Nei giorni scorsi gli iscritti al Fondo pensione complementare dei giornalisti italiani che hanno scelto il profilo di investimento 'Garantito' sono stati informati, con una lettera, della circostanza che sul mercato non sono state trovate società disponibili a garantire il rendimento 'comparabile a quello del Tfr' come previsto dalla legge.
È bastata questa comunicazione per far entrare in azione i soliti sciacalli, una sparuta minoranza, maestri di disinformazione, che si sono lanciati in basse insinuazioni sulla corretta gestione del Fondo, avanzando il dubbio che i soldi del comparto 'Garantito' possano essere finiti altrove. Di qui, il solito allarmismo con la chiamata in causa dell'organismo vigilante, la Covip, che, per chi non lo sapesse, esamina regolarmente tutti gli atti adottati dai fondi pensione, compreso il Fondo pensione complementare dei giornalisti italiani.
Ad oggi, nessuna censura o rilievo è stato mosso sulla gestione del Fondo pensione complementare dei giornalisti. Va precisato che il comparto 'Garantito' è ancora gestito da Cattolica Assicurazione, la società che ha svolto l'incarico nei precedenti dieci anni fino a dicembre 2017, in virtù della proroga di tre mesi (fino al 31 marzo) concordata per consentire al Fondo di terminare il processo di individuazione del nuovo gestore a cui affidare il mandato. Pertanto, le risorse finanziarie del comparto continuano ad essere amministrate dal medesimo gestore e custodite presso la stessa banca depositaria come avviene per gli altri due comparti: 'Prudente' e 'Mix'.
Il Fondo non ha soltanto comunicato alla Covip la situazione, ma ha anche formulato una possibile alternativa ricevendo risposta che la soluzione proposta è in linea con la normativa di settore relativa ai comparti garantiti.
In che modo il Fondo sta cercando di identificare una soluzione che risponda alle caratteristiche di un comparto 'Garantito'? È stato dettagliatamente spiegato nella nota inviata agli iscritti lo scorso 21 dicembre, dopo aver esaminato la situazione nel precedente Cda del 13 dicembre.
Come già spiegato anche nel comunicato del 2 gennaio scorso, non si trovano più sul mercato società che accettino di garantire il rendimento 'comparabile a quello del Tfr' come previsto dalla legge. Infatti, è già difficile individuare chi offre garanzie del solo capitale versato. Questa è la realtà che riguarda evidentemente non solo il Fondo pensione complementare dei giornalisti ma tutto il sistema dei fondi pensione.
Tra le soluzioni possibili, che prevedano almeno la garanzia del capitale, il Fondo sta valutando sia strumenti assicurativi che finanziari, nella convinzione che una oculata gestione del rischio possa comunque consentire di ottenere anche per questo tipo di prodotto risultati complessivi migliori di quello del Tfr se calcolati per un periodo di tempo adeguato.
Il Cda ha attentamente monitorato l'evolversi della situazione durante tutte le ultime riunioni da luglio a dicembre, come pure il Fondo ha provveduto a informare gli iscritti al comparto 'Garantito'. Per queste ragioni vanno respinte le accuse di «silenzio assordante» e di «allarme rosso», alle quale si aggiungono informazioni false e prive di fondamento come quelle che ipotizzano l'«assenza di gestore» per il comparto garantito, che, come specificato, sino al 31 marzo è gestito dalla società di assicurazioni Cattolica e dal primo aprile sarà gestito da un nuovo gestore finanziario.
In tempi di 'fake news' è preferibile parlare con i fatti: nei dieci anni dal suo esordio il comparto 'Garantito' ha avuto un rendimento del 28,4% rispetto al Tfr fermo al 22,9%.
Il resto sono chiacchiere da social.