«Nessuna rivoluzione comincia senza un atto di coraggio». Lo scrive il segretario Usigrai, Vittorio Di Trapani, in una lettera al Foglio, in vista del rinnovo del Cda Rai, sfidando i partiti e il governo a votare come presidente il consigliere eletto dai dipendenti. «I partiti – sostiene – hanno perso un'altra occasione per dimostrare che "fuori i partiti dalla Rai" non è per loro solo un slogan da sbandierare quando sono all'opposizione. Un governo sostenuto da pressoché tutto l'arco parlamentare avrebbe potuto portare all'approvazione in poche settimane di una legge di riforma della Rai basata su tutte le sentenze della Corte costituzionale e sulle indicazioni del Consiglio d'Europa. Invece, hanno preferito applicare ancora una volta la legge Renzi: quindi una Rai controllata, a guinzaglio stretto, da governo e partiti».
Di Trapani avanza quindi «alcune semplici proposte: 1) non dico di più, ma almeno lo stesso tempo e parole che dedichiamo al totonomine, abbiamo il dovere di dedicarlo ai fini, agli obiettivi, alla missione del servizio pubblico; 2) il voto sui componenti del Cda eletti da Camera e Senato può e deve arrivare solo dopo un dibattito, adeguato e pubblico, sui curricula e i profili».
«Noi lavoratrici e lavoratori – incalza – abbiamo il dovere dell'unità, abbiamo il dovere di superare gli steccati storici e presentarci al voto per il consigliere di amministrazione eletto dai dipendenti con una candidatura unitaria. Un atto di coraggio. E di responsabilità. Che chiedo, però, anche a partiti e governo. Occupate in Cda i posti che la legge vi assegna: amministratore delegato e 6 consiglieri. E accettate la sfida di votare come presidente della Rai il consigliere eletto dai dipendenti».
«È l'unico non eletto da partiti e governi. È il segno tangibile – conclude il segretario Usigrai – dei dipendenti che si mettono in gioco e che vogliono assumersi la propria parte di responsabilità in questa necessaria rivoluzione al servizio del Paese. E sono pronti a farlo schierandosi in prima fila, dal posto di garanzia che la legge e lo Statuto affidano al presidente della Rai. Nessuna rivoluzione comincia senza un atto di coraggio. Sono certo che le lavoratrici e i lavoratori sono pronti a farlo. In questo momento, servirebbe anche dal governo e dai partiti».