I conti della Tv pubblica nel mirino della Slc-Cgil: “Attenzione ai costi esterni” Il segretario generale Emilio Miceli: “Tagliare il 20%”

La Rai è figlia di un modello che è arrivato al capolinea ma oltre ai cambiamenti della governance ''è necessario riaccendere il motore interno e governare una progressiva riduzione dei costi esterni''. Un taglio che per la Slc-Cgil, come dice il segretario generale Slc-Cgil Emilio Miceli, nell'intervento con cui ha aperto il convegno dedicato ai bilanci Rai - curato da Sergio Cusani - deve arrivare al 20%.

Il sindacato ha avviato ''una riflessione sul trend economico e finanziario'' della Tv pubblica in un paragone con l'Alitalia a partire dall'analisi dei conti che sono in sostanziale pareggio ma presentano una situazione di generale debolezza nei principali parametri economico-finanziari. Secondo i dati delle tavole Slc-Cgil il totale dei ricavi rimane stabile (tra i 2.790 mln del 2002 ai 3.111 del 2006), con un totale costi che nel 2006 è in totale di 2.409 mln di cui solo 979 di costo del personale ed il resto, per lo studio Slc-Cgil attribuibile a costi esterni. In tutto, per il sindacato, la quota dei ricavi destinata a coprire il costo del lavoro, pari al 31,5% è inferiore a quella destinata ai costi esterni, pari al 46%. Ha sottolineato ancora Miceli che ''il costo del lavoro è aumentato, sempre in quel periodo, dello 0,4%, i costi esterni del 3% ed in periodi più vicini, dal 2005 del 4,6%''. Per il segretario Slc-Cgil, ''serve un grande patto attorno alla Rai'' per ''il ''rilancio della produttività aziendale, per riaffermare, a fronte del rischio di un declino, la funzione strategica della televisione pubblica''. Per il segretario Fnsi Franco Siddi, ''la Rai deve uscire dallo scenario inerziale che emerge da questi conti che è privo di prospettive. Occorre lavorare sulla programmazione pluriennale'' e sulle risorse, che per Siddi possono essere reperite anche in modi diversi dal canone: ''anche da una quota parte dell'Iva per i prodotti multimediali''. Secondo Carlo Verna, segretario Usigrai, ''i conti sono una cartina al tornasole di una tendenza pericolosa di rinuncia all'autonomia produttiva ed editoriale che non può più essere garantita se non da una governance diversa''. Ma il neanche tanto velato attacco del sindacato è contro i produttori esterni, a cui risponde tra gli altri Marco Bassetti, direttore generale Endemol: ''se la Rai ha mantenuto tale quota di mercato è perché ha al suo interno grandi professionalità, ma anche perché si è affidata a produttori esterni''. Bassetti, a proposito delle critiche sui costi ''esterni'', spiega che per quanto riguarda la Rai ''sommando fiction e intrattenimento la quota destinata alla produzione indipendente non può essere superiore a 440 milioni di euro, solo il 21% del totale speso nel 2006 dalla Rai per i servizi esterni''. Ma il vicedirettore generale di Viale Mazzini Giancarlo Leone, sostiene che ''il futuro della Rai è più interessante del suo passato e anche strategicamente più importante''. ''Difendersi dai dati non è compito della Rai - aggiunge ancora Leone - e questo della Slc-Cgil è un lavoro serio ma parziale. Forse una perdita di tempo perché bisogna piuttosto studiare il piano editoriale e il piano industriale per capire come la Rai sta cercando di attrezzarsi per risolvere problemi strutturali''. D'accordo anche il responsabile comunicazione Pd Paolo Gentiloni, secondo il quale ''non si può tornare ad una tv pubblica autarchica ma la Rai deve fare da editore scegliendo le offerte più coerenti con il servizio pubblico''. (ANSA)