CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Vertenze 11 Gen 2013

Critica il direttore: licenziata da Panorama. Il giudice la reintegra Non si può cacciare giornalista per aver espresso giudizi

L’8 gennaio scorso il giudice del lavoro di Milano ha dato ragione a Paola Ciccioli, la giornalista di  Panorama licenziata a marzo del 2012 con l’accusa di aver offeso il direttore del settimanale Giorgio Mulè. “Non conosce la vergogna”, aveva scritto al responsabile editoriale. Una vicenda dai contorni incredibili che aveva suscitato la protesta e la solidarietà di tanti colleghi, del sindacato lombardo dei giornalisti e della Fnsi che addirittura la aveva invitata ad un incontro nella propria sede con il ministro Elsa Fornero.

L’8 gennaio scorso il giudice del lavoro di Milano ha dato ragione a Paola Ciccioli, la giornalista di  Panorama licenziata a marzo del 2012 con l’accusa di aver offeso il direttore del settimanale Giorgio Mulè. “Non conosce la vergogna”, aveva scritto al responsabile editoriale. Una vicenda dai contorni incredibili che aveva suscitato la protesta e la solidarietà di tanti colleghi, del sindacato lombardo dei giornalisti e della Fnsi che addirittura la aveva invitata ad un incontro nella propria sede con il ministro Elsa Fornero.

La sentenza di Milano è stata salutata con sollievo e gioia dall’intero sindacato dei giornalisti, dai colleghi e dal cdr della Mondadori: “Abbiamo saputo che Paola Ciccioli, collega di Panorama, ieri ha vinto la sua battaglia in tribunale contro la Mondadori per ingiusto licenziamento. Il giudice ha stabilito che la collega deve essere reintegrata nel posto di lavoro. Il Cdr esprime grande soddisfazione per l'esito della vicenda”. “A suo tempo – continua il comunicato del cdr - avevamo condannato la decisione di Mondadori, chiesto il reintegro”. “Un giornalista – conclude la nota - non può essere licenziato per aver espresso un giudizio nei confronti di un collega, che sia o meno un direttore”.

PEZZO DEL FATTO QUOTIDIANO

LICENZIATA DA PANORAMA PER AVER CRITICATO IL DIRETTORE. IL TRIBUNALE LA REINTEGRA

Paola Ciccioli era stata mandata via dalla Mondadori per aver offeso il direttore del settimanale Giorgio Mulè. “Non conosce la vergogna”, aveva scritto al responsabile editoriale. I magistrati di Milano, però, hanno stabilito il dovere per l'azienda di ricollocarla. "Mi avevano isolato anche fisicamente dagli altri colleghi"

di Franz Baragino – 9 gennaio 2013

Criticare il proprio direttore non vale un licenziamento. A ribadire il concetto, se mai ce ne fosse bisogno, è il Tribunale di Milano, che ha reintegrato la giornalista di Panorama Paola Ciccioli, licenziata un anno fa dalla Mondadori per aver offeso il direttore Giorgio Mulè. “Non conosce la vergogna”, aveva scritto lei in una mail indirizzata all’allora direttore editoriale della Mondadori. L’ennesima critica a una politica redazionale che l’aveva ridotta all’inattività, isolandola anche fisicamente dai colleghi. “Un giornalista ha il dovere di prendere posizione”, rivendica la Ciccioli, e il giudice del lavoro le dà ragione.
Vent’anni di lavoro nel gruppo Mondadori, dieci dei quali nella redazione della rivista Panorama. Poi, nel 2009, a dirigere il settimanale di casa Berlusconi arriva Giorgio Mulè, e la vita di Paola Ciccioli cambia. Le divergenze tra i due risalgono al 2007, quando Mulè è direttore del settore “Attualità” di Panorama, e l’erronea pubblicazione di atti giudiziari all’interno di un articolo rischia di costare alla Ciccioli una condanna per diffamazione. “Nonostante i miei solleciti”, ricorda la giornalista, “la direzione non prese provvedimenti contro il vero responsabile dell’errore. Anzi, lo stesso Mulè, una volta diventato direttore di testata, lo promosse”.
Solo il primo di una serie di comportamenti che la Ciccioli, in una mail del gennaio 2012 al direttore editoriale di Mondadori Roberto Briglia, definisce degni di chi “non conosce vergogna”. Toni esasperati, che seguono anni di inattività e di isolamento. “È il prezzo che pagavo per le mie critiche”, spiega la Ciccioli, che racconta di essere stata confinata in un angolo della redazione, “tra vecchi scatoloni abbandonati dai giornalisti prepensionati”. Due lunghi anni, in cui Mulè accetta di pubblicarle un solo servizio, rifiutando le altre proposte o, peggio, passandole ad altri. “Chi porta una notizia non è detto che poi la scriva – la teoria di Mulè – La assegno io a chi voglio”. Una condanna all’inattività che la Ciccioli non accetta, preferendo un periodo di aspettativa non retribuita. “Ho dato fondo ai miei risparmi – racconta oggi – piuttosto che subire la sua prepotenza”. Poi, il 23 marzo scorso, arriva il licenziamento. Le parole utilizzate nella mail inviata al direttore editoriale vengono considerate “offensive e irriguardose nei confronti del direttore della Testata”, e la Mondadori interrompe il rapporto di lavoro.
La sentenza della sezione Lavoro del Tribunale di Milano, che dà ragione a Paola Ciccioli e applica l’articolo 18, obbligando la Mondadori al reintegro nel posto di lavoro. “Il giudice ha evidentemente ritenuto che l’espressione “non conosce vergogna” non fosse oltraggiosa – ragiona Livio Neri, rappresentante legale della giornalista – e che un giornalista deve essere libero di criticare anche aspramente il proprio direttore”. In attesa delle motivazioni del giudice, la Ciccioli commenta soddisfatta: “È stato riconosciuto un mio diritto, ma ancor di più è stato tutelato il mio dovere di giornalista di prendere sempre una posizione, a qualunque costo”.

