«La democrazia cresce solo con cittadini informati, dotati di coscienza critica, capaci di distinguere. Perciò l'informazione deve essere esercizio responsabile di libertà. L'informazione deve essere anche formazione. Ora siamo chiamati ad esprimere non solo vicinanza alle donne e agli uomini che cercano la verità, ma anche corresponsabilità». Lo ha detto don Luigi Ciotti partecipando all'iniziativa 'L'informazione sorgente di democrazia' promossa a Padova da Sindacato giornalisti del Veneto, Federazione nazionale della Stampa italiana, Articolo 21 e Libera.
Con il fondatore e presidente della storica associazione antimafia anche il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, e i presidente e segretari di alcune Associazione regionali di stampa. «Cerchiamo di creare una presa di coscienza su un fenomeno che non si può più chiamare infiltrazione, ma radicamento. Contrastiamo in tutti i modi i bavagli e le intimidazioni ai giornalisti, che siano querele, minacce o precariato», ha rilevato Monica Andolfatto, segretaria del Sindacato dei giornalisti Veneto e cronista del Gazzettino, minacciata per un'inchiesta sugli interessi della 'ndrangheta a Eraclea.
«Saremo con don Ciotti per ricordare non solo i cronisti minacciati, ma per garantire la scorta mediatica a tutte le comunità minacciate, portando le luci dei riflettori laddove mafia e camorra minacciano la sicurezza dei cittadini. Sbaglia chi dice che parlare di mafia e camorra danneggia l'immagine di una comunità: la comunità è danneggiata dalla presenza della mafia e della camorra e dal silenzio omertoso. Svelare la presenza di corruzione e malaffare è un dovere dell'informazione», ha ribadito Giulietti annunciando l'adesione del sindacato alla manifestazione di Libera e Avviso Pubblico contro le mafie che si terrà proprio a Padova il 21 marzo.
Il presidente della Fnsi ha anche rilanciato la campagna 'No ai tagli, no ai bavagli', presentata insieme con il segretario Lorusso a Perugia lo scorso 1° marzo, ed è tornato sul tema del sostegno all'editoria: «La decisione del governo di chiudere i fondi mette in discussione non solo Radio Radicale, ma decine di giornali, dal Manifesto all'Avvenire ai diocesani, e mette a rischio il pluralismo in numerose realtà territoriali», ha spiegato.
Mentre sul tema del bavaglio rappresentato dalle querele temerarie, che «i malfattori scagliano contro numerosi cronisti senza mai pagare pedaggio», Giulietti ha ricordato che «noi chiediamo al parlamento di legiferare immediatamente stabilendo che quando il querelante temerario perde in dibattimento o addirittura non arriva neanche al dibattimento deve lasciare la metà di quello che ha chiesto. Non è più possibile tollerare colpi di lupara continui contro i cronisti italiani. Questa è la nuova forma dell'aggressione contro la libertà di informazione».
Il segretario del Sindacato del Trentino Alto Adige, Rocco Cerone, ha evidenziato come «la minaccia ad un collega sia un fatto che riguarda tutta la categoria e che richiede una presa di posizione da parte di tutti i giornalisti». E il presidente dell'Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia, Carlo Muscatello, dopo aver ricordato il concorso per le scuole 'Rileggiamo l'articolo 3 della Costituzione', ha concluso: «Nell'esprimere solidarietà a Monica Andolfatto, sottolineiamo solidarietà a tutti i giornalisti minacciati, ricordando come la precarietà renda ancora più complessa la loro situazione e il loro lavoro».