Nel bel mezzo della tempesta per le interviste a pagamento ai consiglieri regionali, nel gruppo televisivo Ètv si affaccia lo spettro della cassa integrazione. Il contratto di solidarietà (sulla cui applicazione sono recenti alcuni attriti sindacato-azienda) scade a fine novembre e da qualche giorno nei colloqui informali che si fanno sia nelle sedi di Bologna che in quelle di Reggio Emilia e Modena non viene esclusa l'ipotesi di dover ricorrere alla cig a partire da dicembre. E per non poche persone: 25-26 su un organico complessivo di circa 40, sono le cifre che circolano in questo momento.
Ma nessun annuncio ufficiale su questo: del resto, ancora un po' di tempo c'è. I due mesi circa prima della fine del contratto di solidarietà potrebbero vedere nuovi impegni della proprietà o magari (come qualcuno spera) ingressi di altri soci. Fin qui, però, le speranze di novità imprenditoriali per l'acquisto di Teletricolore a Reggio Emilia o di vedere la Curia di Bologna rompere gli indugi per rilevare l'emittente del capoluogo, Rete 7, non si sono concretizzate. L'altra faccia della medaglia è dunque la 'cassa'.
Il sindacato aspetta al varco l'azienda. Nella seconda metà di settembre è previsto infatti un incontro per verificare l'andamento dell'applicazione del contratto di solidarietà e per cominciare a discutere sul da farsi quando questo scadrà. Tra l'altro non si esclude che possa essere tecnicamente possibile prorogare la solidarietà' nel caso la situazione finisca per richiederlo.
Come spiega alla 'Dire' la presidente dell'Aser Serena Bersani, anche se di ufficiale non c'è niente,
le voci "sono arrivate anche a noi. Ma noi non saremo disponibili a discutere di situazioni che penalizzano l'occupazione. Se si comincia a parlare di licenziamenti o cassa integrazione si
sappia che non ne vogliamo sapere".
Conferma che il quadro è delicato e difficile anche il segretario regionale dell'Slc-Cgil, Alessio Festi. "Anche io ho appreso per vie traverse" dell'ipotesi cassa integrazione e per questo "abbiamo già provveduto a chiedere un incontro. Siccome non ci sono comunicazioni formali è il caso che si attivi subito un tavolo per verificare la situazione". La 'solidarietà' iniziata lo scorso febbraio è stata il risultato di "un accordo duro e difficile", ma quell'accordo "doveva risolvere i problemi; doveva tutelare l'occupazione e i livelli retributivi, a pochi mesi di distanza ci troviamo di fronte a una situazione ancora più grave della precedente", segnala Festi. Per cui "chiederemo conto delle intenzioni e dei problemi e del perché si arriva a questa situazione". Se davvero si prospettasse una cig per oltre metà del personale "quel numero comporterebbe la fine di quell'esperienza". (11 SETTEMBRE - DIRE)