«Neanche il tempo di fare capolino in libreria e il libro 'Un morto ogni tanto', scritto dal giornalista Paolo Borrometi, è finito nel mirino di chi vuole impedire ai giornalisti di fare il proprio lavoro e ai cittadini di conoscere storie vere di mafia e di mafiosi». A dare la notizia sono Fnsi e Cnog che, in una nota congiunta, spiegano: «Ventiquattr'ore dopo l'uscita del libro-denuncia, al collega Borrometi è stata annunciata la prima querela con richiesta di risarcimento da parte di un ex deputato dell'Assemblea regionale siciliana che professa la propria estraneità ai fatti riportati».
Preseguono sindacato e Ordine: «Riteniamo che in questo, come in tutti gli altri casi che ha denunciato, attirandosi le ire di pezzi di clan mafiosi che progettavano anche un attentato ai suoi danni, il collega Paolo Borrometi abbia agito con rigore professionale. I fatti da lui riportati trovano riscontro in atti giudiziari e in inchieste della magistratura. Siamo certi che anche questa nuova azione annunciata contro di lui si risolverà nel nulla esattamente come le altre».
Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine nazionale dei giornalisti confermano che continueranno ad essere al fianco del collega Borrometi. «Questa vicenda - incalzano - conferma la necessità, più volte sostenuta e ribadita dalla Fnsi, di approvare una norma di legge che sanzioni chi fa un uso temerario della giustizia contro i giornalisti. Minacciare e intimidire i cronisti con querele bavaglio significa attaccare l'articolo 21 della Costituzione e il diritto dei cittadini ad essere informati».
Per questo, concludono i rappresentanti dei giornalisti, «è auspicabile che gli interventi di parlamento e governo vadano nella direzione della difesa del diritto di cronaca e del rafforzamento delle tutele e dei diritti del lavoro giornalistico, piuttosto che concentrarsi in atti chiaramente ritorsivi, come il taglio dei contributi ai piccoli giornali e alle emittenti televisive locali, che indeboliranno il pluralismo dell'informazione causando la perdita di migliaia di posti di lavoro».