"La situazione di criticità dell'Inpgi verrà a galla intorno al 2017-2020, e il suo patrimonio sarà completamente azzerato nel 2034". Questo l'allarme lanciato dal sottosegretario leghista al Welfare, Alberto Brambilla. "La dichiarazione del sottosegretario Brambilla, così come è riportata dall’agenzia, è riferita ad un recente passato cui l’Inpgi ha già posto rimedio" ha replicato il Presidente dell'Inpgi Gabriele Cescutti
"La situazione di criticità dell'Inpgi verrà a galla intorno al 2017-2020, e il suo patrimonio sarà completamente azzerato nel 2034". Questo l'allarme lanciato dal sottosegretario leghista al Welfare, Alberto Brambilla, durante il convegno "Legge Biagi e professione giornalistica", svoltosi oggi a Milano. Brambilla, che stilerà un rapporto sulla situazione dell'istituto di previdenza per i giornalisti " probabilmente entro fine mese", ha auspicato "una rapida approvazione della riforma Inpgi". "Sarebbe bene - ha aggiunto - che la riforma Inpgi passasse. Sarebbe questo un primo passo concreto, anche se poi sarebbe necessario farne altri". (Apcom) La dichiarazione del sottosegretario Brambilla, così come è riportata dall’agenzia, è riferita ad un recente passato cui l’Inpgi ha già posto rimedio. E tale realtà è stata del resto illustrata lo scorso 19 ottobre, nel corso di una riunione del Cda dell’Istituto cui ha gentilmente partecipato il Ministro del Lavoro on. Maroni, accompagnato dal sottosegretario Brambilla. Infatti il rischio di criticità a partire dal 2017, e l’azzeramento del patrimonio nel 2033, sono dati rilevati dallo stesso Inpgi nel dicembre 2004 attraverso un bilancio tecnico attuariale commissionato al prof. Fulvio Gismondi. Sulla base di questi allarmi l’Inpgi si mosse rapidamente, predisponendo una riforma previdenziale approvata in via definitiva dai suoi Organismi amministrativi il 2 luglio 2005. Tale riforma è già stata valutata positivamente dall’attuario, il quale ha certificato che le misure in essa contenute elimineranno i rischi, garantendo all’Istituto di disporre anche nel 2045 di un patrimonio pari a cinque annualità delle pensioni che allora saranno in pagamento. Ben oltre quindi il livello di cinque annualità di pensioni in essere nel 2004, così come oggi la legge prevede. Tutto ciò naturalmente è legato all’entrata in vigore della riforma, attualmente ancora bloccata – come è noto – dalla Fieg. E’ da condividere quindi l’auspicio del sottosegretario Brambilla per una rapida approvazione delle nuove norme previdenziali: per sostenere le quali, comunque, l’Inpgi non è intenzionato ad attendere ancora molto, prima di intraprendere iniziative giuridiche a tutela della stabilità futura dell’Ente e dei giornalisti iscritti. Ciò che è meno condivisibile invece, è l’affermazione dello stesso sottosegretario Brambilla secondo il quale la riforma Inpgi “sarebbe un primo passo concreto, anche se poi sarebbe necessario farne altri”. Pur senza richiamare gli ottimi risultati dei recenti bilanci consuntivi c’è da chiedersi infatti su quale bilancio tecnico si basi questa affermazione, visto che lo studio redatto dal prof. Fulvio Gismondi, autorevole professionista ben conosciuto al Ministero del Lavoro, illustra una realtà del tutto diversa che qui si riporta in sintesi: “Le verifiche e le simulazioni attuariali hanno evidenziato che il complesso delle modifiche proposte ha l’effetto di introdurre nel modello contributi/prestazioni meccanismi virtuosi, in grado di far ricuperare equilibrio prospettico e solvibilità. Lo scrivente ritiene che, stante le ipotesi demografiche ed economiche adottate, la riforma sia adeguata per il ripristino degli equilibri di lungo periodo del Fondo ed il raggiungimento della sua autosufficienza finanziaria”. Gabriele Cescutti, Presidente dell'Inpgi