«Il giornalista svedese Joakim Medin, collaboratore del quotidiano Dagens ETC e componente dell'Unione svedese dei giornalisti (SJF), rischia fino a 12 anni di carcere in Turchia per presunta 'offesa al Presidente' e appartenenza a 'un'organizzazione terroristica'». Lo ricorda la Federazione europea dei giornalisti che sul proprio sito web, alla vigilia dell'inizio del processo al reporter, torna a condannare queste «accuse infondate, che vengono utilizzate come tattica ricorrente per criminalizzare le attività giornalistiche».
La prima udienza è in programma il 30 aprile ad Ankara. Joakim è stato arrestato il 27 marzo 2025, poco dopo essere atterrato a Istanbul per seguire le diffuse proteste contro l'arresto del sindaco di Istanbul e candidato alla presidenza Ekrem İmamoğlu.
«L'unico 'crimine' di Medin - incalza la Efj - è quello di aver pubblicato reportage sulla Turchia, Paese che ha visitato più volte. L'incriminazione deriva direttamente dalle sue attività giornalistiche. Il 12 aprile, Joakim ha inviato il seguente messaggio dalla sua cella: 'Continuo a sperare che la situazione possa essere risolta rapidamente. Voglio ancora credere che la penna sia più potente della spada'. I giornalisti europei uniscono oggi le forze per chiedere l'assoluzione di Joakim, inviando un messaggio chiaro: il giornalismo non può essere represso. Siamo al fianco di Joakim e di tutti i giornalisti detenuti in Turchia. Il giornalismo non è un reato».