'La libertà di stampa non si perquisisce'. Questo il titolo del documento che il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ha inviato al presidente Mattarella, al ministro Andrea Orlando e al procuratore generale presso la corte d'Appello di Cagliari, Gabriella Pintus, all'indomani della perquisizione nella redazione di Olbia della 'Nuova Sardegna'.
Il testo della lettera di protesta – «approvata per acclamazione e poi all'unanimità», come ha sottolineato il presidente del Cnog, Carlo Verna – è stato letto nel corso di una conferenza stampa congiunta di Ordine e Federazione nazionale della Stampa italiana convocata per ribadire la posizione unitaria dei giornalisti italiani su temi quali la tutela delle fonti e del segreto professionale e il contrasto alle querele bavaglio e alla precarietà nel settore del giornalismo.
«Siamo di fronte ad una escalation di attacchi alla libertà di informazione, e dunque al diritto dei cittadini di essere informati, il cui obiettivo è quello di ridurre gli spazi della libertà di stampa. Un clima che ci avvicina alla Turchia più che all’Europa. Comincio a chiedermi dove stiamo andando e dove siano le differenze, che si vanno attenuando, tra l'Italia e quel Paese, dove è vero che ci sono decine di giornalisti in carcere, ma è anche vero che le perquisizioni sono all'ordine del giorno», ha affermato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, aprendo la conferenza stampa.
«La tutela delle fonti, il contrasto alle minacce, al fenomeno delle querele bavaglio e alla precarietà del mercato del lavoro devono essere i temi al centro di un'azione congiunta di tutti gli enti di categoria. Non in difesa delle prerogative di una professione, ma a difesa del diritto dei cittadini ad essere informati», ha insistito Lorusso, che ha poi ricordato gli altri casi di perquisizioni a giornalisti e redazioni già verificatisi a Torino, Milano, Napoli, Salerno.
«Siamo qui insieme, Ordine e Fnsi, per lanciare un messaggio comune a chi vorrebbe un giornalismo addomesticato. Un messaggio di tutti gli enti della categoria che chiedono compatti il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione. E questo messaggio è: 'Ora basta. Basta con le minacce fisiche, basta con le intimidazioni, basta con le querele bavaglio, basta con le perquisizioni nelle redazioni e con la violazione da parte dello stato del segreto professionale», ha ribadito il presidente Verna, che ha poi letto il documento inviato alle istituzioni.
Nella lettera i giornalisti italiani esprimono «sconcerto» e «forte condanna» per il grave attacco alla libertà di stampa rappresentato dalla perquisizione nella redazione della Nuova Sardegna e alla giornalista Tiziana Simula, 'colpevole' solo di aver fatto il proprio lavoro, informando i cittadini su fatti che investono anche conflitti tra magistrati. E chiedono «un immediato intervento anche ispettivo per accertare comportamenti fortemente lesivi dei primari diritti costituzionali e della libertà di stampa, principi costantemente ribaditi anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo».
Alla conferenza stampa erano presenti anche la vicepresidente, il segretario e il tesoriere del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Elisabetta Cosci, Guido D’Ubaldo e Nicola Marini, e la presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari. Al termine della conferenza, dopo la lettura del documento, i componenti del Consiglio nazionale hanno inscenato una protesta a favore di telecamera coprendosi gli occhi, le orecchie e la bocca, mimando i gesti 'non vedo, non sento, non parlo'.
In chiusura il segretario Lorusso ha anticipato che gli enti della categoria chiederanno un incontro ai nuovi presidenti delle Camere per riprendere i dossier fondamentali per la tutela dell'informazione lasciati aperti nella scorsa legislatura: le norme sulla cancellazione del carcere, sul contrasto alle querele bavaglio e al lavoro precario.
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Di seguito il video del presidente Verna che legge il testo della lettera (allegata in calce) inviata al presidente Mattarella, al ministro Orlando e alla Procura di Cagliari.