Lepri ha seguito nel corso della sua lunga carriera professionale. Un'esistenza tutta dedicata al giornalismo, a partire dal foglio clandestino L'Opinione durante la Resistenza, passando per la Nazione del Popolo, quotidiano pubblicato dal Comitato di liberazione nazionale toscano, fino all'Ansa che ha diretto per quasi trent'anni, dal 1961 al 1990.
Dalle lettere ai figli ai suoi interventi sul ruolo del giornalismo, dagli articoli dell'Ansa pubblicati in occasione della sua morte all'età di 102 anni il 20 gennaio 2022 a un'intervista della stessa curatrice che costituisce il cuore del libro e delinea la figura di quello che è stato per unanime riconoscimento un maestro di professionalità e deontologia per generazioni di giornalisti.
Rigoroso e fedele ai principi di obiettività dell'informazione, ma anche moderno e capace di guardare al futuro senza pregiudizi e senza riserve, Lepri ripercorre nell'intervista la sua vita e la sua passione per il giornalismo intrecciandole con la storia dell'Italia del XX secolo, dalla Liberazione alla fine del millennio.
«Non si doveva capire l'orientamento politico del giornalista che dava una notizia?», chiede Silvana Mazzocchi nell'intervista, in parte proiettata durante la presentazione. «Certo, è logico – risponde Lepri –. Ripeto qui quello che ho sempre detto ai miei giornalisti: "La notizia che lei scrive deve poter essere pubblicata, senza modifiche, sia a destra che a sinistra". Ma quello che mi premeva davvero, era incutere in loro la fierezza di essere redattori dell'Ansa. Di far parte di un giornalismo differente dagli altri».
Sergio Lepri «vedeva nel "modello Ansa", una società cooperativa, l'assetto proprietario ideale per un giornalista», perché solo «una proprietà collettiva garantiva il massimo dell'autonomia professionale», ha osservato Giancarlo Tartaglia.
Sull'attualità delle norme fissate da Lepri su come svolgere il lavoro giornalistico, con le quali ancora oggi i giornalisti devono confrontarsi, si è soffermato il segretario generale Raffaele Lorusso.
Al direttore Contu, quindi, il compito di tratteggiare il ricordo di quello che si può definire il creatore dell'agenzia, dal momento che dell'Ansa ha fatto una delle agenzie di stampa più prestigiose al mondo.