«Quando viene pubblicata una notizia che dà fastidio, la cosa più facile è prendersela con chi l'ha pubblicata. Ma chi ha pubblicato la conversazione di Casalino ha fatto il suo lavoro, perché si tratta di una notizia che ha un notevole rilievo per l'opinione pubblica e perché il portavoce del presidente del Consiglio pronuncia frasi di una gravità inaudita». È il giudizio di Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«È singolare - riflette Lorusso, interpellato dall'Ansa - che esponenti del M5s se la prendano con i giornalisti, ma non è una novità: il loro schema è eliminare la stampa o quanto meno ridurla a un silenzio che diventi innocuo, piuttosto che prendere provvedimenti nei confronti di una persona che è il portavoce, ribadisco, del premier».
Per il segretario della Fnsi, «non bisogna abituarsi a questi attacchi: purtroppo questi atteggiamenti e comportamenti sono chiaramente indicatori di una volontà di accanirsi contro la stampa. Una tendenza che si inserisce in una corrente di pensiero mondiale, ma faccio notare che in altre parti del mondo la reazione della stampa è stata di ben altro tenore: penso alle oltre 300 testate che lo scorso agosto hanno messo in riga il presidente Usa Trump, invitando i cittadini a far quadrato intorno alla stampa e alla sua funzione di cane da guardia della democrazia».
Tutto questo, aggiunge Lorusso, «non vuol dire che la stampa sia immune da critiche o i giornalisti siano al di sopra della legge: possono sbagliare tutti, anche i giornalisti, ma in democrazia ci sono sempre le sedi competenti in cui accertare le responsabilità ed eventualmente imporre la riparazione dell'errore. Nessuno può pensare di farsi giustizia da sé o imporre strumenti di giustizia sommaria, questo è inaccettabile».
Peraltro, conclude il segretario del sindacato dei giornalisti, «questo è l'ennesimo episodio: ricordo che Casalino si era rivolto a un collega del Foglio auspicando, se non preannunciando, la chiusura del giornale. In democrazia si auspica l'apertura dei giornali. Quando se ne immagina la chiusura, si tratta di qualcosa di totalmente diverso dalla democrazia». (Ansa - Roma, 22 settembre 2018)