Federica Angeli ha testimoniato, questa mattina a Roma, nell’ambito del processo contro Armando Spada, imputato per minacce e violenza privata nei suoi confronti. E c'erano tante persone ad accompagnarla che l'aula 10 del tribunale di Roma non è riuscita a contenerle tutte. Al fianco della cronista di Repubblica, sotto sorta da 1677 giorni, c'erano i rappresentanti della Fnsi, con il segretario generale Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti; dell'Ordine dei giornalisti, con il presidente Carlo Verna e il segretario Guido D'Ubaldo; di Usigrai, Articolo21, Ordine dei giornalisti del Lazio, Associazione Stampa Romana, Rete NoBavaglio, che hanno promosso il sit-in di solidarietà andato in scena prima che iniziasse l'udienza.
Ma c’erano anche studenti delle scuole superiori; rappresentanti di Libera contro le mafie; i colleghi di Repubblica, con il direttore Mario Calabresi e il vicedirettore Sergio Rizzo; il direttore di Fanpage, Francesco Piccinini; i sostenitori che hanno accompagnato Federica Angeli in questi oltre 4 anni di vita sotto scorta per via delle minacce subite dagli esponenti del clan Spada. E c'erano le telecamere e i taccuini della 'scorta mediatica' che attendevano la giornalista all'ingresso del tribunale.
«Ho pagato con la libertà personale, ma credo sia servito a qualcosa. Con le mie denunce tutti adesso conoscono la realtà di Ostia. Rifarei tutto. Oggi è giusto essere qui. In quell'aula io sarò al banco dei testimoni, ma con me ci saranno tutti i cittadini», ha detto Federica Angeli fermandosi al presidio.
«Qualsiasi giornalista o cittadino minacciato che ha il coraggio di denunciare e di informare i cittadini, non può restare solo e deve avere il nostro sostegno», ha sottolineato Paolo Borrometi, presidente di Articolo21, anche lui da anni sotto scorta per le minacce ricevute dalla mafia.
«Siamo qui in segno di vicinanza a Federica Angeli, ma anche a rappresentare tutti quei giornalisti che per svolgere il loro diritto-dovere di informare i cittadini vengono minacciati e aggrediti o finiscono nel mirino delle procure, come è successo, solo negli ultimi giorni, a Maria Grazia Mazzola, Simone Zazzera, Gaia Bozza, alla redazione di Fanpage, al direttore e ai giornalisti della Gazzetta di Reggio Emilia», hanno ribadito il segretario Lorusso e il presidente Giulietti.
E il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna ha incalzato: «Nessuna testata, nessuno schiaffo e nessuna minaccia potranno fermare il diritto di cronaca e la libertà di informazione».
Prima del presidio, i rappresentanti di Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine nazionale dei giornalisti si sono recati al Viminale per un incontro con i vertici del ministero dell'Interno centrato sugli ultimi casi di aggressioni a cronisti. Mercoledì, infine, incontreranno il ministro Minniti nell'ambito di una riunione ad hoc del Coordinamento per la sicurezza dei giornalisti convocata dopo gli ultimi fatti che hanno riguardato i colleghi Maria Grazia Mazzola, Simone Zazzera e Gaia Bozza.