È ripreso a Pavia il processo contro i presunti assassini di Andrea Rocchelli, il fotoreporter italiano assassinato in Ucraina mentre cercava di 'illuminare' una sporca guerra condotta anche a colpi di mercenari e di milizie filofasciste. L'aula nella quale si svolge il processo si sta rivelando troppo piccola per accogliere le tante persone che vogliono seguire il dibattimento. I giornalisti si trovano in condizioni logistiche difficili e faticano ad assicurare il diritto di cronaca su una vicenda che ha delicati risvolti internazionali e riguarda l'assassinio di chi stava garantendo alla pubblica opinione il diritto ad essere informata.
«La Federazione nazionale della Stampa italiana e l'Associazione Lombarda dei Giornalisti, che si sono costituite parte civile, chiederanno al tribunale di valutare la possibilità di trasferire le prossime udienze in sedi più idonee e capaci di ospitare chi ha davvero a cuore la ricerca della verità e della giustizia», anticipa il sindacato.
«In occasione della prossima udienza sarà anche organizzata una iniziativa a Pavia alla quale parteciperà, insieme agli istituti della professione giornalistica, una delegazione composta dai cronisti italiani costretti a vivere sotto scorta per le minacce di mafiosi, corrotti, neonazisti e neofascisti», dichiarano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, e Paolo Perucchini, presidente della Alg.