 

PEZZO DI LETTERA43 DEL 9 GENNAIO

LICENZIATA PERCHÉ CRITICÒ MULÈ: VIENE REINTEGRATA
LA REPORTER DI PANORAMA VINCE LA CAUSA: «MONDADORI LA RICOLLOCHI»

Aveva critica il suo direttore. E aveva pagato la sua presa di posizione con il licenziamento. Ma il giudice del Lavoro ha dato ragione alla giornalista del settimanale Panorama Paola Ciccioli reintegrandola al suo posto.
ISOLATA E INATTIVA. Mondadori aveva mandato via Ciccioli a marzo 2012, dopo che lei aveva scritto una mail al direttore editoriale di Panorama Roberto Briglia che il proprio direttore Giorgio Mulè «mon conosce la vergogna».
L'ultima critica a una politica redazionale che aveva ridotto all’inattività la giornalista, isolandola anche fisicamente dai colleghi.
RISCHIO DIFFAMAZIONE. A far scoppiare la scintilla tra Mulè e Ciccioli era stata l’erronea pubblicazione di atti giudiziari all’interno di un articolo che rischiava di costare alla Ciccioli una condanna per diffamazione.
«Nonostante i miei solleciti», ha ricordato la giornalista, «la direzione non prese provvedimenti contro il caposervizio responsabile dell’errore. Anzi, lo stesso Mulè, una volta diventato direttore di testata, mandò la fidata collaboratrice a dirigere la redazione romana».
Per Ciccioli invece arrivò l'isolamento. Due anni  in cui Mulè accettò di pubblicarle un solo servizio, rifiutando le altre proposte o passandole ad altri.
ASPETTATIVA E POI LICENZIAMENTO. Una condanna all’inattività a cui la giornalista preferì un periodo di aspettativa non retribuita. Poi, il 23 marzo 2012, il licenziamento per parole «offensive e irriguardose nei confronti del direttore della Testata».
La sentenza della sezione Lavoro del Tribunale di Milano, che ha dato ragione a Paola Ciccioli, applicando l’articolo 18, obbliga ora la Mondadori al reintegro nel posto di lavoro.
In attesa delle motivazioni del giudice, la Ciccioli ha commentato soddisfatta: «È stato riconosciuto un mio diritto, ma ancor di più è stato tutelato il mio dovere di giornalista di prendere sempre una posizione, a qualunque costo».
Mercoledì, 09 Gennaio 2013

 

COMUNICATO FNSI E ALG DEL 31 MARZO 2012

PER FNSI E ALG UN PROVVEDIMENTO INACCETTABILE ED INCOMPRENSIBILE

LICENZIATA IN TRONCO UNA COLLEGA DI PANORAMA
LA SUA COLPA, AVER CRITICATO DECISIONI DEL DIRETTORE

“È una notizia di gravità assoluta e una novità inconcepibile il licenziamento in tronco, deciso dalla Mondadori, di una giornalista di Panorama, Paola Ciccioli. La sua colpa? Aver espresso in forma critica un’opinione sulla gestione della redazione da parte del direttore Giorgio Mulè.
Un giudice a Milano sarà chiamato a fare giustizia. A giudizio della Federazione della stampa italiana e dell’Associazione lombarda dei Giornalisti, però, si tratta di un provvedimento inaccettabile e incomprensibile che, anche per rispetto al proprio antico stile e alla propria cifra qualificativa di primaria impresa editoriale, la Mondadori dovrebbe immediatamente ritirare.
Basti pensare che il procedimento disciplinare, sfociato in una decisione di tale gravità come un licenziamento, era stato avviato contro la Ciccioli per aver scritto, col mezzo della comunicazione destinata ai propri rappresentanti sindacali aziendali e poi al direttore editoriale, che le scelte del direttore, pur nel rispetto della sua autonomia contrattuale, in ordine ad organizzazioni ed incarichi erano, a suo giudizio, “uno scandalo! Quest’uomo, per così dire, non conosce la vergogna”.
Appare davvero sconcertante, inaudita e paradossale questa iniziativa disciplinare, tanto più perché riferita alla figura di un giornalista che sulla libertà di critica e sulla partecipazione dialettica, attività tipica dei collettivi redazionali, fonda la propria identità professionale divenendo garante di libertà della circolazione delle opinioni.
La privazione del lavoro è un danno grave e irreparabile sul quale sarà chiamato a pronunciarsi il giudice. Il sindacato dei giornalisti è fermamente vicino alla collega e la sosterrà nelle iniziative per il ripristino dei diritti negati e del decoro professionale così duramente e ingiustamente colpiti”.

@fnsisocial

Articoli correlati