Sulle carte geografiche non c'è, ma Monte Inferno esiste: è un nome inventato per un posto molto reale, una discarica al centro dell'Italia. Un cumulo di spazzatura che da decenni custodisce anche rifiuti tossici scaricati di nascosto, di notte.
Il documentario, promosso in collaborazione con l'associazione "A mano disarmata", è il racconto di un posto segnato dalla presenza della discarica. Qui s'intrecciano la vita della famiglia Giorgi (nonni, genitori e quattro figli) e quelle di alcuni abitanti della zona, tra solitudine, ineluttabilità di un danno e la voglia di bellezza che ancora rivedono nel posto in cui vivono.
Tra le vicende che hanno segnato Monte Inferno, anche quella di Don Cesare Boschin, parroco del luogo, ucciso vent'anni fa per aver denunciato il traffico di rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalla camorra. Il suo cadavere fu trovato incaprettato nella canonica e tuttora non esiste un colpevole dell'omicidio.
"Monte Inferno" è un film di denuncia ma è soprattutto una riflessione sulla solitudine di chi vive ai margini della montagna di spazzatura e sulla speranza che solo l'umanità e la natura sanno dare.
Interamente autoprodotto dalla regista Patrizia Santangeli, il documentario, già presentato a Latina, dopo la proiezione di Roma sarà a Narni al cinema Mario Monicelli il 10 aprile, a Lecce al Teatro Paisiello il 5 maggio, a Verona al cinema Teatro Nuovo San Michele l'8 maggio, a Torino a Cecchi Point - Hub Multiculturale mercoledì il 10 maggio.
L'autrice, Patrizia Santangeli, realizza documentari dal 2004, tra i suoi lavori "Visit India" e "Allegro Moderato", vincitori di premi e riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. Alla promozione di "Monte Inferno" ha collaborato anche "A mano disarmata", associazione patrocinata della Federazione nazionale della stampa italiana.
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Qui il link al trailer. Tutte le info su www.monteinferno.it.