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Fnsi 30 Gen 2004

Platea di politici e giornalisti a Stati Generali dell'informazione e della cultura Il Manifesto

Platea di politici e giornalisti a Stati Generali dell'informazione e della cultura Il Manifesto

Platea di politici
e giornalisti
a Stati Generali
dell'informazione
e della cultura
Il Manifesto

Platea di politici e giornalisti a Stati Generali Folta la platea che affolla la sala Sinopoli, la sala media dell'Auditorium romano da 1.200 posti, per la giornata degli Stati generali dell'informazione. Presenti i delegati delle 65 associazioni promotrici dell'evento, sono in prima linea i vertici della Federazione della stampa, Paolo Serventi Longhi e Franco Siddi, i responsabili dell'associazione "Articolo 21", Federico Orlando e Giuseppe Giulietti, il segretario della Federazione dei lavoratori della comunicazione della Cgil, Fulvio Fammoni. Numerosi gli esponenti del mondo del giornalismo: Michele Santoro, Sandro Ruotolo, Paolo Giuntella, Giovanni Floris, Lilli Gruber e Antonio Di Bella. Ci sono Angelo Guglielmi e Giulietto Chiesa, mentre in collegamento telefonico intervengono Giorgio Bocca ed Enzo Biagi. Numerosi i politici in rappresentanza delle forze di centrosinistra: Piero Fassino, Fausto Bertinotti, Alfonso Pecoraro Scanio, Marco Rizzo, Gavino Angius e Cesare Salvi. C'e' il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, e ci sono, numerosi, esponenti della Rai: il presidente Lucia Annunziata, Carlo Freccero, Roberto Zaccaria. Per il mondo della cultura e dello spettacolo, tra gli altri, Citto Maselli, Felice Laudadio, Luciana Castellina, Massimo Ghini e Rosetta Loy. (AGI) Il Manifesto degli Stati Generali Un no deciso al ddl Gasparri, all'attenzione della Camera, in particolare alle norme sul Sic e sulla Rai; la necessità di una soluzione per il conflitto di interessi: sono alcuni dei 13 punti del Manifesto per la libertà dell'informazione e della cultura, presentato oggi a Roma, nell'ambito degli Stati Generali dell'informazione e promosso da Fnsi, Slc-Cgil, Articolo21, Arci e dalle altre associazioni che aderiscono al comitato per la libertà dell'informazioni. ''L'informazione e la cultura - si legge nel Manifesto - rappresentano beni fondamentali dei cittadini. La corretta informazione, la pluralità delle espressioni culturali nelle diverse forme, sono elementi fondamentali di civiltà e di libertà, parte integrante di quel diritto alla cittadinanza garantito dalla Costituzione''. In Italia, invece, ''chi dissente oppure realizza modelli di informazione non in sintonia con i poteri consolidati rischia di venire oscurato. Trasmissioni della Rai seguite come 'Il fatto' di Enzo Biagi e 'Sciuscià' di Michele Santoro, 'Raiot' di Sabina Guzzanti, sono state soppresse mentre altre rischiano analoga sorte. Le stesse forti prese di posizione di gruppi sempre più consistenti di giornalisti del servizio pubblico, e in particolare del Tg1, contro l'omologazione dell'informazione politica sono una testimonianza dell'aggravamento della situazione. Tutto ciò - si sottolinea - alla vigilia di una importante consultazione elettorale europea e amministrativa in vista della quale i nuovi padroni dell'informazione vogliono mettere in discussione le regole della par condicio sulla presenza nei media di tutti i soggetti politici. Richiamando il messaggio con cui il capo dello Stato Ciampi, ha rinviato il ddl Gasparri alle Camere, le associazioni propongono perciò ''un vero progetto complessivo, alternativo ai modelli correnti della cultura e ell'informazione''. Primo punto del Manifesto, il conflitto di interessi, la cui soluzione viene definita ''pregiudiziale rispetto ad ogni altra. La vendita dell'azienda da parte dell'imprenditore che decida di candidarsi alla guida del paese, specie se opera nel sistema della comunicazione, deve essere concepita non come opzione facoltativa, ma come normale obbligo''. Si affrontano poi diversi aspetti del ddl Gasparri, giudicato ''incostituzionale'' così come vengono bollate come ''insufficienti'' le modifiche in discussione in Commissione alla Camera. In particolare, il Manifesto sottolinea la necessità di ''definire in modo del tutto diverso il Sic'' e di ''riproporre limiti antitrust chiaramente definiti per settore''. Si chiede anche che venga ''comunque vietata l'acquisizione di imprese editoriali a chi ha raggiunto il tetto di settore nelle televisioni''. Quanto alla pubblicità, ''è necessario che le telepromozioni e le televendite siano comprese nei limiti orari previsti per la pubblicità televisiva''. Tra le altre richieste, norme più certe perchè nessun operatore di rete o contenuti possa controllare più di una certa percentuale di canali in tecnica digitale; un capitolo a sostegno della produzione audiovisiva che confermi la legge 122, con particolare riferimento alle quote di finanziamento, preveda un incremento percentuale scadenzato nella transizione al digitale, leghi gli obblighi di re-investimento per le pay tv agli incassi per abbonamenti. Per la Rai, di cui si rivendica l'autonomia, il manifesto propone che ''resti comunque pubblica'', ribadendo dunque il no alla privatizzazione. No anche alla soppressione della vendita di rami d'azienda, si a soluzioni che svincolino la tv pubblica da qualunque controllo dell'esecutivo e ripristino il ruolo del parlamento. Ancora, altri punti riguardano il futuro del sistema radio televisivo, per cui si sottolinea la necessità di garantire l'accesso plurale degli operatori alla piattaforma del digitale satellitare; l'editoria, per cui si condivide l'allarme della Fieg sulla riduzione delle risorse pubblicitarie a vantaggio delle tv nazionali e si sottolinea il rischio che il ddl Gasparri accentui ''lo squilibrio a vantaggio dei soggetti televisivi forti''; l'informazione alternativa e indipendente, per cui si chiede un quadro normativo che consenta a tutti i soggetti di operare in un mercato vasto e in piena libertà. Citando anche le telecomunicazioni e il mondo della cultura, della scuola e della ricerca con riferimenti al problema della 'fuga dei cervelli', il Manifesto si sofferma poi anche sul cinema, per chiedere ''una legge antitrust che restituisca garanzia di circolazione e libertà di mercato''. Infine, il tema delle politiche industriali e del lavoro, che devono porre un freno alla progressiva precarizzazione e piuttosto prevedere una rete di tutele e di percorsi di formazione e qualificazione professionale. Auspicando che ''l'apertura di una procedura da parte del parlamento europeo nei confronti del ddl Gasparri e dell'intera legislazione sul tema dell'informazione in Italia, promossa dall'associazione Articolo21'' trovi ''rapida conclusione'', il Manifesto termina ribadendo la necessità di ''garantire libertà e pluralismo di tutte le forme di informazione, pluralità nella diffusione, diritto di critica e spazi di confronto''. Obiettivi per cui le associazioni si impegnano a ''continuare a sviluppare una grande mobilitazione sul sistema della comunicazione''. (ANSA)

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