Norme poco chiare che creano «incertezza», destinate a non reggere sul piano pratico e a rischio di incostituzionalità. L'Associazione nazionale magistrati torna a bocciare la riforma della giustizia del ministro Nordio in audizione davanti alla Commissione Giustizia del Senato.
La norma che «incorre in una possibile censura di incostituzionalità» è quella che ha ristretto fortemente il potere di impugnare le sentenze di assoluzione da parte del pm, ha avvertito il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia. Mentre «mal scritta» e fonte di «incertezza» è una delle disposizioni sulla pubblicazione delle intercettazioni.
E pone dei problemi pratici l'introduzione del giudice collegiale sulle misure cautelari: «La collegialità non regge sul piano organizzativo. I 250 magistrati in più da qui a 2 anni , non saranno in carne e ossa negli uffici e non basteranno».
Quanto all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, l'Anm ha ricordato i vincoli internazionali a partire dalla Convenzione di Merida che obbliga gli Stati, che come l'Italia l'hanno sottoscritta, a «criminalizzare» quella condotta.
«Scopo dichiarato dell'abrogazione è contenere il numero delle indagini, visto che il dato delle condanne è già irrisorio», effetto della circoscrizione del reato introdotta con la riforma 2020. Ma nella realtà non si arriverà a una «cestinazione» delle indagini, perché «di fronte a una notizia di reato il pm ha l'obbligo di approfondire e l'obbligo sarà guidato da una norma incriminatrice più grave». (Ansa – Roma, 6 settembre 2023)