«Fatti gravi come quelli accaduti nei pressi di via Della Scrofa a Roma non devono più ripetersi, a maggior ragione se a rendersi protagonisti di atti così violenti sono colleghi iscritti all’Ordine dei giornalisti». Così Federazione nazionale della Stampa italiana e Associazione della Stampa di Puglia commentano l’episodio ai danni del collega Danilo Lupo, inviato della trasmissione 'Non è l'Arena' di La7, strattonato e preso a schiaffi dall'ex ministro Mario Landolfi per aver osato porgli domande nell'ambito di un servizio sui vitalizi dei parlamentari.
«È bene ricordare – proseguono Fnsi e Assostampa – che Landolfi, già giornalista al Secolo d'Italia, è stato, oltre che deputato, presidente della Commissione di Vigilanza Rai e ministro delle Telecomunicazioni: che sia una persona con alle spalle una lunga esperienza parlamentare e governativa ad usare violenza nei confronti di un giornalista la dice lunga sull'insopportabile clima che si è raggiunto nel Paese. Fare il proprio lavoro, rivolgere domande, ormai è diventato un mestiere a rischio. È comunque auspicabile che l'onorevole Landolfi trovi il modo per riparare all'accaduto e porgere almeno le scuse al collega Lupo».
Il video integrale dell'aggressione e l'intera vicenda saranno al centro della prossima puntata di 'Non è l'Arena', in onda domenica 22 aprile alle 20.30 su La7. A questo link, intanto, il momento dello schiaffo al giornalista.
Aggressione a Danilo Lupo, la solidarietà dell'Unci
«Un politico che usa violenza fisica contro un giornalista commette due crimini, uno diretto – e sul quale ci auguriamo un'azione veloce e incisiva della magistratura – l'altro ancor più grave, giustificare la continua, definitiva delegittimazione del lavoro dei cronisti e cioè minare un pilastro fondante della democrazia». Così il presidente dell'Unione nazionale cronisti, Alessandro Galimberti, che, nell'esprimere vicinanza e solidarietà al collega Danilo Lupo, inviato della trasmissione 'Non è l'Arena' di La7, sottolinea ancora una volta «l'urgenza di intervenire sulla legge penale per aumentare, quantomeno, la deterrenza di una pena più adeguata alla gravità del reato commesso».
«Va da sé - prosegue l'Unci - che episodi di tale disvalore sociale e civile reclamano una voce unita e convinta, e azioni conseguenti, da parte della classe politica che non può più fingere di ignorare la crescente e invasiva intolleranza nei confronti della stampa libera. Un fenomeno a cui purtroppo abbiamo già assistito nella recente storia repubblicana e che ha già chiesto troppe volte il suo inaccettabile tributo».